L’esperienza della benedizione nella chiesa cattolica tedesca. Due donne sulla via del matrimonio
Estratto dal testo di Petra Dankova* contenuto nel saggio cattolico “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), a cura di Stephan Loos – Michael Reitemeyer – Georg Trettin, editore Herder (Germania), 2019, pp.17-22, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Petra racconta la propria esperienza di vita, che potrebbe portare ancora più frutto per altri: lei e la sua compagna hanno frequentato un seminario di preparazione al matrimonio nella loro diocesi e alla fine hanno celebrato un rito di benedizione, accompagnate da un’operatrice pastorale della loro comunità.
Nel 2016 Petra e Sybille hanno preso la decisione di unirsi civilmente, per un progetto di vita insieme. Nell’estate del 2017 la Germania ha reso possibile il matrimonio per tutti, e loro hanno accolto con gioia anche questa opportunità. Ma per loro è importante la fede, poiché credono che la loro strada sia stata preparata e accompagnata da Dio.
Ecco perché hanno cercato un modo per ottenere una benedizione nell’ambito della Chiesa Cattolica (d’ora in poi Chiesa Cattolica). Nella loro diocesi non avevano trovato, però, alcuna opportunità significativa. Si sono così iscritte ad un “normale” seminario di preparazione al matrimonio.
L’accoglienza è stata favorevole, ma hanno dovuto fornire molte spiegazioni, sia prima sia durante il seminario, soprattutto agli altri partecipanti, stupiti del fatto che fossero la prima coppia omosessuale a frequentare un seminario di preparazione al matrimonio religioso: gli altri, infatti, erano convinti che la Chiesa Cattolica fosse già così evoluta da accogliere da tempo situazioni del genere.
Alcuni mesi dopo presero contatti con la loro parrocchia, che intendeva promuovere (seguendo le indicazioni di Amoris laetitia) l’accoglienza per le persone delle “periferie esistenziali” (come i divorziati risposati) e quindi era disposta ad offrire loro l’opportunità di una benedizione. Che però non avrebbe dovuto essere pubblica.
“Dovevamo essere contente? O forse no? Abbiamo visto la buona volontà, ma allo stesso tempo la contraddizione di una celebrazione di benedizione che non può essere pubblica” (p. 19).
Di certo, non avrebbero voluto che nessuno, fra le persone che conoscevano, rischiasse un procedimento disciplinare o la perdita dell’incarico per avere celebrato in chiesa la benedizione di un’unione omosessuale. Dopo una lunga riflessione, Petra e Sybille hanno deciso di organizzare una cerimonia privata, al di fuori della chiesa, ma accompagnata dalla responsabile della pastorale per il matrimonio e la famiglia.
Da questa esperienza nascono alcune domande che Petra vuole offrire come contributo per la riflessione.
1) “Perché sono ancora cattolica? Quando ogni domenica vado a messa mano nella mano con mia moglie, è solo una provocazione da parte nostra?” (p. 20).
Petra ha conosciuto la fede cristiana da adulta; come molti altri che sono stati battezzati da adulti, Petra si sente amata e voluta da Dio, che l’ha condotta fino a questo punto della sua vita. È affascinata dalla figura di Gesù Cristo, ma anche da altri aspetti rilevanti del mondo cattolico: figure di donne forti come Teresa d’Avila, lo spirito di comunità e, soprattutto, l’Eucaristia.
“Io appartengo alla Chiesa e mi riconosco in essa; vivo della mia fede, per come sono capace; e mi aspetto che la Chiesa mi riconosca e mi accompagni, come fa con tutti gli altri. È compito della Chiesa donare e promuovere l’amore, senza emarginare” (p. 20): per questo motivo Petra non accetta che la sua vita venga censurata.
2) “Perché Sybille e io non viviamo semplicemente l’una con l’altra, senza dare nell’occhio, senza dovere fare dichiarazioni pubbliche”? (p. 20). Per loro è importante che le persone imparino a parlare con normalità delle relazioni omosessuali, senza reticenza, ma anche senza esagerazione. Nella Chiesa Cattolica vi è purtroppo una lunga tradizione di “doppie vite”: operatori pastorali che rischerebbero il loro incarico se le loro relazioni, vissute nel silenzio, venissero alla luce.
Vivono così nella menzogna, sotto una costante pressione e in un’atmosfera spirituale malsana. Secondo Petra, le persone omsessuali e le loro relazioni dovrebbero fare parte in modo naturale della vita della Chiesa Cattolica: l’accompagnamento spirituale, la benedizione e la partecipazione alla vita della comunità non dovrebbero più essere qualcosa di straordinario.
3) La Chiesa Cattolica è ancora capace di accompagnare le persone nei momenti importanti della loro vita? Corriponde alla missione della Chiesa lasciare le persone sole o lasciarle cadere nel vuoto, proprio quando esse cercano sicurezza e protezione? Se la Chiesa Cattolica non sa incontrare gli esseri umani dove essi si trovano, nella reale esperienza della loro vita, come stupirsi se poi essi cercano altrove?
Papa Francesco incoraggia di continuo le chiese locali a sperimentare soluzioni per le diverse esigenze pastorali, invece di aspettare le decisioni universali del Vaticano, poiché la realtà è più importante delle idee.
Petra quindi si augura una maggiore semplicità: la fede rende liberi, non può restringere lo spazio vitale delle persone; e la Chiesa Cattolica dovrebbe avere il coraggio di essere concretamente disponibile per tutti. Le coppie omosessuali hanno le stesse domande e le stesse esigenze delle altre coppie: e desiderano quindi essere accolte nello stesso modo.
* Petra Dankova è responsabile di un gruppo femminista di donne cristiane. In questo saggio descrive la sua esperienza personale “nella e con la Chiesa“.
Testo originale: Zwei Frauen auf dem Weg zur Ehe