Le vite e i sogni delle persone LGBTQ+ in marcia nei “Pride”
Dialogo di Katya Parente con Asia Graziano
Il popolo LGBTQ+ è notoriamente colorato: non per niente ci definiamo “rainbow”! L’impatto visivo quindi è sicuramente importante, soprattutto durante il mese del Pride, il cui aspetto più appariscente e spesso controverso sono le sfilate: gioiose, rutilanti e spesso sopra le righe, si riconoscono soprattutto per le tinte forti (in tutti i sensi) che le caratterizzano.
Catturare questi momenti così espressivi, ma sfortunatamente effimeri, è il compito che si sono posti i curatori del volume fotografico “Pride“. Un’opera pregevole che cattura gli occhi e l’anima, pubblicata dall’editore Scripta Maneant. Ne parliamo con Asia Graziano, curatrice del volume.
Come vi è venuta l’idea del volume come “Pride” e perché proprio adesso?
L’idea del volume è nata con la presa di coscienza dell’assenza sul mercato librario di un volume del genere, in grado di dar vita a un Pride infinito, senza limiti di tempo e spazio e che raccontasse i maggiori Pride internazionali dai Moti di Stonewall ai nostri giorni. La situazione dei diritti della comunità LGBTQIA+ nel mondo rende importante, oggi come ieri, portare all’attenzione certe tematiche, con la speranza e l’obiettivo che operazioni come la nostra possano contribuire a un mondo più libero, giusto e inclusivo.
Gli scatti sono bellissimi. È stato facile immergersi nell’atmosfera delle diverse manifestazioni?
La ricerca immagini è stata una delle fasi più importanti e delicate del progetto. Non è stato semplice selezionare gli scatti, decidere di includerne certe piuttosto che altre. La presenza di alcune immagini si è manifestata come necessaria. Penso a quella del giovane partecipante al primo Pride dell’Uganda nel 2014, che sfila con l’adesivo sul volto che recita “Some Ugandans are gay. Get over it!” (“Alcuni ugandesi sono gay. Fatevene una ragione!”), a quelle di famiglie arcobaleno che partecipano alle parate in diverse aree geografiche del mondo, del bambino che a Chicago regge il cartello “Love is a terrible thing to hate” (“L’amore è una cosa terribile da odiare”). Crediamo di essere riusciti a trasmettere le diverse sfaccettature delle parate Pride: momenti di celebrazione e divertimento, così come azioni di manifestazione e lotta civile.
Chi sono i fotografi e gli estensori dei testi?
La vocazione internazionale e la trattazione così estesa cronologicamente e geograficamente, ha fatto sì che siano moltissimi e diversi i fotografi che con i loro scatti di reportage hanno contribuito alla ricchezza del volume. Come voci autorali, abbiamo scelto Emiliano Reali e Silvia Ranfagni per rappresentare e raccontare le due facce delle famiglie LGBTQIA+.
Reali, in qualità di figlio, ripercorre la sua esperienza insieme alla madre al primo World Pride, che si tenne a Roma nel 2000, toccando temi quali il coming out e l’importanza della vicinanza e del supporto della famiglia.
Silvia Ranfagni ci racconta la sua esperienza come madre, che ha sempre sostenuto la comunità, ma si è trovata a dover “testare” la sua apertura mentale, con la rivelazione della transessualità di sua figlia.
L’intervista con l’attivista Shrouk El-Attar indaga il vero senso del Pride e accende un faro sulla necessità di aiutare le persone della comunità LGBTQIA+ nei paesi in cui legislazione e cultura sono ancora fortemente ostili. Il contributo di Sue Sanders, fondatrice dell’LGBT+ History Month si fa infine portavoce della necessità di educare all’inclusione. Il volume presenta circa 200 immagini
Gioia, colori e rivendicazioni. Credi che il Pride sia davvero utile alla causa LGBTQ+?
Riproponendo la riflessione di Shrouk El-Attar, il cui titolo dell’intervento nel volume è “Più di una semplice festa” (“More than just partying”), credo che il Pride sia un momento certamente importante e utile per la comunità e per tutta la società, ma alla festa e alla celebrazione dell’amore e delle diversità, è fondamentale continuare ad accompagnare la lotta per guadagnare sempre maggiori spazi e diritti.
Quanto è importante l’approccio visivo nella cultura?
Riteniamo che l’appoccio visivo – elemento preponderante ormai in ogni aspetto della nostra società – sia fondamentale soprattutto per creare e diffondere cultura. La nostra società funziona per immagini e la cultura, come specchio della società, non può che vivere di immagini. Questo non significa che il testo sia superfluo, contribuisce invece all’approfondimento e alla codificazione delle immagini.
Ci parli un po’ della vostra casa editrice?
Scripta Maneant nasce nel 2007 con l’obiettivo di perseguire scopi editoriali ispirati ai più alti valori dell’arte e della cultura. Ogni volume Scripta Maneant è un unicum affidato alle migliori competenze intellettuali e artistiche ed è realizzato secondo criteri di grande maestria artigianale, come tributo alle eccellenze nei campi dell’espressività e dell’ingegno umani, italiani e internazionali.
La nostra casa editrice è l’unica azienda in Europa ad avere ottenuto un brevetto – rilasciato dal MISE Ministero Italiano per lo Sviluppo Economico – per la qualità della ripresa fotografica a beni culturali e opere d’arte. Le nostre tecniche permettono infatti di riprodurre in scala 1:1 monumenti e opere, che possono essere mostrati dunque in maniera inedita, ottenendo ingrandimenti altrimenti impossibili, senza perdere la qualità dell’immagine, oltre che mantenendo una resa cromatica perfettamente fedele all’originale.
Lo abbiamo fatto con la Basilica San Marco di Venezia, la Cappella Sistina, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino, la Fontana del Nettuno, la Cappella Sansevero, il complesso di Santa Maria del Fiore a Firenze, La Cappella Scrovegni a Padova e numerosi dipinti e sculture.
Gli scatti che risultano da tali campagne fotografiche, costituiscono il corpus principale di immagini nei nostri volumi e sono donate all’Ente che gestisce il bene culturale per fini di documentazione, tutela, valorizzazione e restauro. Negli ultimi anni, le immagini in Gigapixel che siamo in grado di ottenere, sono state utilizzate anche per sviluppare progetti multimediali e digitali, come mostre immersive.
Grazie ad Asia che, con tutto il team di Scripta Maneant, persegue un obiettivo fondamentale: divulgare la cultura – cosa essenziale, eppure di questi tempi alquanto negletta. In conclusione, un volume che é un piacere per gli occhi, con un approccio estetico accattivante al Pride e più in generale al mondo LGBTQ+. Colori e parole al servizio della condivisione e tanto su cui riflettere.