Licheni. Alla scoperta della queer ecology
Dialogo di Katya Parente con Enrico Corte
L’ecologia è un argomento importantissimo, direi fondamentale, al giorno d’oggi: il pianeta è (quasi) al collasso e bisogna ripensare ai nostri comportamenti rendendoli meno impattanti e distruttivi.
Di questo si è discusso il 6/7/8 settembre 2024 a Sant’Agata sul Santerno, in provincia di Ravenna, nell’ambito della terza edizione del Festival Internazionale dell’Ecologia Queer e della Decrescita “Licheni”, svoltosi presso il CSA Terrestra e curato da Enrico Corte e Andrea Nurcis, due eclettici artisti sardi.
Cosa avrà a che fare l’ecologia col mondo queer, vi state chiedendo? Per rispondere a questo e altri quesiti abbiamo raggiunto Enrico. Vediamo cosa ci siamo detti.
Cos’è “Licheni” e perché questo nome così particolare?
L’idea di formare il collettivo Licheni nasce nel 2023 in occasione della conferenza internazionale sulla decrescita a Zagabria. Il collettivo è formato da un gruppo di ragazzə provenienti da varie parti d’Italia e da varie esperienze europee, già impegnatə nell’organizzazione di altri festival (come Alt Shift, festival austriaco sulla decrescita, o Metamorfosis, festival di Barcellona) in cui convive il pensiero decrescentista con la queer ecology. Il loro intento era quello di creare un evento che portasse per la prima volta in Italia la visione dell’ecologia queer con un approccio politico alla decrescita, creando una cultura e una rete di persone italiane, anche residenti all’estero, interessate a queste tematiche.
Licheni è stato scelto come nome anche della prima edizione del Festival dell’Ecologia Queer e della Decrescita tenutosi quest’anno in Italia, e per l’esattezza qui nel nostro podere in Romagna. Tale nome è stato usato come metafora di fluidità e convivenza: infatti i licheni non dovrebbero essere visti come “individui” ma come specie diverse che si uniscono per creare un nuovo organismo. Ad esempio, un fungo e un’alga possono unirsi per diventare un lichene. Inoltre i licheni sono ecosistemi molto sensibili all’inquinamento e nello stesso tempo altamente resilienti.
Il noto sociologo inglese David Andrew Griffiths, che si occupa di teoria queer, intersessualità, studi sul femminismo e storia della sessualità, sostiene che i licheni “sono cose queer e gli individui umani sono in effetti tutti licheni; siamo tutti consorzi multispecie queer, sempre già coinvolti in innumerevoli e imprevedibili relazioni costitutive a tutte le scale”.
Occorre dire che né io né le altre persone con cui vivo e lavoro facciamo parte del collettivo Licheni. Quest’anno i/le componenti del collettivo si sono rivolti a noi della CSA Terrestra chiedendoci di ospitare il Festival nel nostro podere agricolo situato nella campagna romagnola, in quanto trovavano di avere con noi parecchi punti in comune sul piano delle scelte ecologiche e dello sguardo queer e transfemminista sul mondo. Abbiamo messo loro a disposizione sette ettari di parco agricolo che include anche diversi edifici, abitazioni, studi d’artista, spazi destinati alla cultura e agli incontri sociali di ogni genere, con parecchi animali non umani in libertà nelle aree verdi.
Come si è svolta quest’edizione e quali sono i temi che ha affrontato?
Sia il collettivo Licheni che noi della CSA Terrestra siamo rimasti soddisfatti dall’esito dei tre giorni del Festival e dalle energie-sinergie che si sono create. Sono arrivate un centinaio di persone, perlopiù giovani, provenienti da tutta Europa e da vari ambiti di studio, professionali e culturali. Hanno alloggiato in tende disposte all’interno del parco agricolo di Terrestra. C’è stato un fitto calendario di iniziative: workshop, laboratori, tavole rotonde, concerti, performance teatrali, open mic e momenti di festa.
Sono stati affrontati tanti temi, economia, ecologia, antispecismo, arte… per finire con un interessante dibattito sul problema dei cambiamenti climatici e delle alluvioni. Terrestra infatti si trova proprio nel cuore delle zone più colpite dalle alluvioni in Romagna, ma per fortuna è stata risparmiata sia dal disastro del maggio 2023 che dalle recenti inondazioni del settembre 2024.
Ci parli del progetto CSA Terrestra?
Terrestra è un progetto sfaccettato che prevalentemente si occupa di cultura e agricoltura. All’interno di Terrestra si trova una CSA, acronimo che significa “comunità che supporta l’agricoltura”. La CSA attualmente conta una sessantina di socie e soci che hanno sottoscritto un patto di mutuo supporto al di fuori delle leggi del mercato, percorrendo strade inedite di sostegno comunitario e non belligeranza nei confronti dell’ambiente e dei suoi viventi.
Le pratiche agricole applicate a Terrestra, oltre ad essere biologiche ed agroecologiche, rispettano i principi del pensiero antispecista: non viene usata alcuna sostanza di origine animale e facciamo parte del network europeo vegan/organic agricolture. Oltre a questo ci occupiamo di arte e cultura: infatti a Terrestra sono presenti e operanti due studi d’artista; nel corso degli anni abbiamo inoltre organizzato una serie di eventi, soprattutto concerti e presentazioni di libri, ma stiamo anche per aprire uno spazio espositivo specificamente dedicato all’arte contemporanea.
Che nesso c’è tra queerness ed ecologia?
L’ecologia queer offre la possibilità di decostruire l’idea obsoleta di natura che si basa sul dualismo natura/cultura. Attraverso studi scientifici, ecofemminismo, giustizia climatica e ambientale, l’ecologia queer ci aiuta a uscire da una visione antropocentrica e patriarcale.
Nell’ecologia queer tutti gli esseri viventi sono considerati connessi e interrelati. “Queerizzare” la natura significa riconoscere le complessità presenti in natura, liberarla da una interpretazione gerarchica e specista in cui tutti gli esseri viventi sono considerati connessi e interrelati.
E tra arte ed ecologia?
L’arte di ogni periodo storico ha spesso parlato dei problemi più impellenti della propria epoca, in maniera chiara o velata. In particolare l’arte contemporanea degli ultimi decenni si è molto concentrata su questioni scottanti come il dilagare delle guerre, i condizionamenti della propaganda politica, il perdurare delle discriminazioni etniche o di genere, l’emigrazione, l’omotransfobia, la libertà d’informazione, la crisi climatica, le energie rinnovabili, il riscaldamento globale.
Come sappiamo, le tematiche ecologiche sono oggi al centro di ampi dibattiti in tutto il mondo; l’arte, come sempre ha fatto, assorbe queste problematiche all’interno dei suoi linguaggi espressivi e le proietta sul pubblico attraverso interpretazioni creative. E spesso fornisce possibili soluzioni tutt’altro che fantasiose ma piuttosto realistiche e concrete.
Un approccio quindi inedito alla queerness, quello di Licheni, almeno per i più, che amplia le prospettive e ci introduce ad un discorso globale molto articolato, gravido di conseguenze talvolta inaspettate ma con la ferma volontà di rispettare l’unicità di tutti e del tutto. Ringraziamo Enrico Corte per avercene parlato e aspettiamo la prossima edizione.