L’esperienza dell’accoglienza dei cattolici omosessuali nella Comunità ingniaziana di Vita Cristiana (CVX) del Cile
Articolo di Noelia Zunino pubblicato sulla rivista La Tercera (Cile) il 13 giugno 2015 , pag. 6, liberamente tradotto da Dino
Nel mese di ottobre dello scorso anno, lo stesso mese in cui il Sinodo dei Vescovi ha reso noto un documento in cui si affermava che gli omosessuali “avevano doni e qualità” da offrire e che si doveva accettarli (senza che compromettessero la dottrina cattolica della famiglia), il sacerdote (gesuita) cileno Pedro Labrin si è recato a Roma insieme a componenti della Pastorale della Diversità Sessuale (PADIS). “Siamo cattolici e omosessuali”, dicevano alcuni dei cartelli innalzati in piazza San Pietro. Poco dopo Labrin mostrava a Papa Francesco una foto della pastorale da lui guidata a partire dal 2010, anno in cui fu avvicinato da un gruppo di omosessuali che gli chiedevano di poter far parte della CVX, l’associazione di credenti cattolici legata ai gesuiti. “Vi ammiro per la vostra resistenza, soprattutto per non esservene andati, come invece molti altri hanno fatto”.
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Com’è stata l’integrazione degli omosessuali nella comunità?
Non cessa di sorprendermi il cambiamento dei membri della CVX, soprattutto degli adulti. Alcuni hanno 40 anni e si penserebbe che forse potrebbero avere un atteggiamento ostile e la verità è che nella CVX non abbiamo incontrato nessuna resistenza.
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E fuori?
Fuori è più difficile. La sessualità nasconde timori e ansietà. Alcune persone reagiscono mosse da pregiudizi, dallo stigma della repulsione, o dalla sensazione che questa pentola non debba essere scoperchiata perché si andrebbe a contagiare e pervertire i modelli educativi e la famiglia. Si tratta di irrazionalità che abbiamo ereditato culturalmente.
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Questo ingresso degli omosessuali ha infranto dei pregiudizi all’interno della CVX?
Sì. Li ha infranti e continua a farlo. Uno scopo di Padis è di smantellare l’immaginario concetto a tripla X che abbiamo dell’omosessualità, per comprenderli come esseri umani assolutamente normali. Così il timore irrazionale perde consistenza e cresce la fiducia. Sono convinto che l’inclusione della diversità sessuale nella Chiesa pruduca persone più mature, più consapevoli di se stesse, felici e meno involute. In altre parole, esseri umani migliori.
Il sacerdote spiega che l’anno scorso hanno fatto per la prima volta la Cena dell’inclusione. “E’ stata la prima volta nella storia che la CVX era parata a festa e vi stavano sedute insieme famiglie omosessuali ed eterosessuali nella condivisione. Era un’indimenticabile immagine del Regno dei Cieli”.
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Che vantaggi ha portato agli eterosessuali l’inclusione degli omosessuali?
Molti si sono resi conto della responsabilità che tutti abbiamo nel mantenere viva un’ingiustizia secolare di migliaia di anni e nell’impegnarci per un cambiamento. E’ incredibile come le persone che conosco si sono trasformate in promotori di cambiamento nelle più diverse realtà, dopo avere conosciuto gli omosessuali inseritisi nella CVX, dalla modifica del vocabolario in famiglia fino all’interruzione di una riunione di delegati perché ci si vede un atteggiamento discriminatorio. L’ effetto è di spingere all’azione.
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Come vorrebbe che la Chiesa includesse gli omosessuali?
Vorrei che non fosse necessaria una Pastorale della diversità sessuale e che non fosse necessario risolvere le responsabilità nella Chiesa secondo l’orientamento sessuale. Che non fosse una questione da affrontare.
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Ma come si può ottenere una vera inclusione se la Chiesa ha i suoi propri limiti, a causa della dottrina cattolica riguardo a temi come il matrimonio o la famiglia?
Voglio farmi carico dei limiti. Togliamoci le lenti scure: la Chiesa è piena di omosessuali. Essi si trovano nella Chiesa per il semplice fatto che si trovano anche nel paese e in tutto il mondo. Il voler rendere invisibile questa realtà, non la fa certo scomparire. La definizione del cristiano non è in funzione della Legge, ma di una persona: Gesù Cristo. La nostra regola è Gesù.
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Ci sarà un matrimonio omosessuale nella Chiesa?
E’ un cammino molto lungo a causa di altre dimensioni teologiche da risolvere, ma il riconoscimento della diversità sessuale sì, ci sarà. Riconoscere l’enorme capitale sociale, umano e spirituale rappresentato dagli omosessuali e dar loro lo spazio che meritano.
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Testo originale: Sacerdote Pedro Labrín:”Saquémonos los lentes oscuros: la Iglesia está llena de homosexuales”