Le risposte di “Noi Siamo Chiesa” al questionario del Sinodo sulla famiglia
Testo elaborato dall’associazione “Noi siamo chiesa” il 28 dicembre 2013
“Noi Siamo Chiesa” (NSC) ha inviato oggi al segretario generale del Sinodo dei vescovi Mons. Lorenzo Baldisseri le proprie risposte al noto questionario sui problemi della famiglia e contestualmente le rende pubbliche.
NSC ha constatato e deplorato quali e quanti siano nel nostro paese le reticenze e i ritardi della gran parte delle strutture ecclesiastiche (soprattutto delle diocesi) nel rispondere al questionario. Questo atteggiamento si commenta da solo. I più attivi nel riflettere sui problemi posti sono i gruppi e i movimenti cattolici di base.
Le risposte di NSC sono state elaborate dopo una impegnata riflessione collettiva ed hanno raccolto le opinioni che, sui problemi posti, sono state elaborate negli ultimi quindici anni in numerosi incontri, documenti e libri. La seguente sintesi serve per un primo rapido approccio ma, per evitare possibili fraintendimenti, rinvia a una lettura completa del testo.
1- Sull’insegnamento della Chiesa sulla famiglia
L’insegnamento della Chiesa è accettato quando parla il linguaggio della prossimità alle gioie e alle fatiche degli individui e delle coppie, del sostegno ai tentativi di costruire relazioni profonde e mature.
L’attuale pastorale familiare è ingabbiata da divieti (sull’uso del preservativo, sulle relazioni prematrimoniali, ecc.) basati su una concezione, tuttora radicata, che vede nel sesso qualcosa di potenzialmente peccaminoso e che rifiuta la possibilità che la relazione matrimoniale possa rompersi.
Molti precetti del Magistero sono inadeguati alla società contemporanea e soprattutto sovrapposti od estranei al messaggio del Vangelo. D’altro lato NSC ritiene che le concezioni liberistiche che si sono progressivamente affermate nella società hanno portato a una eccessiva liberalizzazione dei costumi in senso individualistico ed egoistico.
2-Su matrimonio e legge naturale
Il concetto di legge naturale, almeno per quanto riguarda le questioni qui discusse, appare sempre di più una costruzione culturale, storicamente determinata, non sufficiente a dare conto dei molteplici aspetti della realtà umana. Il processo del cambiamento in corso in tutta la società interessa anche la famiglia. Essa ha una diversità di tipologie di cui bisogna prendere atto per cui non è possibile parlare di “famiglia” come di un’istituzione immutabile, di un modello unico sempre valido. Più che di “famiglia” bisogna sempre più parlare di “famiglie”.
Bisognerebbe rivalutare il matrimonio semplicemente civile e contemporaneamente favorire, in seguito, un percorso della coppia verso il matrimonio religioso.
3- La pastorale della famiglia
Una pastorale della famiglia, se così la si vuole chiamare, esige un ripensamento generale che sia parte del processo complessivo di riforma della Chiesa. I “successi” nella pastorale si devono a famiglie che hanno per lo più testimoniato la loro fede, palesando ai figli l’immagine di una realtà familiare aperta ai rapporti sociali ed unita.
Pensiamo a un’esperienza cristiana vissuta nei fatti più che sbandierata con prove di forza. Eventi come il ‘Family Day’ non irrobustiscono la nostra fede nella Chiesa, semmai la mettono in crisi.
Le nostre comunità sono poco preparate ad aiutare le coppie in crisi. La reticenza a invitare le persone a separarsi, neppure quando il mantenere una relazione è insano o addirittura pericoloso per la coppia e per i bambini, rende difficile alle comunità cristiane aiutare la coppia a dividersi nel modo meno conflittuale possibile.
4- Situazioni matrimoniali difficili
La convivenza ad experimentum appare non solo un evento sempre più normale, ma addirittura un’esperienza per certi versi auspicabile prima di compiere un passo importante come il matrimonio che è orientato alla indissolubilità.
I divorziati risposati vivono l’impossibilità di ricevere i sacramenti con una sofferenza che spesso evolve poi nell’indifferenza. Alla lunga si sentono infatti oggetto di un’ingiustizia e chiedono di poter partecipare pienamente alla vita della Chiesa, quindi accedendo ai sacramenti
La dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale da parte dei tribunali ecclesiastici può offrire un contributo alla soluzione delle problematiche delle persone solo in un ridotto numero di casi. Non si può pensare di sciogliere il nodo dell’Eucaristia ai divorziati risposati attraverso la semplificazione della procedura canonica di annullamento del vincolo.
E’ auspicabile l’adozione della prassi attualmente in vigore nelle Chiese ortodosse sulla celebrazione delle seconde nozze dopo il divorzio e che era in vigore nel primo millennio. I divorziati che vogliano risposarsi, in questo caso, vengono riaccolti nella Chiesa qualora abbiano fatto un percorso di penitenza e di riconoscimento dei propri errori, se ce ne sono gli estremi, e si occupino della prole, se c’è.
5- Unioni tra persone dello stesso sesso
La Chiesa dovrebbe abbandonare una concezione antropologica ristretta secondo cui l’amore omosessuale sarebbe “contro natura” e non una variante naturale, seppur minoritaria. La Chiesa dovrebbe attuare un effettivo accompagnamento pastorale degli omosessuali senza intendimenti “missionari” di redenzione dal peccato.
L’accoglienza di chi ha una sessualità “altra”, se deve essere piena, non può limitarsi al rispetto e alla non discriminazione. Di conseguenza la comunità cristiana dovrebbe porsi l’obiettivo di creare al proprio interno un consenso tale da rendere possibile l’accettazione, anche formale, delle coppie gay e lesbiche.
Crediamo che il legislatore debba approvare una disciplina ad hoc per le unioni civili (etero ed omosessuali) che garantisca diritti e doveri dei conviventi.
6-Educazione dei bambini in situazioni irregolari
La Chiesa non serve a distribuire patenti di “regolarità” o di “irregolarità”, ma per accompagnare, incoraggiare, sostenere ogni persona e anche ogni coppia , qualunque sia la loro condizione di vita. Nei confronti dei bambini di situazioni “irregolari” e di bambini eventualmente adottati dovrebbe esserci un inserimento nella vita ecclesiale e un accompagnamento pastorale analoghi a quelli di ogni altro, con un più di speciale attenzione dovuta a chi è maggiormente a rischio di discriminazione.
7-Apertura degli sposi alla vita
La proibizione dei contraccettivi artificiali, contenuta nella Humanae Vitae, non è accettata e probabilmente la maggioranza delle coppie credenti esercita la propria genitorialità responsabile ricorrendo a metodi anticoncezionali artificiali. Oggi bisognerebbe semplicemente prendere atto che tale dottrina è stata respinta dal sensus fidelium.
In questa ottica l’uso dei preservativi (come pure i rapporti sessuali prematrimoniali) non dovrebbe comportare nessuna confessione di peccato.
Le modalità con cui mettere in atto scelte di limitazione o di rifiuto di diventare genitori dovrebbero essere affidate alla coscienza in primis della donna ma con una decisione presa, ovunque sia possibile, dalla coppia in modo condiviso.
Avere figli rischia di diventare un privilegio di chi è ricco, o per lo meno economicamente più sicuro. La politica per la famiglia nel nostro paese, se confrontata alla situazione media dei paesi europei, è molto carente, sebbene cattolici abbiano avuto i più importanti ruoli di guida della cosa pubblica in modo ininterrotto dal 1945.
La Chiesa dovrebbe pienamente sostenere l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, che rappresentano – almeno fino ad un cambiamento radicale della situazione – l’unica possibilità di mantenere un relativo equilibrio nella struttura demografica e generazionale del nostro paese.
8-Rapporto tra famiglia e persona
La famiglia, per l’importanza che riveste nella vita delle persone, è un luogo rilevante in cui Gesù rivela il mistero e la vocazione dell’uomo, ma non è di per sé un ambito privilegiato rispetto ad altri. Non si può, d’altro canto, ignorare che Gesù ha sempre relativizzato i legami di sangue a vantaggio della fedeltà “alla volontà del Padre” (Mt 12,46-50; Mc 3,31-34; Lc 8,19-21).
Bisogna poi avere sempre presente che le agenzie educative che influenzano i giovani sono sempre più numerose ed efficaci (mass media, social networks ecc..) e il ruolo educativo della famiglia è diminuito rispetto alle generazioni precedenti.
9-Altre sfide e proposte
Nel questionario si ignora la presenza di mentalità e di prassi maschiliste diffuse, quasi che il maschilismo addirittura non esistesse, non avesse conseguenze sui modelli familiari e sulle relazioni tra uomini e donne, e non costituisse problema anche per la Chiesa.
A ciò è collegato il fenomeno drammatico della violenza di genere (fisica, sessuale, economica, ecc.) all’interno di troppe famiglie; e molte di queste si professano cattoliche.
Si ignora anche la condizione dei presbiteri che, a motivo dell’obbligo del celibato, hanno dovuto abbandonare il ministero per aver contratto matrimonio, venendo spesso emarginati dall’istituzione ecclesiastica e dalle comunità cristiane.
Ci sono tante altre situazioni che riguardano la famiglia nella sua condizione ordinaria, quella della vita di coppia e del rapporto genitori/figli sia nel momento educativo sia in quello relativo all’età adulta.
Queste tematiche sono altrettanto importanti di quelle più “difficili” oggetto del questionario. Ed anche altre, molto importanti, sono ignorate ma incombono sulla vita di tante famiglie e comunità cristiane. Ci riferiamo, a titolo esemplificativo, alle cosiddette coppie miste, all’interruzione volontaria di gravidanza, alla Procreazione Medicalmente Assistita e ad altre questioni che sono oggetto della bioetica.
Le risposte di NSC al questionario sono oggettivamente in contraddizione con punti centrali dell’attuale Magistero. Ma forse la Chiesa non ha abusato della sua autorità imponendo pesi che Dio non ha imposto?
Una nuova linea più pastorale, fondata sui due pilastri della misericordia e di relazioni vere e profonde nelle famiglie e tra i sessi, non può che essere di netta discontinuità con il passato.