La vita è adesso. Sull’esperienza di conduzione del gruppo di coppie omosessuali “Coppia e Incolla” di Bologna
Riflessioni inviateci da don Maurizio Mattarelli* e dalla psicologa Laura Ricci*, conduttori del gruppo bolognese “COPPIA E INCOLLA” per coppie omosessuali cristiane
È terminato a novembre 2020 il cammino del gruppo di coppie omosessuali “Coppia e Incolla”. Che cosa ha significato per noi quest’esperienza di conduzione? Che cosa abbiamo appreso e condiviso? Che cosa ha significato per il gruppo concludere l’itinerario con l’unione civile di una delle coppie?
In questo momento sono tanti i pensieri e le emozioni che ci pervadono: la nascita e l’evoluzione della vita di ogni coppia rappresentano un fenomeno talmente unico da non poter essere ridotto in poche righe.
Ogni coppia è un mistero grande per il quale non è possibile tracciare una mappa precisa, percorribile in modo uguale volta per volta, come se vi fosse una strada dai limiti stabili e precisi. Non abbiamo un GPS adatto![1]
Per questi motivi, dinanzi al misterioso legame che unisce due partner, don Maurizio Mattarelli ed io ci siamo resi disponibili ad affrontare quella contraddizione che ci ha permesso di accogliere il fascino, ma anche la fatica, il dolore, le difficoltà di vivere a due, tracciandone alcuni possibili confini, senza aver però la presunzione di definire i più intimi segreti della sua essenza.
Tenendo anche a mente che la nostra coppia di conduttori è eterosessuale e le nostre sette coppie sono omosessuali, cioè hanno “lo stesso cervello” e vivono in altro modo la complementarietà. Guidati dalla curiosità, abbiamo piano piano imparato a selezionare alcuni dati indicativi per la valutazione di ogni coppia dentro il nostro percorso di accompagnamento e, contemporaneamente, a considerare la relazione tra noi e le coppie come elemento fondamentale di conoscenza e d’intervento.
Sedersi assieme davanti a una “coppia adulta e risolta”, ha dato ad ogni coppia di formazione un “metodo” per affrontare discussioni e problemi, trovando in noi una coppia genitoriale, affettuosa e non giudicante con la quale confrontarsi e, a volte, scontrarsi.
Per chi desidera, come noi, vivere questo servizio ecclesiale, pensiamo che sia fondamentale che, a condurre un gruppo di coppie, ci sia una coppia poiché, il continuo gioco di rispecchiamento e risonanze, la separazione e la connessione tra l’Io, il Tu e il Noi, la storia vissuta e raccontata a due voci, le presenze e le assenze, i conflitti in atto (taciuti o agiti lì davanti a noi coppia conduttrice), moltiplica e intensifica emozioni, comportamenti e pensieri.
La vita di coppia ogni giorno cambia, anzi soprattutto ciò che vorremmo fosse stabile, evolve continuamente. Rispondere in modo adeguato alle pressioni esterne e interne alle quali ogni unione è sottoposta, può generare stress e, “mentre ti chiederai dove sei tu”[2] ogni membro della coppia di cerca un modo per sopravvivere a tutto ciò.
All’inizio del percorso di gruppo, per la maggior parte del tempo, difatti, le coppie funzionano in “modalità automatica”, senza davvero essere consapevoli dell’esperienza che stavano profondamente vivendo.
Questo modo di funzionare dande molte cose per scontate, aveva conseguenze importanti sulla qualità della vita, sia nei momenti difficili sia in quelli piacevoli: alcune coppie hanno confidato al gruppo come hanno rischiato “di passare accanto alla loro esistenza”, scollegati da ciò che, ora, è per loro fondamentale. Incontro dopo incontro, ogni membro della coppia ha aumentato la consapevolezza di ciò che accadeva dentro di sé e all’interno della coppia; con delicatezza e gentilezza, hanno ripreso la padronanza della loro vita, nutrendo il proprio cuore perché possa continuare a rimanere docile all’Amore.
Come conduttori ci siamo chiesti se e come il gruppo poteva continuare un cammino insieme. Questo percorso intimo e condiviso ha fatto nascere e crescere un’amicizia profonda. Tuttavia sappiamo che ogni gruppo “ha una vita propria”: nasce, cresce e poi muore, così com’è ogni ciclo di attaccamento vitale.
Potranno però esserci incontri periodici di “richiamo”, per verificare insieme il cammino. “E, chissà, chissà domani, su che cosa metteremo le mani”[3], come sarà la sua evoluzione…. Sogniamo che da un gruppo “coppie” possa nascere a un gruppo “famiglie”, con altri progetti e altre dinamiche…
L’unione civile di Elena e Silvia, celebrata l’8 di dicembre, ha infuso in tutte le altre coppie un grande entusiasmo per rafforzare il proprio equilibrio e per affrontare anche le situazioni più difficili della vita, con lucidità, calma e chiarezza e per “non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso, figlio di un cielo così bello perché la vita è adesso, è adesso!”[4]
Terminiamo queste nostre riflessioni con le parole rivolte alle spose durante la cerimonia.
“Care Elena e Silvia e cari tutti che siete qui in presenza e a tutti quelli che ci sono vicini tramite la rete internet, voglio dirvi GRAZIE. Lo dico come cittadina, come donna e come mamma. Oggi è un giorno speciale per voi, per la mia famiglia e per tutta questa comunità di amici che, con amore, vi circonda.
Il 30 di aprile mi avete chiesto, con un allegro e indimenticabile messaggio vocale, di poter officiare questa vostra unione e sono consapevole che quello che sto facendo oggi è molto di più dell’espletamento di un atto legale. Questo “molto di più” sta tutto dentro una parola molto cara al nostro gruppo COPPIA E INCOLLA: alterità.
La presenza del “diverso” nella società genera conflitti, mette in crisi il normale funzionamento del sistema. Questo è innegabile e non è innato, ma indotto dall’educazione che la società impartisce. Comunemente si dice che l’educazione dovrebbe essere impostata come scoperta e affermazione della propria identità e, contemporaneamente, valorizzazione delle differenze.
Eppure è il pregiudizio il motore che, a volte, muove un po’ le azioni e i comportamenti di tutti noi, condiziona le nostre relazioni sociali, ostacolando le opportunità di contatto, incontro, esplorazione, scoperta che sono i fondamenti dei rapporto con “l’Altro da sé.”
Chi vi conosce come donne e come coppia, pensa alla diversità come un valore fondante, perché apre le menti, pone le persone in una posizione tale da poter esplorare il mondo “da prospettive nuove”. Non ha senso prendere posizione, sostenere ideologie, definirsi favorevoli o contrari ai legami come quello che oggi vado ad onorare.
L’amore è un diritto di ogni persona e lo è nel senso più vero e totale. Pertanto non c’è un amore più forte o più giusto dell’altro. Vivere seguendo la musica del proprio cuore è un grande privilegio, così come la volontà di vivere questo tempo con il coraggio delle anime belle.
L’augurio che vi faccio è che la vostra amorevole unione possa seminare valori positivi in questa società così impaurita e ripiegata su se stessa. Oggi, insieme, stiamo cambiato un po’ questo mondo, per lasciarlo migliore di come lo abbiamo trovato e ciò mi rende molto fiera e felice”.
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[1] Mattarelli M., Ricci L., “Come una chiesetta sorridente: un tempo di navigazione con il gruppo Coppia e Incolla”, 7 marzo 2020.
[2] Come canta Claudio Baglioni nella canzone che dal titolo a quest’articolo – La Vita È Adesso – CBS 26533 – 1985.
[3] Cit. “Futura – Lucio Dalla – RCA Italiana, PL31537, 1980.
[4] Cit. La Vita È Adesso – CBS 26533 – 1985
* Don Maurizio Mattarelli, Parroco e Assistente Gruppo Separati, Divorziati e Risposati della Diocesi di Bologna, accompagna i gruppi “In Cammino” (Cristiani LGBT Bologna), “Equipe Notre-Dame” e (con Laura Ricci) “Timoteo” (Arte e Manutenzione del Presbiterato) e “Coppia e Incolla” (per coppie omosessuali); fa parte della redazione di SNS (Esse Non Esse).
** Laura Ricci, Psicologa, Supervisore, Docente di Psicologia alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Death Educator e Presidente dell’Associazione DoceAT (www.doceat.org).