L’elefante in sacrestia. I preti gay e la menzogna clericale
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 18 agosto 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
I cattolici statunitensi sono scioccati dalle nuove rivelazioni sugli abusi sessuali [da parte di sacerdoti] messi sotto silenzio per decenni, tra cui quelli sotto indagine in un tribunale della Pennsylvania e quelli di cui è accusato il cardinale dimissionario Theodore McCarrick. Arrabbiati e addolorati, alcuni cattolici hanno preso di mira i preti gay e affermato che l’omosessualità sarebbe alla radice di tali abusi. Il teologo James Alison ha scritto due articoli per il settimanale cattolico britannico The Tablet sulla questione dell’omosessualità e del sacerdozio. Oggi parleremo del primo suo articolo.
Alison, sacerdote apertamente gay, individua quattro dimensioni di ciò che chiama “l’elefante in sacrestia”, vale a dire il segreto di Pulcinella dei preti gay: “In tutti questi casi [delle accuse circostanziate di abusi sessuali, nei confronti di minori o adulti, che colpiscono prelati molto noti], fin quando i rapporti sessuali si consumavano tra adulti, molte persone autorevoli sapevano o credevano di sapere cosa stava succedendo, e questo per molti anni. Tuttavia, la rigida regola non scritta della Chiesa Cattolica (l’ultimo avamposto rimasto dell’omosocializzazione forzata nel mondo occidentale) è ‘non chiedere, non dire’.
Di solito si chiudono tutt’e due gli occhi sulla vita sessuale dei sacerdoti e solamente due cose non sono tollerate: denunciare pubblicamente la vita sessuale degli altri o affermare pubblicamente che l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità è errato. Queste due cose vengono punite con l’emarginazione. Date queste premesse, mi sembra del tutto ragionevole che la gente ora si chieda: ‘Fin dove arriva tutto questo?’. Se le carriere di questi sacerdoti e vescovi sono il risultato di tante bocche chiuse e di tanti accordi legali, e se questi stessi sacerdoti e vescovi occupano posti di autorità, cosa potremmo scoprire su chi li ha promossi e protetti, o su chi è stato da loro promosso e protetto?”.
I conservatori danno la colpa ai preti gay e a quella presunta “rete gay” che sarebbe molto presente e potente nella Chiesa. Scopo di costoro, secondo padre Alison, “è sbarazzarsi dei gay, in particolare dei vescovi traditori che perpetuano questo sistema”. Opinionisti più liberali, come Robert Mickens, sottolineano l’incapacità “di rendere conto pubblicamente e di discutere da persone mature” sul dato di fatto del numero sproporzionatamente alto di omosessuali tra i sacerdoti.
Padre Alison risponde così: “In quanto sacerdote omosessuale mi trovo ovviamente più d’accordo con Mickens [liberale] che con Dreher o Douthat [conservatori]; tuttavia, se qualcosa mi accomuna agli ultimi due, è la passione e la rabbia con cui giudicano la menzogna collettiva del clero, che rende una farsa la sua pretesa di insegnare la verità su Dio. Gesù diventa credibile con la testimonianza, non con un pontificare corrotto e fazioso. Detto questo, ho il sospetto che certi interventi dell’autorità civile o del Papa saranno sempre limitati dal fatto che non potranno fare altro che occuparsi di atti specifici, solitamente criminosi”.
Risolvere il problema non sarà facile, scrive padre Alison, in quanto non esiste “un intervento legale che possa, una volta per tutte, distinguere adeguatamente tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato” per quanto riguarda le relazioni. L’unica cosa benefica da fare sarebbe accertare le dimensioni della menzogna clericale che ha portato a questa situazione, infatti “ciò che una volta era materia di aneddoti, sta ora diventando sociologicamente evidente” e continua: “Ecco un aneddoto: alcuni anni fa organizzai un ritiro per sacerdoti gay a Roma. Dei quasi cinquanta partecipanti alcuni erano single, altri avevano un compagno, per altri ancora era la prima volta che potevano parlare liberamente con altri sacerdoti al di fuori del confessionale.
Tra di loro c’erano anche sette-otto funzionari vaticani di medio livello. Chiesi a un funzionario della Congregazione per il Clero cosa ne pensasse di chi si era presentato con il proprio compagno: sorrise e disse ‘Naturalmente sappiamo che i preti accoppiati sono i preti sani’. Cerchiamo di capire bene: all’interno del nascondiglio clericale, la menzogna è funzionale, la sincerità è disfunzionale, e la presenza o l’assenza di comportamenti sessuali sospetti tra maschi adulti è irrilevante”.
La prima dimensione che padre Alison individua nella sua analisi è la proporzione del fenomeno: “La percentuale di sacerdoti gay, soprattutto tra quelli più anziani, è molto, molto più alta di quanto persino i vescovi e i cardinali possano sospettare”. Gli studi sociologici sui sacerdoti omosessuali voluti da Benedetto XVI hanno scioccato le alte sfere della Chiesa e hanno instillato in loro la paura che i fedeli possano scoprirlo e reagire in maniera negativa, ma con la presenza sempre più diffusa dei social media e dell’accettazione verso le persone LGBT, un’idea di quanti siano gli omosessuali ordinati sarà sempre più chiara.
La seconda dimensione è “la regola generale secondo cui l’eterosessualità di un sacerdote è inversamente proporzionale al suo furore omofobo”: “I principali protagonisti di questa crociata [per cacciare i gay dalla Chiesa] risultano essere gli stessi preti gay, i quali in alcuni casi negano così profondamente la loro omosessualità da non esserne nemmeno consapevoli. In alcuni casi, invece, lo sanno eccome […]
I gay che si nascondono sono i peggiori persecutori. Alcuni di essi sono anime tristemente disturbate, che non possono fare a meno di biasimare all’esterno ciò che non possono ammettere di essere dentro di sé. Non potranno essere aiutati fino a quando l’insegnamento della Chiesa rafforzerà il loro inferno. Per altri, il desiderio di fare carriera li conduce a mostrare strategicamente entusiasmo per le regole interne”.
La terza dimensione dice che “impedire agli omosessuali di entrare in seminario non può funzionare”, perché significa che gli omosessuali sinceri sulla loro condizione devono venire espulsi e che quelli meno sinceri “nuoteranno nella loro doppia vita di gay praticanti e nemici dei gay”: “Gli unici seminari che potranno evitare certe situazioni sono quelli che fanno una cernita non in base all’orientamento sessuale, bensì in base alla sincerità, che è un prerequisito per ogni forma di maturità psicosessuale.
Alcuni seminari agiscono così, presumibilmente con il permesso di un vescovo saggio, ma contravvenendo tacitamente alla linea ufficiale […] in quanto la sincerità è proibita da un Magistero secondo cui l’omosessuale è una persona intrinsecamente eterosessuale che inesplicabilmente soffre di un grave disordine oggettivo, che si chiama ‘attrazione omosessuale’”.
Infine, la quarta dimensione è costituita dal rifiuto di padre Alison della “pregiudiziale della guerra culturale” nell’affrontare il problema: “Non si tratta di destra o sinistra, tradizionalisti o progressisti, buono o cattivo, casto o sessualmente attivo, non si tratta nemmeno dei 27 anni di Karol Wojtyła e della sua nota incapacità di giudicare il carattere, anche questi sono tutti elementi che compongono il quadro.
È un trappola sistemica e strutturale e, se vogliamo uscirne, deve venire descritta in modo da riconoscere che l’innocenza inconsapevole come la colpa consapevole, l’errore benintenzionato come la malizia sono state e sono parte integrante della costruzione e del mantenimento di questa trappola. Di questo parlerò la prossima settimana”.
Come sempre, padre Alison ci fornisce un commento incisivo che dà molto da pensare al lettore.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: Issue of Gay Priests Is the “Elephant in the Sacristy,” Writes Theologian James Alison