Le Veglie per le vittime dell’omofobia. Semi di speranza per le nostre comunità
Riflessioni di Emanuele Macca de Il Guado di Milano
Ricordo sempre con grande emozione le prime volte che durante le liturgie si recitava il Padre Nostro stringendosi le mani in Chiesa.
Sentire nella mia mano quella spesso di uno sconosciuto a me vicino per pregare e ringraziare il Signore restando poi in ascolto della Sua parola ha significato sentire letteralmente sulla mia pelle che non siamo destinati alla solitudine.
Due mani mi stringevano, con due persone ero in contatto e il Signore era presente con me e in me.
In quei frangenti però continuavo a nascondere a me stesso e agli altri la mia omosessualità e in cuor mio temevo sempre il giudizio negativo se avessero saputo di me.
Durante le veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia non solo ho potuto stringere le mani di amici o di sconosciuti, ma ho potuto anche sentire le testimonianze di persone vittime per la loro omo o transessualità.
Tutte queste storie erano date in dono al Signore e con esse il Signore stesso ci ha parlato. Non dovevo più temere il giudizio degli altri, e ho potuto sentirmi in una comunità piena, che non mi costringeva a censurare pezzi importanti della mia vita per farmi sentire accolto.
Ma quale gioia ancora più grande potrei provare se quelle mani che stringo potessero essere le mani dei miei genitori, dei miei parenti, dei miei datori e colleghi di lavoro, dei miei parrocchiani, di quegli amici che a tali veglie non hanno mai partecipato, che si sentono a loro agio a parlare con me di omosessualità ma che non hanno mai voluto mettere piede in un contesto diverso da quello a loro abitudinario.
Non proverei nulla più che gioia se quelle fossero le mani del mio Vescovo, di Benedetto XVI e di tutti coloro che vivono la stessa scelta di fede.
Nessun versetto del Vangelo si può adattare meglio a questo contesto che Matteo 18, 19 – 20
«Di nuovo vi dico: se due di voi saranno d’accordo in terra sopra una cosa qualunque, e pregano per questo, essa sarà attuata loro dal Padre mio nei Cieli. Poiché dove sono due o tre insieme nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
Consapevole della presenza del Padre che è nei cieli in queste veglie, concludo con un sogno ad occhi aperti per me ma che per altri forse è già realtà.
Vivere queste celebrazioni circondati da una tale abbondanza di genitori, di parrocchiani, di figli, di uomini di buona volontà da far sì che il numero delle persone omo e transessuali sia una minoranza (rispecchiando così la nostra quotidianità).
E altresì trasformarci in un seme di speranza per tutti quelli che vivono discriminazioni di ogni tipo, diversi nella somiglianza, specifici nella nostra universalità.
Per approfondire: Il video delle veglie di preghiera 2012