La preghiera e l’elogio di se stessi (Luca 18:9-14)
Riflessioni di don Fabio
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito […] rotto, diviso, egli salva gli spiriti affranti. (cfr. Salmo 33)
Luca 18:9-14: “Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”.
In questa parabola possiamo identificarci un po’ tutti, inventando anche un terzo protagonista, cioè noi, che ringraziamo Dio per non essere né come il fariseo, né, tutto sommato, come il pubblicano… eh! E cadiamo nella trappola/tentazione del “paragone”, del fare confronti tra il “come sono io” e “come sono gli altri”!
Quel “pregava tra sé” significa rivolgersi verso se stessi e dire: Ma sì, in fondo sono bravo, sono buono, sono religioso, faccio il mio dovere, prego, leggo la Scrittura, vado a Messa, osservo il Magistero della Chiesa, se sbaglio vado a confessarmi, partecipo o organizzo il Family Day, lotto strenuamente contro l’aborto, difendo la (t)radizione della Chiesa meglio del tribunale dell’Inquisizione, ecc ecc… Me lo merito, no?
NO! Ovvio che non lo meritiamo. Primo, perché a leggere bene, non stiamo chiedendo nulla, stiamo solo facendo l’elogio di noi stessi, come il fariseo; secondo, perché l’amore, il perdono, la misericordia, lo sguardo di Dio non si meritano, non si comprano, non si barattano! Lui ce li dona gratuitamente, sempre e comunque. Basta solo riconoscere che ne abbiamo bisogno!
Con affetto, Fabio!