L’etica sessuale e le tre componenti del Magistero cattolico
Articolo di William D. Lindsey pubblicata sul suo blog Bilgrimage (Stati Uniti) il 16 ottobre 2010, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Mentre la gerarchia cattolica lavora duro e tende a dirottare enormi somme di denaro (sul dibattito contro il matrimonio gay), denaro che servirebbe a tenere aperte le parrocchie e le scuole cattoliche, a dare da mangiare agli affamati, guarire i malati, vestire gli ignudi, dare un riparo ai senzatetto e difendere gli stranieri non graditi nel nostro Paese, la discussione dei cattolici va avanti.
Noi cattolici continuiamo a pensare e parlare (e a pregare e vivere la nostra fede). Giungiamo sempre più a determinate conclusioni sulla base della nostra esperienza della Grazia e queste conclusioni non si incastrano perfettamente con quelle della gerarchia, in particolare nel campo della morale sessuale; infatti le nostre conclusioni mettono sempre più in discussione la pretesa dei nostri responsabili pastorali di parlare in nome di Dio una volta per tutte, senza possibilità di discussione e di replica, su questi temi.
Il bisettimanale cattolico National Catholic Reporter ha pubblicato due articoli che illustrano cosa bolle nella pentola dei laici e che contribuiscono, in maniera fondamentale (quanto ce n’è bisogno!), al dibattito interno alla gerarchia sulla sessualità. Il primo di questi articoli è un saggio di Regina Schulte, vedova di James Schulte, che nel 1977 fu uno dei coautori dello studio commissionato dalla Società Teologica Cattolica Americana, Human Sexuality: New Direction in American Catholic Thought (La sessualità umana: i nuovi orizzonti del pensiero cattolico americano).
Regina Schulte nota subito come il libro fu immediatamente e quasi istericamente condannato dai vescovi americani, in quanto invitava la gerarchia cattolica ad ascoltare e imparare dalla vita vissuta dei laici. Allo stesso modo i vescovi hanno recentemente condannato l’opera dei teologi laici Todd A. Salzman e Michael G. Lawler, The Sexual Person: Toward a Renewed Catholic Anthropology.
La ragione è la stessa; sulla base della nostra esperienza vissuta nella vita della Grazia, noi laici cattolici stiamo elaborando conclusioni che vanno in direzione opposta al Magistero ufficiale. Regina Schulte si chiede: “È ragionevole estrarre linee guida di comportamento sessuale tratte esclusivamente dalla limitata esperienza di maschi che hanno fatto voto di celibato per la vita? Le decisioni finali riguardanti la morale sessuale, valide per ogni persona, dovrebbero essere filtrate esclusivamente attraverso tale mentalità e poi imposte in maniera dittatoriale su tutti i membri, uomini e donne, sposati e single, a tutta l’estensione dello spettro dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere? Non permettere di contribuire al dibattito alle persone che più di ogni altra ne posseggono i requisiti e la saggezza che nasce dall’esperienza, rasenta il ridicolo”.
Sulla base di questi interrogativi, conclude: “I ruoli del teologo e del vescovo, nella loro complementarietà, hanno urgente bisogno di essere riesaminati e di utilizzare attente sfumature. È evidente che la gerarchia ha usurpato il compito di insegnare (il ‘Magistero’) e l’ha riservato a se stessa; eppure la gerarchia è solo una delle tre componenti a cui è donato questo carisma: le altre due sono i teologi e la saggezza che nasce dall’esperienza, il ‘senso dei fedeli’. Mi sembra dunque che l’esercizio corretto del loro ruolo richieda che i vescovi collaborino, senza competere”.
Il secondo articolo del National Catholic Reporter che vorrei segnalare oggi, ovvero il suo ultimo editoriale, parte dal saggio di Regina Schulte per richiamare alla mente ciò che John Henry Newman chiamava i tre magisteri della Chiesa: “La bocca dell’episcopato, i dottori (ovvero i teologi) e la gente nei banchi”. Secondo Newman, queste tre componenti del Magistero sono uguali in dignità e tutte necessarie perché l’insegnamento della Chiesa sia equilibrato.
Per questo l’editoriale conclude che l’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla morale sessuale e le sue problematiche può raggiungere equilibrio e coerenza nella nostra complessa cultura pluralistica contemporanea solo quando la funzione magisteriale, che oggigiorno afferma di parlare a nome di noi tutti (la bocca dei vescovi), comincerà ad ascoltare le riflessioni dei teologi e l’esperienza viva dei fedeli: “Tale dialogo ha formato quella torre di guardia culturale ed etica che tutto comprende fin dai primissimi tempi della Chiesa e che dovrebbe guidarci, in maniera affidabile e saggia, anche attraverso il complesso terreno dell’etica sessuale”.
Testo originale: Ongoing Catholic Conversation about Sexual Morality: Two Recent National Catholic Reporter Pieces