Le sfide del sinodo: andare oltre il conflitto
Riflessioni di monsignor Robert W. McElroy* pubblicate sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 24 gennaio 2023, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro, parte prima
Quali vie la Chiesa sarà chiamata a imboccare nei prossimi decenni? Il processo sinodale in corso ha appena cominciato a rivelarne alcune, e i dialoghi che ne sono scaturiti indicano tutta una serie di sfide che il popolo di Dio deve affrontare se vuole riflettere sull’identità di una Chiesa radicata nella vocazione di Cristo, nella Tradizione apostolica e nel Concilio Vaticano Secondo.
Molte di queste sfide nascono dalla realtà di una Chiesa che chiama tutte le donne e gli uomini perché trovino casa nella comunità cattolica, ma che al tempo stesso è ricettacolo di strutture e culture di esclusione che le alienano fin troppe persone, o rendono il percorso nella fede cattolica irto di ostacoli e di pesi tremendi.
È importante, in questa fase del processo sinodale negli Stati Uniti, di approfondire il dialogo su tali strutture e culture di esclusione, per due motivi.
Primo, per contribuire al discernimento universale su questi temi, che fanno la loro comparsa anche in altre parti del mondo.
Secondo, perché riconosciamo che la vocazione alla sinodalità è una chiamata alla conversione perpetua, e siamo consapevoli che la riforma delle nostre strutture di esclusione richiederà un lungo pellegrinaggio fatto di preghiera, riflessione, dialogo e azione, un pellegrinaggio che dovrebbe cominciare adesso.
Il nostro pellegrinaggio dovrebbe contemplare una fortissima volontà di ascoltare con attenzione lo Spirito Santo in uno spirito di discernimento, non di azione politica. Deve riflettere il fatto che siamo parte di una Chiesa universale e gerarchica, unita in un cammino di fede e comunione. Bisogna sempre rimarcare la natura missionaria della Chiesa, e il suo guardare all’esterno con speranza.
I nostri sforzi devono trovare direzione e consolazione nell’Eucarestia e nella Parola di Dio, e devono riflettere la consapevolezza che, in una Chiesa che cerca l’unità, molto spesso il rinnovamento e la riforma sono processi graduali.
“Allarga lo spazio della tua tenda”, il documento emanato l’anno scorso dalla Santa Sede, che coglie la voce di uomini e donne di tutto il mondo che hanno partecipato al processo sinodale, conclude dicendo che “la visione di una Chiesa capace di inclusione radicale, di appartenenza condivisa e di profonda ospitalità secondo gli insegnamenti di Gesù è al centro del processo sinodale” [n. 31].
Dobbiamo esaminare le contraddizioni identificate dalle voci del popolo di Dio nella nostra nazione, in questa Chiesa di inclusione e appartenenza reciproca, e discernere in maniera sinodale una via per andare oltre.
La polarizzazione nella vita della Chiesa
Una contraddizione sempre più stridente con la visione di una Chiesa di inclusione e appartenenza reciproca è la sempre maggiore polarizzazione nella vita della Chiesa statunitense, con le relative strutture di esclusione. Come dice il documento “Allarga lo spazio della tua tenda”, “le ferite della Chiesa sono intimamente connesse a quelle del mondo”. La nostra cultura politica è avvelenata da un tribalismo che consuma le energie del nostro popolo e mette in pericolo la nostra democrazia, e questo veleno distruttore è entrato anche nella Chiesa.
Vediamo questa polarizzazione all’opera nello scisma, presente in molte parrocchie e diocesi, tra le comunità “pro-vita” e le comunità “giustizia e pace”. La troviamo nella falsa dicotomia tra i ”cattolici di papa Francesco” e i “cattolici di san Giovanni Paolo II”.
La constatiamo nei contrasti tra i cattolici che mettono in primo piano l’inclusione e gli altri cattolici, che in quella inclusione sentono odore di eresia. Nemmeno l’Eucarestia sfugge a questa polarizzazione ideologica, basti pensare alle polemiche sulla liturgia preconcliare e agli scontri sulle mascherine che hanno afflitto molte parrocchie durante la pandemia.
Come osserva il documento “Allarga lo spazio della tua tenda”, ci troviamo “intrappolati nel conflitto: gli orizzonti si restringono, si perde il senso dell’insieme e ci si frammenta in sotto-identità. È l’esperienza di Babele e non di Pentecoste” [n. 30].
La cultura della sinodalità è il sentiero più promettente in questo momento storico per andare oltre la polarizzazione. Tale cultura può aiutarci a relativizzare le divisioni ideologiche sottolineando la vocazione divina che consiste nel cercare, prima di ogni altra cosa, il cammino di unità e grazia a cui siamo chiamati.
La cultura sinodale esige l’ascolto, non per cercare di convincere ma per comprendere le esperienze e i valori degli altri, ciò che li muove.
La cultura sinodale dell’incontro autentico richiede da noi che vediamo nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli dei pellegrini che come noi sono sul cammino della vita, e non degli oppositori. Dobbiamo camminare da Babele a Pentecoste.
* Il cardinale Robert W. McElroy, nominato nel 2010 vescovo ausiliario di San Francisco, nel marzo 2015 è diventato vescovo di San Diego.
Testo originale: Cardinal McElroy on ‘radical inclusion’ for L.G.B.T. people, women and others in the Catholic Church