Le scuole cattoliche come possono accogliere le persone LGBT? Non ignorandole
Articolo di padre James Martin SJ* pubblicato sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 3 febbraio 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte seconda
Le scuole cattoliche come possono accogliere le persone LGBT?
2. Non dimenticate mai quanto hanno sofferto le persone LGBT. Vi propongo qualche dato. Secondo il Dipartimento della Salute e dei Servizi alla Persona, i giovani e le giovani lesbiche, gay e bisessuali pensano al suicidio in una proporzione tre volte maggiore rispetto a quella dei giovani eterosessuali, e lo tentano in una proporzione quasi cinque volte maggiore. Il 40% delle persone transgender adulte ha pensato al suicidio; di queste, il 92% ci ha pensato prima di raggiungere i 25 anni. Perciò in molti casi, le questioni LGBT sono questioni di vita o di morte.
Parliamo di maltrattamenti. Secondo uno studio dell’Università della California di Los Angeles, l’85% degli studenti LGBT (giovani tra gli 8 e i 18 anni) è stato molestato verbalmente; il 58% dei giovani LGBT non si sente al sicuro a scuola per via del suo orientamento sessuale; il 43% non si sente al sicuro per via della sua identità di genere. Il 27% degli studenti LGBT è stato molestato fisicamente a scuola per via del suo orientamento sessuale, il 13% per via della sua identità di genere. Va anche peggio per gli studenti e le studentesse transgender: il 54% è stato aggredito verbalmente, il 24% fisicamente, e il 17% ha abbandonato la scuola per via dei maltrattamenti.
Poi ci sono le famiglie: il rifiuto da parte delle famiglie è una delle ragioni principali per cui molti giovani LGBT sono senza fissa dimora. Secondo il medesimo studio, il 40% dei giovani senzatetto raggiunti dai servizi sociali si definisce LGBT. Ci sono poi altri giovani LGBT che non sono senzatetto, ma sono finanziariamente precari e hanno vari altri problemi perché i loro genitori li hanno cacciati.
Ora vediamo come le persone LGBT vengono trattate nella Chiesa Cattolica. Ogni giorno ricevo messaggi da parte loro, che mi raccontano dei rifiuti, degli insulti e delle persecuzioni da parte dei ministri della Chiesa. Una donna mi ha detto che, quando ha fatto coming out come lesbica all’università, il sacerdote responsabile del suo ministero ha detto “Per tutta la vita ho pregato di non incontrare mai una persona omosessuale”. Un giovane mi ha invece raccontato che un giorno un responsabile della pastorale gli aveva detto che, dato che era gay (non era sessualmente attivo, era solo gay), non poteva più ricevere la Comunione. I giovani e le giovani LGBT sanno poi molto bene che la Chiesa ha preso di mira molti suoi impiegati che si sono sposati con persone dello stesso sesso, che molti di essi sono stati licenziati, e che altri ancora, che non seguono le dottrine della Chiesa, sono spesso lasciati a se stessi.
E non abbiamo ancora parlato della corrente sotterranea delle “terapie riparative”, che scorre per la nostra Chiesa come una fiume inquinato. Pur screditate da psichiatri e psicologi, e bandite in molti Paesi per la disperazione in cui gettano i pazienti, sono ancora utilizzate, pubblicizzate e lodate, a volte in maniera discreta, a volte neanche tanto, in troppe diocesi, parrocchie e scuole. A giudicare da quanto alcuni mi hanno detto, sono ancora insegnate e raccomandate in alcuni seminari, e tutto questo è una sofferenza per le persone LGBT.
Quando avete a che fare con una persona LGBT, avete a che fare con una persona, per citare Isaia, “adusa al dolore”.
3. Accogliete i gruppi, i programmi e i centri per giovani LGBT. Siamo una comunità cattolica, e dobbiamo essere chiari sul tema dell’accoglienza. Un professore di un’università del Midwest mi ha detto che i gruppi per studenti e studentesse LGBT dovrebbero essere delle priorità in qualunque università. Questo me l’hanno detto quasi tutti. Il rettore di un’università del Nordest, di recente andato in pensione, ha detto che “è importante favorire la formazione di un gruppo di sostegno per persone LGBT. È importante che gli studenti e le studentesse omosessuali sappiano di non essere soli, che ci sono studenti come loro nell’ateneo, ed è importante che formino una comunità che li possa sostenere”. Questo rettore ha poi respinto l’idea che tali gruppi si formino solitamente per contestare la dottrina della Chiesa, ed ha ragione: “Di solito sono interessati al sostegno reciproco, alla formazione di una comunità”.
Perché non considerarli con il medesimo rispetto, e non concedere loro le medesime risorse, degli altri gruppi? Un preside di un’università del Nordest, che si occupa dei gruppi studenteschi, ha detto: “Con loro dovremmo essere ancora più proattivi che con gli altri gruppi, in quanto conoscono tassi più alti di depressione, ansia, violenze di coppia e suicidio”; sono in pratica programmi per giovani a rischio.
I quattro anni passati all’università costituiscono un’esperienza importate per tutti gli studenti, e in particolare per i giovani e le giovani LGBT, che non solo scoprono la loro identità e definiscono il loro rapporto con i loro genitori, ma sperano anche di scoprire quanto valgono, ed esistono programmi appositi che possono aiutarli. I centri di aiuto e sostegno LGBT (come quello, grande, dell’Università Georgetown) sono ancora rari, ma sono la soluzione migliore.
Le obiezioni mosse alle alleanze LGBT-etero e ai vari programmi simili sono quasi sempre fuori luogo, e paragonandole alle altre iniziative possiamo vedere come si usino due pesi e due misure. Promuovono l’attività sessuale? No di certo, a differenza dei dormitori misti. Promuovono comportamenti inadeguati? No di certo, a differenza delle partite di football.
Ponete in essere programmi creativi: un’università, per esempio, organizza eventi in cui si mescolano studenti, professori e addetti amministrativi, non solo LGBTQIA+, ma anche alleati; un’altra organizza il Giorno della Laurea Lavanda, dove tutte le persone LGBT indossano stole viola.
* Il gesuita americano James Martin è editorialista del settimanale cattolico America ed autore del libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Editore Marcianum, 2018). Padre James ha portato un contributo sull’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa Cattolica all’Incontro Mondiale delle Famiglie Cattoliche di Dublino e ha portato una sua riflessione anche al 5° Forum dei cristiani LGBT italiani (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018). Twitter: @jamesmartinsj
Testo originale: How can Catholic colleges welcome the L.G.B.T. person?