Le veglie, la testimonianza concreta dei credenti contro la violenza dell’omofobia
Intervista di Marta D’Auria alla pastora Letizia Tomassone, coordinatrice della Commissione “fede e omosessualità” delle chiese battiste, metodiste e valdesi pubblicata su riforma.it del 15 maggio 2015
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Il 17 maggio si celebra a livello internazionale la giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Nei giorni precedenti e successivi a questa data le chiese battiste, metodiste e valdesi (bmv) e alcune parrocchie cattoliche celebreranno veglie e culti domenicali in memoria delle vittime dell’omotransfobia. Ne parliamo con Letizia Tomassone, pastora valdese a Firenze e coordinatrice della Commissione “fede e omosessualità” delle chiese BMV (Battiste, Metodiste e Valdesi).
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Da dove nasce l’impegno delle chiese bmv contro l’omofobia?
Nasce dalla richiesta che viene dalle sorelle e dai fratelli omosessuali, transessuali di pronunciare una parola di giustizia contro le violenze. Questo va in parallelo con tutto ciò che è stato fatto e si fa per creare comunità inclusive in cui si riescano a superare i pregiudizi, le difficoltà di accettazione delle persone omosessuali e transessuali. In questo ha avuto un grande ruolo negli anni passati: la Rete evangelica fede e omosessualità (Refo). Certo, ci sono molte chiese che non tematizzano di per sé il tema dell’omosessualità però vivono la veglia contro la violenza nei confronti delle persone omosessuali e transessuali perché è una veglia di preghiera, di lamento, e anche di annuncio della grazia e di annuncio di un impegno concreto contro ogni tipo di violenza e pregiudizio.
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Il versetto biblico che unirà i momenti di preghiera che avranno luogo in Italia e nel resto del mondo, è stato scelto da un sondaggio online, realizzato in italiano e in inglese. Si tratta del versetto 14 del Salmo 139 “Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo”. Perché a tuo avviso sono state queste le parole bibliche più votate? Quale messaggio comunicano?
Sicuramente sono parole che dicono l’accettazione da parte degli altri e da parte di se stessi. Dicono anche il proprio orgoglio di essere una creatura di Dio, fatta pienamente da Dio e quindi, in qualche modo, rimandano ad una creazione originaria che non cerca la conversione degli orientamenti
sessuali e dell’identità sessuale ma la piena fioritura di una persona proprio nella posizione in cui si trova. È un versetto molto positivo e per questo credo che le veglie quest’anno avranno forse meno un tono di lamento, di denuncia, e di più un tono di rilancio positivo, di sostegno, di rafforzamento delle persone omosessuali e transessuali. Purtroppo in Italia ancora frequenti sono gli episodi in cui le persone sono vittime di discriminazione e violenza a motivo della propria identità sessuale.
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Quali iniziative sono necessarie per contrastare fattivamente l’omofobia e la transfobia in tutte le sue forme?
È necessario che le chiese lavorino di più su questo tema. All’estero molte chiese organizzano gruppi di incontro, di scambio tra genitori di giovani omosessuali, lesbiche, transessuali, ci sono cioè molte possibilità di aiutare a superare il pregiudizio che si sviluppa prima di tutto in famiglia,
poi nella cerchia degli amici, poi nella scuola. Anche qui da noi è necessario creare maggiormente uno scambio su questi temi e non lasciare che le persone – anche quelle che sono coinvolte in seconda battuta come i genitori, gli zii – restino da sole di fronte a questo tema ma possano vivere
delle occasioni di scambio con gli altri. E questo pian piano sta avvenendo. Certo, la violenza e il pregiudizio sono molto diffusi in Italia. Il percorso è lungo e le chiese provano a fare la propria parte.
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Sono circa 23 le città italiane in cui si terranno veglie ecumeniche di preghiera per le vittime dell’omofobia. A Firenze il 20 maggio la veglia nella chiesa battista sarà preceduta da una fiaccolata che attraverserà il centro storico fiorentino. Significa che i credenti – uscendo fuori dalle 4 mura delle chiese – cominciano non più solo con i documenti e le dichiarazioni ufficiali di Sinodi e Assemblee, ma anche con i propri corpi a testimoniare pubblicamente una presa di posizione su questo tema?
È bella questa interpretazione. Naturalmente anche qui le chiese sono spinte a fare queste azioni da gruppi di omosessuali credenti. È come se ci fosse un invito, una vocazione che ci viene rivolta da persone che sono ai margini delle nostre chiese e che vogliono diventare più visibili, e la loro testimonianza nei nostri confronti ci arricchisce assolutamente. Sarà interessante, comunque, vedere come reagisce la città di Firenze.