L’esilio e la speranza al tempo del coronavirus
Riflessioni di Mara e Agostinello di 3volteGenitori, la rete dei genitori cristiani con figli LGBT e i loro familiari
Carissimi tutti, mai come ora sentiamo vera questa parola “carissimi”. Anche se con tanti non ci conosciamo personalmente o abitiamo in parti diverse dell’Italia sappiamo di avere in comune due cose fondamentali : avere un figlio o una figlia omosessuale e credere in un Dio che non può fare distinzione trai suoi figli. Vogliamo una Chiesa che tutti li accolga.
Non sappiamo perché a noi, proprio a noi. Non eravamo pronti, non avevamo conoscenze o capacità particolari, magari, come me e Agostino, eravamo chiusi nella nostra “religione” che ci andava così bene. Poi quelle parole: “Sono gay, sono lesbica” hanno cambiato tutto, come un terremoto, ma che ora, a distanza di tempo, nel nostro caso forse un po’ troppo, ci han portato tanto bene.
Uno sconvolgimento quindi era già avvenuto nella nostra vita, certo non paragonabile al tempo che stiamo vivendo ora, ma abbiamo già fatto esperienza che anche nei momenti più difficili può nascere uno spazio di autenticità e di bellezza.
Insieme agli amici del gruppo Davide, da genitori cattolici con figli e figlie LGBT di Parma, meditavamo queste parole: “L’emergenza che stiamo vivendo porta oggi dolore e morte in tante famiglie. La loro sofferenza è una ferita aperta per tutti noi. Ma il peso di questa situazione di preoccupazione e di isolamento può essere sopportato solo se accettiamo di vivere questo periodo con uno sguardo profondo, orientato verso il cuore della vita. Sperando che dentro questi giorni di fragilità si stiano preparando germogli di futuro” (Romena).
Un momento di autenticità e di bellezza abbiamo potuto viverlo giovedì 26 marzo 2020, nel primo incontro biblico online “Esilio e Speranza” organizzato dalla Tenda di Gionata e guidato da P. Pino Piva, che a breve potremo risentire nel portale.
Ci siamo sentiti tra amici, a casa, come d’altronte eravamo e questo ci ha permesso di creare un clima di vera condivisione.
P. Pino ha iniziato facendo memoria dell’esperienza del popolo d’Israele al tempo della deportazione in Babilonia. Gran parte del popolo si ritrovò in terra straniera senza poter condividere con la propria gente le feste, i momenti importanti della tradizione, la vita religiosa legata al tempio, distrutto.
Questa condizione di “Esilio” del popolo d’Israele è immagine della condizione che le persone omosessuali, i loro familiari e gli operatori pastorali che li accompagnano apertamente hanno subito per anni e anni.
I gruppi di cristiani omosessuali, ci faceva notare p. Pino, hanno trovato modi alternativi per incontrarsi e condividere la fede, proprio come il popolo d’Israele in terra di esilio. E’ nata una rete di gruppi, sconosciuta alla pastorale ufficiale, ma molto viva nella fede e nella creatività.
Questo ci fa pensare a una cosa molto bella e che volevamo condividere con voi: la preghiera delle Lodi e di Compieta online a cui anche noi partecipiamo insieme ai giovani. E’ un momento prezioso di conoscenza e di vicinanza.
Sentiamo molto vere le parole di p. Pino: “La gloria del Signore si è manifestata nel vostro modo di vivere e di testimoniare la fede e il deserto della vostra condizione si è trasformato in una strada dove il Signore viene per incontrarvi personalmente ”.
Nostro figlio, purtroppo, non ha accettato di vivere questa condizione di “Esilio” e dal suo primo manifestarsi si è allontanato dalla Chiesa. Questo per noi è un dolore, ma non smettiamo di coltivare la speranza.
Per cui facciamo nostre le parole di Isaia che annuncia la fine dell’esilio. Gli esiliati scoprono una via del Signore per la loro vita, saranno pronti a ritornare, ma con una nuova speranza in Dio.
P. Pino ci ha fatto poi riflettere sul significato che può avere questo tempo terribile che stiamo vivendo. Milioni di persone, in tutto il mondo, stanno vivendo come esiliati, separati dai loro cari. Costretti a non celebrare più la loro fede, senza sacramenti, costretti a vivere la condizione degli emarginati.
Il contagio ha posto tutti sullo stesso piano; anzi, i nostri gruppi che da tempo vivono questa condizione, hanno maggiore esperienza e creatività per vivere la Comunità, la comunione e la relazione con Dio anche in questo tempo di “Esilio”.
Noi possiamo aiutare tutta la gente e i cristiani provati dall’isolamento a vivere con creatività e in modo nuovo l’essere “Chiesa” e sviluppare un’altra visione del mondo, della fede, un’altra visione di Dio molto più inclusiva, accogliente e aperta.
Cosa ha insegnato l’esperienza dell’esilio al popolo di Israele ce lo racconta Isaia 56,3, un altro brano che abbiamo ascoltato. Israele è diventato più inclusivo, ha imparato ad accogliere anche l’esperienza di fede dello straniero, dell’eunuco, categorie di persone rifiutate e messe ai margini che ora dopo l’esilio vengono messi al centro.
E’ un messaggio di speranza, una visione più aperta di amore. Un Dio che cambia immagine e che anche nell’esperienza dell’esilio si era fatto presente al suo popolo.
Questa nuova esperienza religiosa ce lo insegna anche Gesù. Lo vediamo nei Vangeli di queste domeniche di quaresima:
– La Samaritana (Gv 4, 21-23) è una persona isolata per la sua condizione morale. E’ costretta a starsene chiusa in casa, va infatti al pozzo in un orario impossibile. Gesù non si scandalizza per la sua storia, anzi, grazie a lei che non avrebbe potuto varcare la soglia di nessun tempio, abbiamo imparato da Gesù ad “adorare Dio in Spirito e Verità” e in nessun vecchio “tempio”. Possiamo incontrare Dio nella Comunità e nel profondo del cuore.
– Il Cieco nato (Gv9,35-38) guarito da Gesù, proprio nel momento in cui accetta di essere scomunicato dalla comunità religiosa per poter testimoniare l’amore di Gesù, fa la sua professione di fede. Grazie a questo episodio Gesù dimostra che Dio non scomunica nessuno, ma è il Dio che ama e che ama tutti.
– La risurrezione di Lazzaro. Si vede la forza di Gesù che libera i suoi amici. Gesù porta la vita, per tutti, sia per le persone omosessuali che per tutti noi che adesso siamo chiusi come in un sepolcro.
E’ questo il messaggio che ci ha dato p. Pino e che volevamo condividere con tutti voi: il Signore verrà e ci libererà, prima di tutto il nostro cuore, cambierà il nostro modo di riconoscerlo e di metterci in relazione con gli altri.
Questa è la speranza che il Signore vuole darci e che noi siamo chiamati a vivere e testimoniare agli altri in questo grave tempo di esilio universale.
> Le slide dei brani biblici della lectio “Esilio e Speranza” di p. Pino Piva sj (PDF)