I licenziamenti dei lavoratori LGBT e l’omofobia nascosta nella chiesa cattolica
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 26 giugno 2017, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Un altro lavoratore negli Stati Uniti sostiene di essere stato licenziato a causa del proprio orientamento sessuale, come racconta Melinda Selmys nel suo blog, Catholic Authenticity. Joshua Gonnerman dice di essere stato licenziato da un’istituzione cattolica perché gay. Anche se Gonnerman non ha fornito particolari sul licenziamento, la Selmys ha correttamente osservato che questi avvengono non a causa di determinati comportamenti, ma per l’orientamento sessuale.
La blogger spiega che Gonnerman è celibe perché ha deciso di seguire l’insegnamento del magistero sull’omosessualità ed “il suo impegno nell’aiutare le persone a trovare stili di vita consoni ad esso” è risaputo. Di questa sua attività si è parlato in un articolo di qualche anno fa apparso su The Washington Post. La Selmys scrive: “Vorrei poter dire che si tratta della prima volta in cui uno dei miei amici ha perso il suo lavoro in un’organizzazione cristiana o cattolica a casa del suo orientamento sessuale, ma non è così. Per evitare di essere discriminati dalle istituzioni cristiane conservatrici non basta né avallare pubblicamente il loro insegnamento, né usare termini come ‘attrazione per lo stesso sesso’ invece che ‘gay’… In tutti questi casi si dice che è la loro omosessualità ad essere la causa del licenziamento”.
“Ecco perché mi ribolle il sangue quando si dice che nelle comunità cristiane non c’è discriminazione omofoba – che i cristiani distinguono tra comportamenti peccaminosi e non, e non sono contro le persone. Conosco molti più queer cristiani della maggior parte della gente, ed c’è un tale il tasso di smaccata discriminazione contro di loro che nessuno potrà mai convincermi che si tratta di qualcosa di strano o i isolato, il modo di porsi di singoli individui, piuttosto che il sintomo di un pregiudizio sistematico“.
Secondo l’analisi della Selmys, questi licenziamenti non avvengono a causa dell’etica ‘doppia’ per cui i lavoratori eterosessuali non sono ‘spiati’ come quelli omosessuali. Non riguardano gay e lesbiche la cui coscienza li porta a dissentire dall’insegnamento sull’etica sessuale del magistero. Ma riguardano, e ce lo dimostrano , una non accettazione delle persone cristiane LGBTQ in quanto tali. Per dirla come la Selmys: “Siamo visti come pericolosi outsider anche se scegliamo di essere obbedienti alla Chiesa“.
In un altro post del blog Catholic Authenticity, l’autrice attacca ulteriormente l’omofobia della Chiesa. Afferma che ci sono molte persone che usano contraccettivi che pur lavorando in strutture ecclesiastiche non vengono mai vessati “perché tutti sanno che se la Chiesa li licenziasse, ci troveremmo davanti ad una crisi vera e propria“. Non ci si aspetta che gli eterosessuali cattolici siano perfettamente ligi agli insegnamenti sulla sessualità, e così: “quando si arriva all’argomento omosessualità, improvvisamente non c’è niente che vada bene. Se sei gay bisogna aspettarsi il controllo inquisitivo di improvvisi troll del web, o di essere chiamati ad approvare pubblicamente le parole più dure di qualsiasi documento Vaticano concernente la sessualità. Prima di entrare in una sala della parrocchia, vi si potrebbe letteralmente chiedere di firmare un documento che confermi la vostra adesione ai dettami della Chiesa”.
“Se siete gay, i soliti metodi con cui i cattolici affrontano il desiderio sessuale non sono abbastanza: dovete guardarvi costantemente da ogni segno di omosessualità e, nella vita, il vostro obiettivo dovrebbe essere la crocifissione dell’eros LGBTQ. Niente di meno. Ed è probabile che siate visti come eretici, pagati da George Soros per sostenere le rivendicazioni gay“.
Dal 2008 più di sessanta impiegati di strutture ecclesiastiche hanno perso il loro lavoro per questioni relative al loro essere LGBTQ – e questi sono solo i casi noti.Il licenziamento di Joshua Gonnerman sottolinea un punto che gli attivisti LGBTQ hanno già sottolineato in passato, cioè che questi licenziamenti non riguardano le relazioni omosessuali, o il fatto di approvare o meno i matrimoni gay ma, fondamentalmente, nascono dall’omofobia presente nella Chiesa e questa è una delle sue conseguenze. Che anche i cattolici queer che sentono come loro gli insegnamenti della Chiesa inizino a dire come la pensano su queste ingiustizie, costituisce senza dubbio un passo in avanti.
Testo originale: Latest Firing Reveals Church Worker Disputes are Really About Homophobia