Lettera a un sacerdote di un padre con un figlio gay
Riflessioni inviateci da Claudio Santini
Padre buongiorno. Sono un semplice padre. La conosco ormai da anni, anche se non ho mai avuto il piacere di una conoscenza reale. La stimo molto. Perché le scrivo…? Proprio perché ho stima di lei e di tutta la sua opera.
Ho letto casualmente un suo commento a proposito dell’intervento del Vaticano relativamente al cosiddetto ddl Zan.
Lei scrive, testuali parole, …“Ben fatto…“. Ora proverò a rispondere alle sue parole.
La preoccupazione espressa dal Vaticano è che alle scuole cattoliche venga imposta l’organizzazione di attività in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la bifobia, la lesbofobia e la transfobia che il ddl istituirebbe.
Le scuole private e quindi anche quelle cattoliche, dicono, non possono essere obbligate a organizzare attività che la Chiesa percepisce come contrarie alla propria dottrina.
I timori del Vaticano hanno a che fare con l’articolo 7 del ddl che chiede l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia «al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione».
Ma leggendo l’articolo si capisce che il medesimo si inscrive in un quadro segnato dal principio di autonomia scolastica, che è generale e si applica a tutte le scuole, pubbliche e private.
Il comma 3 del medesimo articolo precisa che le attività saranno organizzate nelle scuole «nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa», cioè il più importante documento programmatico e informativo sul quale ogni istituzione scolastica costruisce la propria identità, e «del patto educativo di corresponsabilità», cioè il documento – che deve essere firmato contestualmente all’iscrizione – che costituisce un impegno formale e sostanziale tra genitori, studenti e scuola e che ha la finalità di rendere esplicite e condivise, per l’intero percorso di istruzione, aspettative e visione d’insieme del percorso formativo.
Il rispetto dell’autonomia di tutte le scuole è insomma esplicitato nel ddl e, senza un iter piuttosto complicato di approvazione interna, alcune attività non arriverebbero mai (e già non arrivano) a essere organizzate nelle scuole.
Parlando invece della libertà di espressione, Il ddl Zan interviene su due articoli del codice penale e amplia la cosiddetta legge Mancino – il principale strumento legislativo che ha l’ordinamento italiano per punire i crimini d’odio e dell’incitamento all’odio – inserendo accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate) anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Prevede poi una serie di azioni per prevenirle.
Le modifiche penali e alla legge Mancino sono l’obiettivo principale delle critiche perché minaccerebbero, secondo chi non vuole il ddl, la libertà di opinione: la nota del Vaticano esprime il medesimo timore.
Attualmente, l’articolo 604-bis del codice penale punisce «chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico» e chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi» (primo comma lettera “a”). Punisce anche chi, per gli stessi motivi, «istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza» (primo comma lettera “b”) e chi partecipa, presta assistenza, promuove o dirige organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che incitano alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (secondo comma).
Il ddl Zan aggiunge ai motivi già previsti da questo articolo del codice la discriminazione fondata sul sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità. Non interviene però sulla parte dell’articolo che riguarda la propaganda, bensì sull’istigazione e sul commettere atti di discriminazione o di violenza.
Nell’intervenire sul primo comma lettera “a”, dice infatti: «Sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”». La locuzione “in fine” serve a non modificare la parte del comma relativa al reato di propaganda, che rimane quindi limitato alle «idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico».
L’articolo 4 del ddl specifica infatti che «sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».
In breve: i promotori e le promotrici della legge hanno ribadito più volte che la libertà di espressione non viene messa in discussione dal ddl Zan. Contrariamente a quanto temono molti degli oppositori, un sacerdote potrà continuare a fare una campagna contro l’equiparazione dei diritti delle coppie dello stesso sesso rispetto ai diritti della cosiddetta famiglia tradizionale. Interverrebbe, semmai, se il sacerdote istigasse i suoi seguaci a molestare o linciare una coppia non eterosessuale in quanto non eterosessuale.
Viene confermato dal Servizio Studi Senato – il testo del ddl non limita la libertà di espressione né quella religiosa.
Mi perdoni se mi sono permesso di scriverle e di tentare di spiegare quel che il famigerato ddl Zan enuncia.
Ma perché mi sono preso la premura di scriverle…?
Come ho già scritto, perché la stimo.
Ed in subordine, perché sono un padre orgoglioso del proprio figlio gay.
Nel giorno del suo coming – out,
un giorno che non dimenticherò per tutta la mia esistenza,
potevo scegliere se comportarmi come tanti genitori, negando l’esistenza di mio figlio, oppure abbracciandolo con l’amore più forte che potessi esprimere.
Ebbene, per me, quel giorno, mio figlio è nato una seconda volta.
E l’amore che ha ricevuto in famiglia si è moltiplicato…proprio come il miracolo dei pani e dei pesci.
Ho scritto a Sua Santità Papa Francesco, perché pregasse per tutti quei ragazzi/e discriminati ogni giorno solamente per il loro orientamento sessuale.
Che dire… Leggere ogni giorno, commenti, disposizioni, documenti della chiesa cattolica, che nega anche la benedizione alle coppie omosessuali, quando proprio nel Vangelo leggiamo:
“Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
Andare ogni domenica a messa, celebrare i sacramenti ed allo stesso tempo sentire che tuo figlio è “oggettivamente disordinato”… Amerò sopra ogni cosa al mondo mio figlio ed il compagno che vorrà essere al suo fianco.
Mi perdoni ancora l’ardire di averle scritto e di averle fatto perdere tempo prezioso alla sua missione. Con affetto e stima
Un semplice padre
> Leggi le altre testimonianze e lettere inviateci dai firmatari dell’Appello