Sono un ragazzo gay prigioniero durante il loockdown di una famiglia omofoba
Testimonianza di Georges pubblicata sul sito del mensile LGBT Têtu (Francia), liberamente tradotta da Giulia Garofani
Per molti giovani LGBT+, il confinamento in famiglia sembra un purgatorio. Georges (non è il suo vero nome), 18 anni, ne è uscito con discrezione questa è la sua testimonianza.
Quasi due settimane fa ho contattato l’associazione Le Refuge per avere un tetto sulla testa se avessi deciso di andarmene da casa. Vivo vicino Carbonne, nei pressi di Tolosa. Dal 17 marzo sono confinato (a causa del lockdown in corso in alcune zone della Francia) con i miei genitori e le mie due sorelle. Questo confino è un inferno. Sono all’ultimo anno di liceo, faccio teatro, vorrei diventare un comico. Non ho ancora fatto coming out con la mia famiglia.
È da molti anni che mi nascondo dietro ad un personaggio che non sono io. È molto complicato nascondersi dietro al personaggio dell’eterosessuale. Prima ce la facevo, di giorno potevo vedere i miei amici, che non avevano nessun problema con la mia omosessualità. Con la mia famiglia è più difficile, devo mettere il mio costume da figlio modello etero. Il solo momento in cui lo posso levare è quando vado a fare una passeggiata di un’ora nel mio paese.
“Ci stanno invadendo”
Ho avuto un’educazione molto severa, mio padre era nell’esercito. I miei genitori sono cattolici conservatori. Io sono stato battezzato, ho fatto la comunione e la cresima. Vado a messa a malincuore. Quando si parla di matrimonio e dico che non voglio sposarmi, litighiamo e la situazione diventa quasi comica. Per loro esistono l’uomo e la donna, che devono avere una progenie per continuare la famiglia. Quando i miei genitori vedono degli omosessuali alla televisione, dicono: “sono ovunque, ci stanno invadendo”, oppure “mi disgustano”. Le loro parole mi fanno venire i brividi lungo la schiena. Penso che sia una situazione molto prossima alla vessazione psicologica.
Trasmettono sempre un’immagine negativa dell’omosessualità. Come ho scritto nel mio testo (in fondo all’articolo), queste persone, che non hanno alcuna apertura mentale e non sono nulla per me, diventano quasi comiche. Non si rendono conto che l’omosessualità è naturale. È estenuante. Sono preoccupato e a disagio. La mia famiglia comincia ad avere dei dubbi, ci sono dei segnali che non mentono. La mia famiglia mi ha detto: “Tu non ci parli mai di ragazze. Sei frocio?”. Ho detto che non trovavo la ragazza ideale. Non intendevo dire una parola in proposito.
“La mia vita potrebbe essere in pericolo”
Non posso fare coming out mentre ancora vivo e dipendo da loro. Prima del confino mi sono detto che lo avrei fatto durante l’università, quando avrei avuto un appartamento e non sarei più dipeso da loro. Se mi avessero voluto rinnegare completamente, l’avrei accettato; è la mia vita, non la loro. Se glielo dico ora, non so se mi metterebbero alla porta. Nel peggiore dei casi, mi potrebbero portare da un esorcista. Ci erano già andati, perché la loro situazione (coniugale) era bloccata. Ne sarebbero capaci.
Si è instaurata una sorta di atmosfera d’odio. Non sopporto più di sentir parlare mio padre. Devo andare a vivere da solo e in fretta. La mia vita potrebbe essere in pericolo. Se si libera un posto al Refuge (ndr centro di accoglienza per ragazzi LGBT in difficoltà), potrei andarci durante la notte.
Penso che il governo attuale non sia capace di capire che la gente soffre molto. So che non sono il solo. Ci sarebbe bisogno di una chiara linea governativa, invece ogni volta sono le associazioni che se ne occupano.
Eccovi il testo scritto da me durante il confino per ringraziare il presidente del Refuge, Nicolas Noguier:
Un ragazzo al Refuge
Profondo. In un’erba calda, se ricordo bene,
È il tornado dei sensi che era in me quando ero bambino.
Mi ricordo che l’alba estiva aveva un gusto particolare:
Il gusto dell’innocenza, di abbracci e del profumo del mio caro passato.
In quell’era antica, l’era dei bambini gioiosi, non mi preoccupavo di niente!
Adesso, il giovane uomo che sono deve vivere “giorno per giorno”.
Non sono spaventato dalla vita come molti potrebbero pensare,
Io l’amo umilmente, come un bimbo piccolo ama sua nonna.
Il mio incubo attuale non è lo sguardo altrui, ma la mentalità del mondo:
L’evoluzione della morale non è ancora completa…
La libertà? Ma non fatemi ridere! Per i “chiusi” sono: un papà e una mamma.
Il biondino che si rifugia nella tempesta dei miei ricordi urla!
Che fare? Farla franca per questa cosa?
Lasciare quel bambino sporco, non amato, ad agonizzare di tutta la sofferenza della Terra?
Dirsi: “Oh, se lo merita, è inumano, come può amare gli uomini?”
Voi! Interrogherei la vostra coscienza, mormorando alle vostre orecchie sporche, che in sintesi:
Voi vi ridicolizzate, signore e signori, la vostra collera è talmente comica.
Prendetevi in giro, con il vostro umorismo nero e le vostre frasi fatte di “froci che scopano”.
Alla fine, povera gente, voi non siete che il crollo della storia!
Tanti cuori, tante anime tormentate che hanno sofferto in silenzio la sera.
L’emozione che è in me, la mia sensibilità ribelle…
Ha trovato un posto, un posto al Refuge.
Testo originale: << Ils pourraient m’emmener chez un exorciste >>: confiné avec ma famille homophobe