Le veglie per le vittime dell’omofobia: ”uno spettacolo per cristiani della domenica?”
Email inviataci da Anonimo* rispondono i webmaster di Gionata.org
Riassumiamo una email che ci è pervenuta da persona che chiede di essere lasciata nell’anonimato e non “postata” che rimprovera quanti si sono mobilitati per organizzare le veglia in ricordo delle vittime dell’omofobia perchè, secondo lui, non ha senso come “momento nell’anno” se non “è surrogata da una vita interore di un certo spessore”. Bisogna diventare, aggiunge, “uomini che cercano Dio ogni giorno nelle loro vita, e non cristiani della domenica o delle veglie”. Questo in sintesi il succo di una mail è lunghissima. .
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Poiché i webmaster del portale gionata.org stanno collaborando attivamente per la realizzazione delle veglie e i culti per il ricordo delle vittime dell’omofobia da dioversi anni vogliamo dare una risposta semplice e concreta all’anonimo amico che dice che “una veglia sull’omofobia non ha senso come momento nell’anno se non è surrogata da una vita interiore di un certo spessore” e aggiunge giustamente che invece “bisogna diventare uomini che cercano Dio ogni giorno nelle loro vita, e non cristiani della domenica o delle veglie”.
Gli rispondiamo che siamo pienamente d’accordo con lui, una veglia di preghiera non può creare un rapporto con Dio, ne rendere viva la propria fede o, men che mai, essere il fulcro del proprio cammino cristiano… pensare questo è chiedere troppo a Dio e troppo poco a se stessi…
Una veglia di preghiera invece è un momento importante per quanti vogliono fare memoria e condividere insieme un momento di speranza… ed essere un ponte nella preghiera tra credenti, omosessuali e non, con le nostre chiese… perchè come scriveva don Antonino Bello se «riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà (…) se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni gaudiosi della risurrezione».
Una veglia di preghiera che dalla sicilia alle alpi, passando per Dublino e Buenos Aires (ci saranno veglie pure lì), è una una piccola luce che può illuminare con la forza della speranza le nostre vite e rompere quella cappa di silenzio imbarazzato che, spesso, ancora vige nelle nostre chiese cristiane sull’omofobia.
E ci dispiace per l’anonimo amico che rifiutandosi di discuterne a viso aperto purtroppo finisce, forse senza volere, per favorire proprio quanti dicono che “di certe cose non si deve parlare nelle nostre chiese”, dimenticandosi che Gesù non è venuto per regalarci vuote preghiere da recitare al tramonto, ma l’arduo compito di essere ogni giorno testimoni concreti del suo messaggio di “amore ed inclusione”.
Un saluto da tutti noi
I webmaster del progetto Gionata