L’eteronormatività e l’emarginazione del vissuto delle persone queer
Articolo di Sara Schmidt-Kost* pubblicato sul sito My Kid is Gay (Stati Uniti), liberamente tradotto da Chiara Benelli
Definiamola: L’eteronormatività è la normalizzazione dell’eterosessualità (l’attrazione sessuale tra un uomo e una donna). Secondo l’eteronormatività, essere etero è la norma, e, salvo esplicita dichiarazione del contrario, si dovrebbe sempre dare per scontato che chiunque sia eterosessuale.
Spieghiamola: L’eteronormatività è dappertutto, dalla letteratura alla musica, dai film alla televisione, dall’arte alla storia, alle istituzioni sociali, alla vita quotidiana. L’eteronormatività impone l’eterosessualità come orientamento sessuale predefinito. Nella nostra società, tale impostazione può davvero crearci molta confusione in testa.
Come giovani queer, ovunque andiamo vediamo rappresentata solo l’eterosessualità: nelle pubblicità, nei videoclip musicali, sul grande schermo. Per veder rappresentata sulla stampa, nell’arte e nei media la nostra identità queer, dobbiamo cercarla di proposito. Sebbene le rappresentazioni dell’identità LGBTQIA nella stampa, nell’arte e nei media stiano diventando sempre più fedeli e comuni, non è sempre stato così facile trovarle. Nel corso della storia, infatti, siamo stati costretti a utilizzare linguaggi e immagini in codice per evitare la censura, e trovare la nostra identità in un mare di eterosessualità.
Visto che essere eterosessuali è considerato la norma, le identità queer vengono spesso ignorate, e l’eterosessualità viene inculcata ai bambini fin dalla tenera età (basti pensare alle varie con tutine scritte del tipo “Calamita per le ragazze” o “Scusate, ragazzi…”).
Ai gesti fatti per gioco, del tutto normali per i bambini di quell’età, vengono imposte sfumature eterosessuali dagli adulti, che sessualizzano in modo inappropriato azioni innocenti. “Oh, il piccolo Johnny sta solo flirtando con la piccola Suzy”; “È la tua fidanzatina, Billy?”. Molti adulti queer sospettavano della loro identità queer sin dalla più tenera età, ma a causa dell’eteronormatività non siamo stati in grado di esplorare o sviluppare completamente le nostre identità, fino all’età adulta.
Non solo l’eteronormatività normalizza l’essere etero, ma privilegia anche coloro che si identificano come eterosessuali rispetto alle persone LGBTQIA. Le nostre istituzioni sociali – matrimonio, istruzione, ospedali, sistema legale e molti altri – danno più potere e diritti agli etero. Anche le piccole cose, come il modo in cui è impostata la modulistica (marito / moglie, mamma / papà) normalizzano le coppie etero.
Dover cancellare “marito” su un modulo e scrivere “moglie n. 2” è una piccola ma dolorosa precisazione della nostra identità e delle nostre relazioni. È solo un altro modo per dire che non siamo normali, non siamo l’impostazione predefinita, siamo altro.
Sfatiamo il mito: Non dare per scontata l’identità.
L’eteronormatività è molto pervasiva, e può essere difficile non dare per scontata l’identità delle persone, ma dovremmo comunque andare contro la norma, e fare del nostro meglio per evitare supposizioni sbagliate.
Quando incontriamo una persona per la prima volta, possiamo usare un linguaggio inclusivo per consentirle di esprimere la propria identità a modo suo. Ad esempio, espressioni come “partner” o “la tua metà”, invece di “ragazzo/a” o “marito/moglie” sono più inclusive e neutrali, e consentono all’altra persona di rivendicare la propria identità.
Fare spazio ai media queer
Visto che l’eterosessualità è la norma, i media queer devono essere cercati di proposito. Se chiediamo a gran voce alla stampa, all’arte e ai media di rappresentare un ampio ventaglio di identità, le nostre voci e le nostre scelte possono servire a promuovere una rappresentazione più fedele dell’identità queer nei media tradizionali. Guardare in famiglia programmi televisivi come One Day at a Time (Giorno per giorno) o film come Love, Simon (Tuo, Simon) è un modo semplice e informale per presentare l’identità queer a tutta la famiglia.
Imparare la storia queer
La comunità LGBTQIA c’è sempre stata. Potremmo non aver avuto un posto al tavolo prima di oggi, e le nostre identità sono sempre state spinte ai margini, ignorate o nascoste, ma sono sempre esistite.
Abbiamo una storia ricca e importante, che dovrebbe essere studiata e inclusa nella narrazione storica del mondo. Dai un’occhiata qui, qui e qui per saperne di più sulla storia LGBT.
* Sara Schmidt-Kost è un’insegnante queer dichiarata di Minneapolis. È stata per cinque anni leader delle organizzazioni studentesche LGBT alla St. Cloud State University, dove si è diplomata in studi sociali. Oggi Sara si occupa del doposcuola nel liceo dove insegna, ed è grata dell’opportunità di poter aiutare i suoi studenti a diventare degli adulti fantastici. Ha poi creato dei laboratori scolastici sulle tematiche LGBT e un programma LGBT all’interno del programma di studi sociali, presentandoli ad insegnanti, educatori e studenti.
Testo originale: Defining: Heteronormativity