L’HIV o l’AIDS sono il giudizio di Dio?
Riflessioni del pastore A. Stephen Pieters della Universal Fellowship of Metropolitan Community Churches pubblicate nel 1994, libera traduzione di Cristina Citterio
L’HIV (il virus dell’immunodeficienza umana) o l’AIDS (la sindrome da immunodeficienza acquisita) sono una punizione o un giudizio di Dio? La risposta breve di molte persone credenti è: “Ma no, certo che no!”. Eppure alcune persone hanno risposto “sì”. In effetti, alcuni membri di quella che è diventata la Radical Religious Right, lodano Dio per la tragica epidemia che sta causando la morte di migliaia e migliaia di esseri umani in tutto il mondo. Dato che nei primi anni dell’epidemia l’HIV/AIDS veniva associata alla comunità gay maschile occidentale, molte persone appartenenti alla Radical Religious Right usavano questa pandemia come strumento per promuovere la propria campagna contro gli omosessuali.
L’idea che l’HIV/AIDS sia una punizione di Dio è basata su tre idee errate: che i comportamenti omosessuali siano peccato, che Dio causi sofferenza e che Dio punisca il peccato con la malattia. Queste tre false credenze provengono da un determinato modo di guardare alla società, alla sessualità e a come Dio operi nel mondo. L’omofobia (l’insensata paura, l’odio e l’intolleranza verso lesbiche e uomini gay) si basa su queste idee e la visione del mondo che riflettono, fraintendendo completamente il significato di Cristo. È responsabilità dei cristiani superare questa paura e questo fraintendimento per dimostrare l’amore e la grazia di Dio.
Gli atti omosessuali sono peccato?
Ci sono alcuni passaggi nella Bibbia che si dice condannino gli atti omosessuali. Attualmente c’è un vivo dibattito in corso su questi passaggi. Alcuni credono che essi condannino qualsiasi comportamento omosessuale, ma un numero crescente di esperti sostiene che in realtà solo alcuni di questi atti sessuali vengano effettivamente stigmatizzati, e cioè quelli che comportano l’abuso o l’idolatria.
Ad esempio, molti studiosi della Bibbia credono che la storia di Sodoma e Gomorra (Gen. 19) condanni lo stupro, non l’omosessualità in generale. E lo stupro è un atto di violenza estraneo alle relazioni sentimentali tra omosessuali. Altri passaggi della Bibbia, come ad esempio Ezechiele 16:49-50, identifica i peccati di quelle città con l’ingiustizia e l’idolatria. Nello stesso modo, alcune autorità religiose evidenziano come La Prima Lettera ai Corinzi 6:9 e Lettera ai Romani 1:24-27 del Nuovo Testamento trattino di un comportamento sessuale privo di amore e basato sullo sfruttamento (come la pedofilia o la prostituzione nei templi comune in quell’epoca). Ma anche in quei casi, il messaggio cristiano è di perdono e recupero. Gesù non disse niente riguardo all’omosessualità, mentre parlo molto di fede, speranza e amore.
Alcuni passaggi della Bibbia attorno ai quali non vige alcun dibattito ci assicurano che ognuno di noi avrà accesso a Dio tramite la fede. Giovanni 3:16 insegna che chiunque abbia fede in Cristo avrà vita eterna. Lesbiche e uomini gay che credono in Cristo dunque farebbero parte di questi chiunque, secondo Giovanni.
Non solo la Bibbia non condanna rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso, ma offre anche molte immagini positive e riferimenti riguardo l’intimità fisica e la sessualità. Le storie di Ruth e Naomi, Davide e Giovanni e il Cantico dei Cantici ne sono alcuni esempi. Al giorno d’oggi molti cristiani sono convinti che la sessualità, sia eterosessuale che omosessuale, sia un magnifico dono di Dio. Gli uomini gay e le donne lesbiche devono ricordarsi e sapere nel loro cuore che il sesso va bene. Chi è credente è dunque chiamato a celebrarne e sostenerne l’intrinseco valore.
Dio causa sofferenza?
Perché le persone soffrono? Tutte le religioni si sono trovate ad affrontare questa domanda. Il mondo è pieno di dolore umano causato dalla fame, dalla malattia, dalla povertà e da molteplici forme di oppressione e ingiustizia. Se queste cose accadono, allora significa che sono volontà di Dio, che Dio vuole farci soffrire? Il male è una forza molto presente nel mondo, una forza non voluta da Dio (Marco 1:23-24). E l’HIV/AIDS è una forza sicuramente devastante, ma non voluta da Dio. Per gli uomini gay, emofiliaci, neonati con HIV, tossicodipendenti o qualsiasi altra persona che convive con l’HIV/AIDS questo non è “lo scotto da pagare”. Gesù non ha mai punito causando malattia. Gesù guariva. L’HIV/AIDS è una tragedia, e Gesù soffre con tutti coloro che ne sono affetti o che a causa sua hanno perso delle persone care.
Le cose spiacevoli accadono. Ci capita spesso di dover star male senza averne colpa, perché il mondo può essere un posto ingiusto, un posto iniquo.
Dio non crea caos o ingiustizie. Dio crea l’ordine dal caos, esige giustizia dove c’è ingiustizia. Dio non provoca tragedie, Dio risponde alla sofferenza curando. A volte cura tramite la riabilitazione fisica, altre con una potenza tale da riuscire ad emergere in mezzo alla sofferenza, anche di fronte alla morte (Prima Lettera ai Corinzi 12:9). Un esempio della potenza guaritrice di Dio è ben descritta da una donna che ha perso un amico a causa di complicanze dovute all’AIDS: “Da bambino, egli subiva soprusi da parte della madre, la quale poi lo abbandonò, ma da adulto, nei suoi ultimi mesi di vita, sua madre venne a vivere con lui, occupandosi di lui notte e giorno. Durante il tempo trascorso insieme, le vecchie ferite si risanarono, il perdono emerse e la fede maturò. Il mio amico ricevette come guarigione un amore familiare che non aveva mai conosciuto”.
Persino quando tragedie ingiuste invadono la nostra vita, l’amore di Dio riesce a portare del buono sotto forma di guarigione e crescita. Possiamo trovare il tocco guaritore di Dio nelle nostre lacrime e nelle nostre grida di dolore. Possiamo trovare il suo tocco guaritore nelle parole di affetto e conforto degli altri. E soprattutto, noi possiamo trovare il suo tocco guaritore attraverso quella pace interiore che proviene dalla sua presenza e dalle sue promesse. Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Lettera ai Romani 8:28).
Il peccato viene punito con la malattia?
“Dio punisce gli uomini gay e le donne lesbiche con l’HIV/AIDS?”. Queste sono il tipo di domande che sono state poste per centinaia di anni prima che l’HIV/AIDS emergesse come problema: ogni qual volta una misteriosa malattia o qualche catastrofe capitava ad una determinata comunità, c’era sempre qualcuno che sosteneva che Dio utilizzasse la calamità come giudizio contro le persone coinvolte. Ma se l’HIV/AIDS è una piaga mandata da Dio all’interno delle comunità di gay e lesbiche, allora c’è una falla nel piano. C’è infatti la questione di tutte quelle persone che non sono né gay né lesbiche ma che vengono comunque colpite e contagiate. Ad esempio, qual è la spiegazione per la decimazione causata dal l’HIV/AIDS nell’Africa centrale, dove la trasmissione è primariamente eterosessuale?
Non c’è chiaramente alcuna ragione per suggerire che Dio giudichi negativamente la comunità gay o quella lesbica, e neanche per credere che egli abbia creato l’HIV/AIDS come castigo. Tutte le donne affette da cancro al seno sono allora vittime della collera divina? Le persone di stirpe africana vengono punite con l’anemia falciforme? Cos’hanno fatto gli ebrei per meritarsi la malattia di Tay-Sachs? È risaputo che negli Stati Uniti l’HIV/AIDS colpisce le comunità di colore in maniera sproporzionata. Questo allora vuol dire che Dio giudica le persone di colore? Molte persone risponderebbero a queste domande con un sonoro “Ma no!”.
Ai tempi di Gesù Cristo le persone si ponevano domande simili. Allora, come oggi, molti sostenevano che la sofferenza fosse una diretta conseguenza del peccato. Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”. (Giovanni 9:1-3)
Gesù allora tese le braccia verso l’uomo per curarlo. Dunque anche i cristiani devono rifiutare l’idea che l’HIV/AIDS, o qualsiasi altra malattia, siano una punizione per aver peccato. Le persone credenti, così come Gesù Cristo, devono tendere la propria mano per guarire. Piuttosto che essere interpretata come un castigo di Dio, la sofferenza deve diventare un’occasione per dimostrare il suo amore. Quando i cristiani tendono la propria mano e toccano coloro che hanno l’HIV/AIDS, possono trasformare la sofferenza nell’esempio vivente dell’amore di Dio.
Qual è la responsabilità delle persone credenti?
Nonostante la cultura odierna si focalizzi sul male e sul peccato come questioni individuali, la Bibbia spesso parla del peccato come qualcosa in cui gli esseri umani vengono coinvolti in gruppo. Similmente, il male si manifesta in gruppi, sotto forma di qualcosa e in forze che vanno al di là dell’individuo. Una risposta di fede all’HIV/AIDS deve essere allora una risposta messa in atto in gruppo, così come individualmente.
Se gli atti omosessuali non sono il male e Dio non porta sofferenza o castigo a gay e lesbiche tramite l’HIV/AIDS, allora cosa trattiene le persone, specialmente gay e lesbiche, dal dare una risposta di fede? Una risposta è l’omofobia, l’insensata paura, l’odio e l’intolleranza verso lesbiche e uomini gay.
L’omofobia tocca gay e lesbiche quando essi credono che ci sia qualcosa di sbagliato nella loro sessualità. Mettono in questione la legittimità di ciò che sono e si arrendono all’odio per se stessi. La conseguente scarsa autostima ha portato alcuni di loro ad abbandonare le precauzioni per un sesso sicuro. Nel caso di giovani gay o lesbiche, questa scarsa autostima, causata dalla cultura dominante, qualche volta impedisce loro di adottare le precauzioni necessarie sin dall’inizio delle loro vite sessuali. Combinata poi al senso di invulnerabilità verso la malattia comune nei giovani, non c’è da meravigliarsi se i tassi di infezione da HIV tra i giovani siano tra quelli in maggiore crescita in ogni popolazione.
Con le battute sui gay e la mancanza di modelli positivi, le persone tendono ad imparare l’omofobia molto presto nelle loro vite. Affrontare la paura verso la propria sessualità e verso la propria identità è il primo passo per poter uscire da quella paralisi che affligge molte persone delle comunità gay o lesbiche. La libertà dall’omofobia è un importante primo passo verso la prevenzione ed eliminazione di questa tragica malattia.
Gesù disse “conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32), eppure troppo spesso le persone rifiutano la verità, o evitano di documentarsi riguardo al l’HIV/AIDS per paura. È responsabilità di chiunque abbia fede informarsi e poi istruire chi è loro vicino. Molti hanno paura del rischio di contrarre l’HIV/AIDS, e questa paura può essere superata con la conoscenza. Sapendo come viene trasmessa l’HIV, le persone di fede possono essere positive riguardo al sesso, rimanendo HIV-negative.
Seguendo l’esempio di Gesù, le persone di fede sono chiamate a mangiare insieme alle persone affette da HIV/AIDS, e condividere con loro la propria casa (Matteo 25:6); toccare le persone con HIV/AIDS e offrire la propria vicinanza (Matteo 8:2-4); guarire coloro affetti da HIV/AIDS (Luca 17:11-19). Una delle più importanti responsabilità di tutte le persone di fede è dunque offrire una leale ed autentica presenza nelle vite di chi ha l’HIV/AIDS, a testimonianza del tocco guaritore di Gesù.
L’HIV o l’AIDS sono un castigo o un giudizio di Dio? Nelle menti e nei cuori di molte persone di fede la risposta è indubbiamente: “Ma no! Certo che no!” Questa pandemia è una tragedia. Dà comunque alle persone di fede l’opportunità di essere fedeli testimoni dell’amore e della potenza curatrice di Dio, anche di fronte alla sofferenza, alla morte e alla desolazione.
Per approfondire:
· Boswell, John. Christianity, Social Tolerance, and Homosexuality, Chicago: The University of Chicago Press, 1980.
· Eastman, Rev. Elder Donald. Homosexuality: Not a Sin, Not a Sickness: What the Bible Does & Does Not Say, Los Angeles: Universal Fellowship Press, 1990.
· Fortunato, John E. AIDS: The Spiritual Dilemma, San Francisco: Harper & Row, 1987.
· Kushner, Harold S. When Bad Things Happen To Good People, New York: Avon Books, 1981.
· Russell, Letty M. The Church With AIDS. Louisville, KY: Westminster/John Knox Press, 1990.
· Scanzoni, Letha and Mollenkott, Virginia Ramey. Is the Homosexual My Neighbor? Another Christian View, San Francisco: Harper & Row, 1978.
* Questo testo è stato originariamente scritto nel 1985 in cooperazione con il Rev. Jennie Boyd Bull, presidente del UFMCC (Commission on Faith, Fellowship, and Order). Le revisioni del 1994 sono opera del Rev. A. Stephen Pieters, direttore di sezione del UFMCC AIDS Ministry.
Testo originale: HIV/AIDS: Is It God’s Judgment?