Le linee guida della diocesi cattolica di San Jose per la pastorale con le persone LGBT e i loro genitori
Linee guida diocesane [1] per il Catholic LGBT Ministry Council approvate dal vescovo mons Patrick J. McGrath, Vescovo della Diocesi cattolica di San Jose (California, Stati Uniti), maggio 2016, tradotte da Filippo Natoli per La Tenda di Gionata
1.0 MOTIVAZIONI DI BASE
1.1 Perché queste linee guida
La Pastorale Cattolica LGBT della diocesi di San Jose fornisce informazioni e risorse per sostenere i cattolici LGBT, le loro famiglie, gli amici e le parrocchie, mentre camminiamo insieme nel nostro viaggio come discepoli di Cristo.
1.2 Impronta Pastorale
Le linee guida sono di carattere pastorale, intese ad aiutare i sacerdoti ed gli operatori pastorali parrocchiali ad adempiere al loro obbligo di servire coscienziosamente tutti coloro che si rivolgono alla Chiesa con bisogni reali ed una speranza onesta. Non presumono nessuna particolare analisi sociale o psicologica della sessualità nella nostra società, eccetto per una premessa generalmente accettata che gli individui non scelgono e non possono [2] cambiare il loro orientamento sessuale, ma devono comprenderlo e integrarlo nella loro vita di fede e nella loro coscienza.
1.3 L’Insegnamento cattolico: la morale sessuale
Le linee guida accettano, senza elaborarlo, il costante insegnamento della Chiesa cattolica sulla morale sessuale, la coscienza e il peccato personale. Un approfondimento delle basi di questo insegnamento e delle sfide contemporanee ad esso devono essere lasciati agli sforzi educativi proposti nella Sezione 4.1 di queste linee guida.
1.4 L’insegnamento cattolico: l’etica sociale
Le linee guida accettano anche l’insegnamento della Chiesa cattolica sull’etica sociale, ma non propongono un programma di azione sociale. Quando è necessaria la voce o l’azione della Chiesa in ambito religioso o laico, verranno scelti responsabili della parrocchia e della diocesi adeguatamente preparati al fine di sostenere i diritti umani e civili fondamentali contro la discriminazione, le molestie, le intimidazioni o le violenze sociali o legali.
2.0 ESIGENZE PASTORALI
Queste linee guida sono state proposte e guidate da prove evidenti dei bisogni pastorali nella Chiesa locale per un ministero[3] a favore della comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender (LGBT) che è genuinamente “pastorale”, “speciale” e “ufficiale”.
2.1 Ministero “Pastorale”
La necessità di un ministero “pastorale” richiede che l’abbraccio della Chiesa sia lo stesso di Cristo stesso, aperto a tutti, non escludendo nessuno. Quindi obbliga i ministri della Chiesa a rispondere senza pregiudizio o preconcetti a tutti coloro che si rivolgono alla Chiesa per ricevere supporto, consiglio, riconciliazione, conforto o sacramenti. Tutti i battezzati, a prescindere dall’orientamento sessuale o dagli atteggiamenti sociali, hanno uguali diritti per quel che riguarda questo servizio pastorale.
2.2 Ministero “Speciale”
La necessità di un ministero “speciale” nasce da atteggiamenti e azioni diffuse nella nostra società, e troppo spesso nella nostra Chiesa che ha reso l’orientamento omosessuale la base per la discriminazione e il rifiuto o l’isolamento di individui e gruppi. Questo fatto influenza i bisogni degli individui e richiede ai pastori una speciale comprensione, sensibilità e abilità nell’affrontare queste pressioni sociali ed il loro impatto sulla vita e sulla coscienza.
2.3 Ministero “Ufficiale”
La necessità di un ministero pubblico e “ufficiale” deriva dal fatto che gli atteggiamenti sociali nei confronti di uomini e donne della comunità LGBT rimbalzano regolarmente su coloro che li assistono pastoralmente, ne riconoscono ed affermano la dignità o sostengono i loro diritti. Da qui la necessità di un sostegno formale e inequivocabile del / i vescovo / i locale / i per questo ministero, e un’adeguata formazione e sostegno a coloro che lo esercitano nella Chiesa locale.
3.0 RISPOSTA PASTORALE
La risposta pastorale a questi bisogni è guidata dalla lettera pastorale dei vescovi degli Stati Uniti (“To Live in Christ Jesus“[4], 1976), che scrivono: “Gli omosessuali, come chiunque altro, non dovrebbero soffrire di pregiudizi verso i loro diritti umani di base. Hanno diritto al rispetto, all’amicizia ed alla giustizia. Dovrebbero avere un ruolo attivo nella comunità cristiana “(n.52). I ministri della pastorale sono obbligati e impegnati a garantire questi diritti e ruoli, soprattutto all’interno della comunità cattolica.
3.1 Ministero per gli individui
Il ministero alla comunità LGBT (indipendentemente dal fatto che divulghino pubblicamente il proprio orientamento) è guidato da questa lettera pastorale, la quale sottolinea che l’orientamento sessuale di per sé non è peccaminoso, ma che le norme morali fondamentali della Chiesa si applicano a tutti gli atti sessuali. I ministri pastorali devono sostenere queste norme che sono radicate nella sacra scrittura, in cui troviamo effettivamente la proibizione del comportamento eterosessuale e omosessuale contrario alla “nostra comprensione” dell’ideale cristiano. Vi troviamo anche condanne ugualmente urgenti e persino più frequenti, specialmente nelle parole e nelle azioni di Gesù, dell’odio, della rabbia, del rifiuto di perdonare e del giudizio o dell’ostracismo di interi segmenti della comunità. In particolare i ministri si adopereranno
(a) nella consulenza pastorale, per sviluppare e non schiacciare il senso di dignità dell’individuo come persona umana e della sua responsabilità in quanto Cristiano. Senza questo senso di autostima e responsabilità, l’abilità di rispondere alla chiamata di Cristo è gravemente ostacolata.
(b) nel loro insegnamento, per aiutare ciascun individuo a formarsi una coscienza onesta e degna di fiducia in accordo con i principi e le norme morali della Chiesa. Lo sforzo di ogni persona di comprendere, accettare e vivere secondo queste norme è afflitto da difficoltà, dubbi, perplessità e talvolta insuccessi, ma nessuno di questi esonera il pastore dall’obbligo di ricevere ogni persona con gentilezza e tolleranza.
(c) nel sacramento della riconciliazione e in tutte le questioni di coscienza, per riceverli con una presunzione di buona volontà, alla maniera di Cristo stesso, cioè, senza rimproveri o recriminazioni, poiché l’ambito sacramentale è soprattutto un luogo di incontro con questo stesso Cristo.
(d) per accogliere o cercare gli esclusi, che possono essere oppressi dal dolore e dalla rabbia che essi percepiscono (forse con una certa ragione) causati in maniera più o meno consapevole dalla Chiesa, dai suoi ministri o dai suoi membri.
3.2 Pastorale[5] per le famiglie
La pastorale per le famiglie è ugualmente urgente, quando esse devono lottare con la realtà di avere un coniuge, un genitore, un fratello o una sorella LGBT, figlio o figlia, queste famiglie hanno lo stesso diritto a consulenza, sostegno e riconciliazione secondo le disposizioni e l’intento di queste linee guida.
3.3 La pastorale per i gruppi
La pastorale per i gruppi è altrettanto necessaria per coloro che sentono il bisogno di sostegno per ridurre il loro isolamento e favorire l’integrazione sana della loro sessualità nella loro crescita umana e cristiana. La pastorale per questi gruppi può assumere varie forme:
(a) fornire opportunità e strutture per liturgia, preghiera, studio o discussione per i cattolici LGBT che si sforzano di accettare l’insegnamento morale della Chiesa e cercano attivamente di assimilarlo alla loro vita di fede e coscienza;
(b) facilitare la comunicazione e il dialogo tra tutti questi gruppi e tra questi gruppi e la Chiesa al fine di accrescere la comprensione e ridurre le divisioni nella Chiesa e nella comunità;
(c) esercitare la prudenza pastorale nel separare questa pastorale dall’identificazione o associazione con gli scopi o le azioni di gruppi che possono parzialmente condividere gli scopi della Chiesa, ma anche difendere disposizioni legali o sociali contrarie ai principi morali o sociali cristiani.
3.4 La pastorale per i malati e i moribondi
La pastorale per gli ammalati, i morenti e le persone in lutto richiede un’attenzione e una sensibilità speciale in questo contesto perché l’incomprensione e l’ostilità che circondano la comunità LGBT, gli individui, le loro famiglie e i loro amici pongono richieste speciali alla pastorale della Chiesa.
4.0 Risorse pastorali
Per implementare queste linee guida saranno rese disponibili delle risorse pastorali. I ministri pastorali avranno bisogno di formazione, consulenza e sostegno continui; alcuni devono essere qualificati e disponibili per soddisfare i bisogni specifici di individui e gruppi ed essere essi stessi una risorsa per altri ministri.
4.1 Programmi di formazione continua
Questa pastorale richiede almeno tre programmi di formazione continua:
(a) formazione pastorale di base dei responsabili parrocchiali[7];
(b) individuazione di responsabili pastorali speciali per offrire assistenza a individui e gruppi, o ad altri operatori pastorali;
(c) informazione e formazione per la comunità cattolica e non cattolica sull’insegnamento della Chiesa sulla sessualità e sulla sua pastorale per la comunità LGBT.
4.2 Il Consiglio pastorale cattolico LGBT
Il vescovo nominerà i responsabile e i membri del Consiglio pastorale cattolico LGBT (Catholic LGBT Ministry Council) composto da non meno di sette né più di quindici membri, qualificati e con esperienza nelle aree pastorali e professionali richieste da questa pastorale. Il Consiglio stabilirà la propria organizzazione e le proprie procedure per affrontare i suoi compiti principali:
(a) informare e consigliare il vescovo su tutti gli aspetti di questa pastorale;
(b) catturare l’interesse e la cooperazione degli uffici diocesani nell’attuazione di queste linee guida;
(c) raccomandare, promuovere o fornire, in consultazione con questi uffici, programmi di educazione e informazione.
4.3 Risorse di studio
Il Consiglio pastorale cattolico LGBT valuterà regolarmente e raccomanderà pubblicazioni per sostenere questi programmi educativi o le risorse personali di studio per i pastori.
4.4 Organizzazioni
Il Consiglio cattolico LGBT valuterà, in accordo con queste linee guida (cfr. 3.3 sopra) le organizzazioni da servire, consultare o cooptare per questa pastorale.
Il Consiglio pastorale cattolico LGBT si riunisce mensilmente negli uffici della diocesi di San Jose. Per contattare i membri del Comitato, per prestare servizio di volontariato nei suoi sottocomitati e per chiedere assistenza relativamente a questa pastorale contattare il Catholic Ministry LGBT Council.
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[1] La Diocesi di San Josè si trova in California a poco meno di 90 km da San Francisco.
[2] Nell’ambito dell’esperienza delle diocesi e parrocchie statunitensi, Il termine “ministero” identifica in maniera approssimativa il nostro “pastorale” ma con un’accezione più ampia. Si tratta, infatti, spesso, ed è il caso di questo documento, di un vero e proprio ministero operato da laici impegnati come, ad esempio, i nostri ministri straordinari dell’eucaristia o i ministri lettori. (N.d.t.)
[3] National Conference of Catholic Bishops, To Live in Christ Jesus: A Pastoral Reflection on the Moral Life (Vivere in Cristo Gesù: Una riflessione pastorale sulla vita morale), 11 Novembre 1976.
[4] Da questo punto in poi si è scelto di tradurre “Ministry” con “Pastorale” in quanto si tratta di esperienze molto simili a quelle sperimentate all’interno della Chiesa e delle parrocchie italiane.
[5] Il termine “parish ministers”, ministri parrocchiali Identifica coloro che assistono al servizio della Santa Comunione o in qualsiasi altro servizio, su richiesta del Sacerdote. I doveri includono la lettura delle Scritture e le principali preghiere che non sono riservate al ministero ordinato e che assistono nell’amministrazione della Santa Comunione. Svolgono anche altri compiti pastorali, non riservati al ministero ordinato, come può stabilire il vescovo. Fonte: http://www.stmikes.org.za/parish-ministers/
Testo originale: Diocese of San Jose. Guidelines for The Catholic LGBT Ministry Council (Pdf)