Liberare, guarire, respirare. La discussione nell’Assemblea del Sinodo Tedesco sulla “Benedizione per le coppie LGBT”
Riflessioni e traduzioni testi dal tedesco di Antonio De Caro*
A Francoforte sul Meno, dal 9 all’11 marzo 2023, si è tenuta la quinta assemblea del Sinodo Cattolico Tedesco. I partecipanti (vescovi, sacerdoti, religiosi, teologi, psicologi, studiosi, laici, fra cui molte donne) hanno discusso a lungo e poi hanno votato se approvare o no un testo sulla “Benedizione per persone che si amano”. Elaborato da un’apposita commissione sinodale, esso è il frutto di un lungo lavoro di mediazione, con l’intento di dare spazio a tutte le voci all’interno della Chiesa tedesca, a quelle conservatrici come a quelle innovatrici, ma in ogni caso dipende dalla nuova valutazione dottrinale sull’omosessualità che lo stesso Sinodo Tedesco ha approvato a larga maggioranza il 9 febbraio 2023.
Il testo propone l’introduzione di liturgie pubbliche, in chiesa, per la benedizione di coppie omosessuali, o coppie di divorziati e risposati, o coppe eterosessuali non sposati. Una volta approvato, esso darà il via ad un periodo di sperimentazione, in cui diverse forme di questa liturgia innovativa (in realtà già praticata, ma non pubblicamente) potranno essere elaborate e valutate, sul piano sia rituale sia pastorale. A questa elaborazione sono invitati a cooperare vescovi, sacerdoti, esperti di liturgia, fedeli laici, le coppie interessate alla benedizione, in un processo corale. È anche previsto che qualora un ministro, per ragioni di coscienza, non fosse disponibile per queste celebrazioni, potrà astenersi e cedere il posto ad un altro.
Anche da questo punto si nota che il testo, pur rappresentando una grande novità, nasce da uno sforzo di compromesso fra istanze tradizionali e sguardi profetici, allo scopo di rendere sempre più credibile l’annuncio del Vangelo. Non va infatti dimenticato (e questa è una preoccupazione ricorrente nel Percorso Sinodale Tedesco) che un numero crescente di fedeli -in prevalenza giovani- abbandonano la Chiesa Cattolica perché non si riconoscono nella sua dottrina, soprattutto se questa mostra di essere incoerente con i valori del Vangelo e con la concreta azione pastorale nella vita delle persone. Aperture come questa hanno lo scopo esplicito di riguadagnare la fiducia dei fedeli verso la Chiesa, poiché rappresentano cambiamenti concreti e vincolanti.
E in effetti “compromesso” e “senso delle sfumature” sono i termini più frequenti nel dibattito, che ha portato poi alla votazione e all’approvazione del testo nell’assemblea sinodale (per vedere il video on line della discussione su You Tube, dal minuto 4:57:45 al minuto 6:40:00). Questo dibattito l’ho ascoltato più volte e vorrei proporne adesso una sintesi con alcuni commenti.
LA DISCUSSIONE
Il video è interessante, innanzitutto, perché permette di dare un volto ad alcuni nomi rilevanti del dibattito su fede e omosessualità in Germania, nomi ben noti attraverso i contributi teologici di questi ultimi anni: come Birgit Mock e il vescovo Helmut Dieser, presidenti del 4 Forum Sinodale “Vivere in relazioni riuscite” che ha elaborato il documento sulle benedizioni; e poi ancora Martina Kreidler-Kos, che è intervenuta anche in alcuni dibattiti in Italia; i vescovi F. J. Bode, F. J. Overbeck, soprattutto G. Bätzing, che alla conclusione del dibattito ha richiamato i vescovi tedeschi – di cui è presidente – a collaborare fattivamente con i laici nel percorso sinodale.
Sia il documento, sia la relativa discussione, in effetti, sono un intenso esempio di lavoro sinodale, in cui consacrati e laici hanno pari diritto di riflessione, di parola e di voto. Nel dibattito è possibile cogliere anche una certa vivace contrapposizione fra diverse sensibilità, gestita con parrhesia e comunque regolata dalle norme di un voto democratico e trasparente: l’assemblea ha infatti escluso lo scrutinio segreto, nella convinzione che ciascuno debba “metterci la faccia”, cioè assumersi in modo pubblico la propria responsabilità.
LA RIFLESSIONE SULLA DOTTRINA
In apertura, è stata rievocata l’esperienza di Madeleine Delbrêl, mistica, poetessa e assistente sociale francese, convinta che Dio si lasci incontrare da noi nella vita quotidiana e nel contatto con gli altri esseri umani. Accogliere ed amare, concretamente, il prossimo è il modo principale per incontrare ed amare Dio, la bussola evangelica che può guidarci nel percorso di una fede sempre in tensione fra la continuità della tradizione e l’esplorazione dinamica del nuovo. La fede e la Chiesa vivono, infatti, nella storia ed è inevitabile che si trasformino dinamicamente per rispondere alle sollecitazioni di un mondo che cambia e pone nuovi interrogativi.
Questo non vuol dire che la Chiesa debba rinunciare alla sua identità, al “deposito della fede”: il suo annuncio, oggi, dipende piuttosto dalla capacità di mantenere fisso lo sguardo sul volto di Dio per come ce lo ha rivelato Gesù Cristo. Dio è amore, e solo donando a nostra volta amore possiamo esserne testimoni credibili. Riconoscere il bene che viene da Dio, diffondere il bene che viene da Dio: benedire, con parole e con gesti, è proprio la missione originaria della Chiesa, coerente con un atteggiamento eucaristico. Benedire significa prima di tutto riconoscere il bene che Dio ci dona, quindi “parlare bene di Lui” e, in risposta, offrire il bene agli esseri umani, nel Suo nome.
Per queste ragioni, occorre poter benedire anche le coppie omosessuali, formate da persone che si amano, rimangono insieme nella gioia e nel dolore e ogni giorno tentano di incontrarsi (anche intimamente) con dignità e rispetto. Nel loro amore è possibile incontrare un bene che Dio dona all’umanità e alla Chiesa: benedirle vuol dire portare alla luce questo bene che già esiste nella realtà. La benedizione non scaturisce dalla Chiesa, ma da Dio; la Chiesa non ha il potere di generare una presenza, ma la forza autorevole per individuarla e manifestarla (Hans Joachim Sander). La benedizione possiede un’energia che risana, poiché trasmette questo messaggio: tu non sei solo, voi non siete soli, Dio cammina con voi. Per questo, la benedizione dona libertà e salvezza.
Buona parte delle riflessioni proposte durante il dibattito è animata dallo sforzo di distinguere la celebrazione di benedizione dal classico sacramento del matrimonio. Mentre la benedizione rientra nei “sacramentali” (che hanno una loro specifica regolamentazione liturgica), il sacramento del matrimonio è un’alleanza di amore fra un uomo e una donna, che rispecchia l’alleanza di Dio con l’umanità e l’amore di Cristo per la Chiesa.
Il consenso sacramentale fonda una realtà nuova, cioè la famiglia, chiesa domestica; vi è anche l’impegno alla generazione e all’educazione dei figli. Invece la benedizione non crea qualcosa di nuovo (cioè una famiglia cristiana), ma riconosce il bene che già c’è, nell’amore della coppia, che costituisce un beneficio anche per gli altri che li accompagnano. Questo “riconoscimento del bene” permette di derogare al Responsum che vede nell’amore omosessuale solo un peccato.
È chiaro che alla base di questa visione troviamo un’idea estensiva del matrimonio, anche grazie al principio di gradualità affermato da Amoris laetitia. Il bene viene da Dio e può crescere grazie a Dio: questo vale anche per le identità omosessuali, transessuali o intersessuali, che la Chiesa non deve deprimere, ma accompagnare ed includere. L’inclusione è il valore che guida i testi operativi sinodali sulla multiformità sessuale, che si muove fra le polarità del maschile e del femminile delineate dalla Bibbia.
Le situazioni intermedie e non conformi non rappresentano ostentazioni ideologiche, ma reali, e spesso sofferte esperienze esistenziali. E se accogliere con benevolenza e benedire queste persone e i loro amori entrasse in conflitto con la secolare dottrina della Chiesa, la domanda risolutiva dovrebbe essere: che cosa farebbe o direbbe Gesù guardando in faccia le persone LGBT? Le respingerebbe in nome della legge e dell’autorità, da preservare ad ogni costo, o le accoglierebbe in nome dell’amore?
Accettare la benedizione per le coppie omosessuali è anche un gesto di riconciliazione per il passato in cui le persone omosessuali sono state ferite e condannate come “maledette”. Se la Chiesa cattolica ammettesse la benedizione delle coppie omosessuali, darebbe un chiaro segno di accoglienza e di riconciliazione, che permetterebbe a tutti di respirare liberamente.
Molti fedeli, per esempio molti genitori, hanno rifiutato le persone omosessuali e il loro amore poiché la dottrina della Chiesa ha sostenuto per secoli che queste persone e questi amori fossero destinati all’inferno; la Chiesa influenza la mentalità e la sensibilità delle persone e i vescovi devono ricordare che la loro responsabilità è enorme per quanto riguarda la salute psicofisica delle persone, la prevenzione del disagio e del suicidio.
In molte realtà della Chiesa tedesca le benedizioni avvengono già, ma in una “zona grigia” di clandestinità e di paura: occorre portare invece alla luce del sole la verità, cioè che Dio non può non accogliere e non sostenere le persone che scelgono di amarsi in modo fedele e generoso. Approvare il documento vorrebbe dire anche tutelare la serenità di quegli operatori pastorali, consacrati o laici, che accettano di guidare la celebrazione e che, fino a questo momento, possono essere colpiti da sanzioni disciplinari.
IL BELGIO E LA SITUAZIONE DEI VESCOVI FIAMMINGHI
Alla fine del dibattito ha preso la parola il vescovo belga J. Bonny, impegnato da anni per l’accoglienza delle persone omosessuali all’interno della Chiesa Cattolica. Bonny ha raccontato l’esperienza dei vescovi belgi, sia fiamminghi che francofoni, che hanno elaborato un conciso documento sulla benedizione delle coppie omosessuali. Tale sintesi è nata da un’intensa riflessione su Amoris laetitia e sui criteri che essa introduce: il primato della coscienza, l’importanza del discernimento e la gradualità della Grazia, che può essere presente anche in rapporti che la tradizione considera irregolari.
Accanto a questa profonda interpretazione di Amoris laetitia i vescovi belgi hanno messo in atto una fitta strategia del dialogo, sia con gli esperti (di teologia, pastorale, liturgia), sia con le persone coinvolte esistenzialmente dal “desiderio di benedizione”. Il dialogo è (stato) reso possibile anche dal fatto che ogni diocesi prevede un incaricato per la pastorale con le persone LGBT. Il testo redatto, breve ed essenziale, è stato approvato all’unanimità da tutta la Conferenza Episcopale Belga. E proprio in forza di questo consenso unanime papa Francesco ha lasciato loro la libertà di decidere questa materia, senza porre divieti al processo che comporta un periodo di sperimentazione e osservazione liturgica, i cui materiali andranno successivamente raccolti e valutati. La coesione dei vescovi ha fatto sì che il papa rispettasse l’autonomia della Chiesa locale.
ALCUNE OBIEZIONI
L’approvazione del documento era appoggiata dalla commissione che lo aveva redatto e dallo stesso 4 Forum sinodale. Ciononostante durante il dibattito sono state sollevate diverse obiezioni.
La prima e la più ovvia è: per rimanere cattolici occorre obbedire al Magistero e al Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede che proibisce la benedizione delle unioni omosessuali in quanto sarebbe una benedizione del peccato che Dio non può condividere. La risposta è che anche nelle unioni omosessuali può trovarsi il bene, che in ultima analisi è dono e segno della presenza di Dio.
È vero, sarebbe necessario cambiare prima il Magistero sull’omosessualità, per esempio il Catechismo, attendendo il sinodo universale: ma durante questi tempi così lunghi e questi processi così difficili, almeno la Chiesa locale deve poter rispondere in modo concreto all’esigenza di accogliere le persone e di essere un segno vivo di riconciliazione. E se alcune Chiese, come quelle africane, disapprovano senza condizioni l’accoglienza delle persone e delle relazioni omosessuali, la loro autonomia va rispettata, così come va anche rispettata l’autonomia della Chiesa tedesca, la cui esperienza profetica può dare anche un impulso di rinnovamento e una spinta evolutiva alla Chiesa universale.
Il documento, se approvato, potrebbe provocare una spaccatura all’interno del clero, poiché alcuni vescovi e sacerdoti saranno favorevoli alle benedizioni, altri no. Da questo punto di vista, il documento prevede la possibilità dell’obiezione di coscienza e il ricorso ad altri ministri o guide spirituali. Ma sia i laici sia G. Bätzing chiedono ai vescovi di non opporsi, nemmeno in modo omissivo, alle decisioni della maggioranza sinodale, poiché il prezzo di tale titubanza è la mancanza di credibilità della Chiesa e l’allontanamento di un numero sempre maggiore di persone, soprattutto giovani. Testimoniare l’amore accogliente di Cristo deve essere più importante che mantenere una coerenza formale per proteggere l’autorità dell’istituzione. Per usare le parole di F. Stede, intervenuta al dibattito, “bisogna lasciare la porta aperta e libero spazio non all’arbitrio, ma all’amore”.
Alcuni vescovi contrari all’approvazione, come il salesiano S. Oster proprio all’inizio del dibattito, sollevano questo dubbio: il documento, sembra, è aperto all’inclusione di tutte le relazioni, senza dare un chiaro quadro antropologico per capire quali relazioni sono effettivamente conformi al piano di Dio. La risposta è arrivata immediatamente, con una rapidità efficace e anche, in un certo senso, divertente: il frate domenicano Simon Hacker chiede come mai non c’è questo chiaro quadro antropologico, e lo chiede proprio ai vescovi, che con la loro renitente esitazione lo scorso 08/09 hanno impedito al percorso sinodale la piena approvazione di un documento che avrebbe fornito il necessario quadro antropologico sulla sessualità umana. I vescovi, quindi, non possono lamentare l’assenza di una visione complessiva dopo che sono stati loro stessi a ostacolarla.
Un’ultima obiezione. La benedizione per le coppie omosessuali deve essere distinta dal matrimonio sacramentale (così come in Italia, in punta di diritto, le unioni civili non vanno considerate matrimoni civili). Questa non può essere ritenuta, essa stessa, una discriminazione? Quando due persone si amano, è il loro consenso libero e vicendevole che apre fra loro il canale del bene; è il loro desiderio di dono reciproco che chiama alla vita l’impegno per il bene dell’altro o dell’altra.
Se nel matrimonio sacramentale i ministri sono gli sposi stessi, uomo e donna, in forza della loro libera e concorde intenzione di dono reciproco, perché questo non deve valere anche per una coppia omosessuale? È il vescovo R. Voderholzer a sollevare questa obiezione, a cui risponde il laico G. Podschun: allora forse sarebbe il caso di pensare a un sacramento del matrimonio per tutti -come sarebbe il caso, aggiungo io, di pensare ad un sacramento dell’ordine per tutte e tutti.
LE RICADUTE
Alla fine del dibattito, una complessa procedura di voto ha portato all’approvazione del documento, con una maggioranza schiacciante (98,46% dei votanti), anche all’interno del gruppo dei vescovi (80,85%). Adesso in tutta la Germania sarà possibile celebrare le benedizioni per coppie dello stesso sesso, pubblicamente, in ambiti cattolici, senza paura di conseguenze disciplinari per chi sceglierà liberamente di guidare tali liturgie. Si apre un periodo di sperimentazione rituale i cui risultati verranno raccolti e vagliati, per costruire successivamente una forma codificata, a partire dal Benedizionale già in vigore.
Si tratta di una sfida e di uno stimolo per la Chiesa universale, che però nasce dalla sincera esigenza di manifestare concretamente l’impegno quotidiano contro ogni forma di ingiustizia, di portare riparazione e benedizione alle persone che finora hanno vissuto nella sofferenza e nella maledizione (e le cui esperienze hanno vibrato anche in alcuni racconti autobiografici durante il dibattito). La benedizione delle persone che si amano farà sì che la Chiesa sia più vicina all’esperienza reale e quotidiana dei fedeli, dando un autentico segno di accoglienza ecclesiale e sociale.
Mi piace concludere con la riflessione della prof. J. Knop: i vescovi hanno tre compiti, insegnare, amministrare e santificare; a ciascuno di questi compiti corrispondono tre forme o risorse, i dogmi, il diritto canonico e la liturgia. Ma se uno di questi tre aspetti non è coerente con gli altri, la Chiesa non deve rimanere ferma per paura di perdere autorità e stabilità: deve piuttosto scegliere la via dell’accoglienza e dell’amore, quella incarnata da Gesù nel Vangelo, che porta al bene globale e alla salvezza degli esseri umani..
Credo sia importante fare conoscere il più possibile anche in Italia sia il documento sia il dibattito che ha portato alla sua approvazione: perché anche i fedeli e i vescovi italiani siano consapevoli che un cambiamento è possibile, in piena coerenza con il Vangelo e con lo spirito sinodale che per impulso di papa Francesco attraversa anche la nostra Chiesa ormai da diversi anni.
Questo cambiamento, che sa di resurrezione, è già in atto, grazie all’impegno dei credenti LGBT, dei loro genitori, degli operatori pastorali che con la loro quotidiana testimonianza, il loro bisogno di dialogo e la loro disponibilità stanno camminando insieme e stanno insegnando e imparando a vicenda che è possibile annunciare la forza liberante del mistero pasquale parlando le lingue degli uomini di oggi. È lo Spirito autore di questa diffusione della buona notizia, che – come negli Atti degli Apostoli – abbatte le barriere della contaminazione e spinge gli apostoli ad annunciare il Vangelo e donare la salvezza per le strade in cui viaggiano gli eunuchi.
* Antonio De Caro (Palermo 1970) collabora con La Tenda di Gionata per promuovere il dialogo fra condizione omosessuale e fede cristiana. Ha già tradotto dal tedesco i seguenti contributi: Teologi, biblisti e liturgisti cattolici si confrontano su “La benedizione delle unioni omosessuali (2020), “Mit dem Segen der Kirche?” La chiesa cattolica tedesca e le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale (2019). Sul tema ha pubblicato anche i seguenti saggi: La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella Chiesa (2021), Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019), Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019)