L’identità di genere nella Bibbia, secondo una prospettiva ebraico-cristiana
Riflessioni bibliche del Reverendo Chris Glaser* pubblicate sul sito HRC (USA) nel 2006, libera traduzione di Monica S.
Le Sacre Scritture vengono utilizzate spesso contro le nuove opinioni o le nuove esperienze perciò le persone dalle idee progressive spesso si sentono obbligate ad assumere una posizione di difesa verso di esse. Nonostante che la Bibbia presenta davvero sono solo le riflessioni di persone che, nei millenni, hanno applicato la fede a una miriade di idee e di esperienze nuove. Questi fedeli ci offrono un modello su come potremmo rispondere per accogliere le persone transgender secondo giustizia e con compassione. Queste brevi pagine presentano alcune proposte per iniziare la conversazione rispetto alcuni temi biblici.
“Non c’è né maschio né femmina”
“Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.” (Galati 3:27-28)
L’autore di queste righe, l’apostolo Paolo – a sua volta un maschio, libero, ebreo-cristiano – non nega e non sminuisce la presenza di diverse identità, ma vuole qui affermare che tale unità nella comunità spirituale supera le divisioni dettate da cultura, etnia, economia e genere – perché tutto (in Cristo) è uno. Coloro che, ai nostri giorni, non si ritrovano pienamente né nel genere maschile, né in quello femminile ricordano alle loro congregazioni di praticare quello che proclamano: che la nostra unità spirituale l’uno con l’altro e con Dio stesso trascende l’espressione e l’identità di genere.
Coloro che si riconoscono come transgender ci rivelano che esiste uno spettro di esperienza tesa tra il sentirsi maschio o femmina, lo spettro dell’identità di genere. I riferimenti positivi agli “eunuchi” sia nelle scritture ebraiche che cristiane possono ritenersi attinenti a questa esperienza ma, in modo più esplicito, il Mishna e il Talmud (le più antiche fonti legislative e della tradizione ebrea) presentano termini per indicare individui il cui genere si ritrovava tra quello maschile e femminile.
“Maschio e femmina… una stessa carne”
Nell’interpretazione del secondo racconto sulla creazione nel secondo capitolo della Genesi il Bereshit Rabah, un testo midrashico, ci suggerisce che la prima creatura umana (“Adamo”) potesse essere un androgino e che i riferimenti al prenderne una costola sia da comprendere in modo più completo come prendere una parte della prima creatura umana per creare la seconda; pertanto, maschio e femmina nascono da una stessa carne.
Ricordare che “maschio e femmina” sono aspetti complementari nell’imago dei (l’“immagine di Dio”, secondo la quale le creature umane sono state create nel racconto della creazione, nel primo capitolo della Genesi), può aiutarci a intendere il genere come lo spettro di diverse esperienze, ma anche come aspetti complementari di una stessa persona.
Maschio e femmina “diventano un’unica carne” in Genesi 2:24, una visione del matrimonio condivisa anche da Gesù quando, in Matteo 19:3-12, dibatte sul divorzio. Quindi, un uomo e una donna si uniscono in una singola unità nel vincolo del matrimonio. Tutto questo ci suggerisce che, esattamente come la distinzione binaria tra maschio e femmina trascende all’interno di una comunità spirituale, allo stesso modo trascende nell’unione spirituale del matrimonio e, per tanto, il matrimonio non dipende dal genere.
Gesù sottintende che la distinzione tra maschio, femmina e matrimonio non esiste in cielo. In Luca 20:35-36, rispetto al tema del matrimonio all’interno della risurrezione, Gesù afferma “ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione”. Quindi, nell’unione spirituale con Dio, viene superata anche la distinzione tra maschio e femmina.
“Siate fecondi e moltiplicatevi”
Talvolta, l’opposizione alle persone transgender si basa sul mandato divino, sempre in Genesi, di “essere fecondi e moltiplicarsi” – in altre parole, la procreazione. Gli interventi chirurgici per la riassegnazione del sesso (che non fanno comunque sempre parte della transizione) possono inibire le possibilità di procreazione nel senso di concepire a livello fisico una creatura, ma non ad avere altri modi di creare una famiglia. Allo stesso modo, nella Bibbia sono presenti anche riferimenti positivi agli eunuchi, che venivano castrati e quindi impossibilitati alla procreazione e, pertanto, considerati inaccettabili da un punto di vista spirituale.
Attraverso le parole del profeta Isaia, Dio difende gli eunuchi e accoglie nel tempio tutti coloro che, come loro, sono emarginati: “Infatti così parla il Signore circa gli eunuchi che osserveranno i miei sabati, che sceglieranno ciò che a me piace e si atterranno al mio patto: «Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più.” (Isaia 56:4-5). Gesù cita lo stesso capitolo di Isaia quando purifica il Tempio, ricordando che “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti” (Isaia 56:7, Marco 11:17).
Gesù difende gli eunuchi anche nei suoi insegnamenti rispetto al matrimonio, chiarendo che questi non si applicano a tutte le persone: “Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli” (Matteo 19:12). Nell’ottavo capitolo degli Atti degli Apostoli, la narrazione della nascita della prima chiesa, il diacono Filippo battezza l’eunuco etiope che stava leggendo un passo di Isaia.
Questi riferimenti suggeriscono di accogliere tutti coloro che non possono procreare, e i cui corpi sono stati alterati chirurgicamente in modo che gli avrebbe esclusi dal tempio di Gerusalemme. Un’altra procedura chirurgica, la circoncisione, veniva addirittura richiesta ai maschi per potere entrare nel tempio.
“Il Signore guarda al cuore”
È all’interno di questo contesto – in una piena comprensione del genere e di quello che è una comunità spirituale inclusiva e accogliente – che è necessario interpretare altri due versi della Bibbia che parlano del genere. In Deuteronomio 22:5 è scritto “La donna non si vestirà da uomo, e l’uomo non si vestirà da donna poiché il Signore, il tuo Dio, detesta chiunque fa tali cose” mentre, in Deuteronomio 23:1, è scritto “L’eunuco, a cui sono stati infranti o mutilati i genitali, non entrerà nell’assemblea del Signore”.
Tali leggi rituali sono correlate ad altre norme del Codice di Purezza che oggi non vengono applicate neanche dalle persone più religiose. Gli intenti spirituali del Codice erano la separazione (“santo” nel senso di “separato”) e, contemporaneamente, la completezza come manifestazione di integrità personale e armonia sociale. Il secondo obiettivo di completezza può essere raggiunto da persone transgender che ricercano l’integrità di genere e da una comunità che supporti e protegga i loro diritti e la loro dignità per raggiungere l’armonia sociale.
Consideriamo il momento in cui Dio indicò al profeta Samuele di trovare un nuovo re. Vennero presentati tutti i figli di Jesse, e tutti loro apparivano a Samuele più adatti a fare il re rispetto al più giovane, il ragazzo minuto e dai capelli ramati di nome Davide. Ma è stato Dio a dichiarare a Samuele, “non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore guarda al cuore” (1 Samuele, 16:7). Il sesso di una persona potrebbe essere determinato in modo culturale da persone esterne, ma il genere è una questione di cuore.
Quello che ha permesso alla chiesa primitiva di essere più inclusiva era una testimonianza del lavoro dello Spirito non solo nelle vite degli ebrei circoncisi, ma anche dei gentili non circoncisi. In Atti 10 e 11, Pietro “la pietra su cui [Cristo] avrebbe costruito [la sua] chiesa,” spiega davanti al concilio della prima chiesa che non poteva rifiutarsi di accogliere nel battesimo coloro a cui Dio aveva dato “a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo” (Atti 11:17). Per le congregazioni cristiane, questo può servire come modello per l’inclusione di persone transgender.
Dal punto di vista di molti ebrei e cristiani, quello che a Dio davvero importava non erano gli aspetti esterni, come la circoncisione ma, piuttosto, “la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio” (Romani 2:29, presente come concetto anche in Levitico 26:41; Deuteronomio 10:16; Geremia 4:4; 9:29 e Atti 7:51). Anche questo può essere di guida alle congregazioni quando accolgono membri transgender, e quando operano per l’uguaglianza dei loro diritti davanti alla legge.
* Chris Glaser ha parlato a centinaia di congregazioni, campus e comunità negli Stati Uniti e Canada, e pubblicato una dozzina di best-seller sulla spiritualità, la sessualità, la vocazione, la contemplazione, la scrittura, i sacramenti, la teologia, il matrimonio e la morte.
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Testo originale: Gender Identity and the Bible: Jewish & Christian Perspectives