Lettera di un giovane omosessuale a sua madre
Lettera pubblicata sul sito stophomophobie (Francia) il 23 ottobre 2013, liberamente tradotta da Francesco P.
Ho scritto questa lettera una settimana fa. Sarebbe per mia madre, ma per il momento non ho il coraggio di spedirgliela. Quindi ho deciso di pubblicarla qui, sapendo bene di non essere il solo in questa situazione. Cara mamma, è già da un po’ di tempo che penso di scriverti questa lettera. In effetti, quasi cinque anni. Lo so, può sembrare molto per un semplice pezzo di carta, ma non è così facile come sembra : non è una semplice cartolina, tutt’altro. Avevo 12 anni quando l’ho scoperto. All’inizio, mi ha spaventato. Ho pensato a te quando me ne sono reso conto : a quello che mi avevi detto qualche giorno prima.
Mi ricordo perfettamente tutta la scena. Seduti a tavola, si discuteva di differenti temi di carattere sociale. Poi la conversazione è caduta sui nostri nuovi vicini. Due uomini che si amano. Due omosessuali. Poi tu li hai chiamati “due froci”. Ci hai spiegato, a me e mia sorella, come fosse assolutamente necessario evitare di avvicinarsi a loro, perché quei due erano certamente malati, contro natura. Ci hai detto che erano senza Dio, ti indignavi nel sapere che coltivavano la speranza di sposarsi, un giorno.
Tu invece, riponevi la tua speranza affinché questo diritto non fosse mai concesso loro. Quel giorno, mentre ti ascoltavo, ero d’accordo con te. Fin da quando ho memoria, hai sempre manifestato atteggiamenti omofobi di fronte me. E io prendevo per vero tutto quello che dicevi.
Sbagliavo ad ascoltarti.
Fino ai miei 12 anni, in realtà, non mi ero mai posto domande sulla sessualità, l’amore, e tutte quelle cose che non risultano davvero interessanti agli occhi di un bambino. È stato solo in seconda media che mi sono reso conte di essere l’unico tra i miei amici a non fare il filo alla bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri della mia classe. In principio non me ne ero davvero preoccupato. Ma stavo crescendo, e dicevo a me stesso che “avevo bisogno di una ragazza” per dimostrare a tutti di “essere un figo” – detta con le parole dei miei amici. Però c’era un problema: non me ne interessava nessuna.
Nella nostra classe, però, c’era un ragazzo che veniva dagli Stati Uniti : alto, castano e con gli occhi marroni. Quando lo vedevo, il mio cuore incominciava a battere un po’ più forte. Sì, mamma, ero attratto da un ragazzo. Sicuramente già lo avevi capito: quel giorno mi sono reso conto di essere gay.
Ero terrorizzato. Credevo di essere anormale, di essere affetto da una malattia grave, incurabile, proprio come tu mi avevi detto. Ho trovato conforto e consolazione solo nella mia migliore amica (sì, lei. Quella con cui – dicevi – prima poi mi sarei fidanzato). Sai, i suoi genitori non sono come te: loro non sono omofobi. Lei è stata cresciuta nel rispetto dell’altro: mi ha spiegato che non ero affatto malato, che non ero contro-natura. Al contrario, la natura stessa aveva deciso che preferissi gli uomini alle donne. Non ci posso fare nulla, mamma. Sono fatto così.
Ecco qui, mamma, quello che avevo da dire. Sono cinque anni che nascondo la mia omosessualità. Non ho alcuna idea di come tu possa reagire a questa notizia. Un giorno mi hai detto che se mai avessi avuto un figlio omosessuale, avresti voluto farlo ragionare. Ma la ragione non ha nulla a che vedere con tutto questo. Io sono così, tutto qua. Nessuno può cambiare questa cosa, e tantomeno io.
Se ho trovato il coraggio di scriverti, è perché sono stato incoraggiato dai miei amici, e specialmente da uno in particolare. Tu non lo conosci ancora, e non sono tanto sicuro che tu abbia voglia di incontrarlo. Pazienza, credo che nemmeno lui ne abbia molta.
Io ti voglio bene, mamma, e tu lo sai. Ma non posso sopportare la tua omofobia. Mi piacerebbe che tu cambiassi, che capissi. Lo so che credi in Dio, ma penso che se davvero esiste un Dio, allora deve essere d’accordo con la mia natura, o altrimenti non avrebbe mai permesso questo tratto nel mio DNA.
Firmato, tuo figlio omosessuale.
Testo originale: La lettre d’un jeune gay à sa mère