L’inferno omofobo delle prigioni francesi
In Francia l’associazione RAVAD, che lotta contro le discriminazioni e le aggressioni omofobe denuncia la situazione delle prigioni francesi dopo le rivelazioni di un detenuto di Villefranche-sur-Saone al giornale Libération.
Il quotidiano Libération pubblicava, nella sua edizione del 23 ottobre 2008, la testimonianza di Vincent Stasi, un anziano detenuto, che faceva riferimento alle molteplici sevizie ed aggressioni sessuali, a carattere omofobo, subite nella casa di detenzione Saint-Paul a Lione, e poi in quella di Villefranche-sur-Saone.
Per finire, sarebbe stato costretto da parte di un compagno di detenzione razzista e omofobo a portare una stella rosa col suo numero di matricola. Costui l’avrebbe anche scottato con delle forbici arroventate con l’accendino. Finche, nell’aprile 2008, il servizio medico della prigione avvertì il direttore.
Un’inchiesta preliminare è stata aperta dalla Procura generale della Corte d’Appello di Lione dopo la rivelazione di questi fatti.
L’associazione RAVAD (Rete d’Aiuto alle Vittime di Aggressione e Discriminazioni omofobe) ha chiesto ugualmente al Ministro della Giustizia Rachida Dati di aprire un’inchiesta amministrativa e giudiziaria allo scopo di stabilire le responsabilità dirette e indirette in questa faccenda.
L’associazione aggiunge: “Anche di recente siamo stati contattati da un altro detenuto che lamentava violenze a carattere omofobo in una prigione del sud della Francia”.
Di fronte a queste testimonianze, l’associazione RAVAD ha chiesto un appuntamento a Jean-Marie Delarue, responsabile generale dei luoghi di pena, per studiare i mezzi di lotta contro le azioni a carattere omofobo in ambiente carcerario. (La riunione si è tenuta nel mese di novembre 2008).
L’associazione SOS Omofobia riferisce anch’essa di aver ricevuto altre testimonianze di detenuti vittime di tali azioni e invita l’istituzione giudiziaria a reagire.
Dichiara: “Da una parte la sensibilizzazione di tutto il personale carcerario (sorveglianti, medici, psicologi…), dal quale il meno che ci si possa attendere è che non partecipi alla stigmatizzazione, ma che dia un aiuto per farla cessare.
L’omofobia può essere sia opera dei detenuti come dei sorveglianti, ed ha persino provocato dei suicidi, resi noti dall’Osservatorio internazionale delle prigioni. E’ uno dei maggiori problemi delle prigioni, che per la gran parte sono sovrappopolate e dove regna dunque la promiscuità.
Il 6 marzo 2008 Manuel, un giovane omosessuale, si è suicidato il giorno stesso della sua carcerazione presso la prigione della Santé a Parigi, per non essere costretto a subire di nuovo le percosse e le ingiurie di cui era stato ripetutamente fatto oggetto nel 2004-2005 nel carcere di Avignone.
Aveva già tentato il suicidio ad Avignone, e il 6 marzo 2008 il suo stato di fragilità non era stato segnalato all’amministrazione della casa di pena. Ecco cosa succede nelle prigioni francesi (ndr ma anche in altri stati le cose non vanno meglio).
E’ una cosa inumana, intollerabile e indegna di un paese democratico. Proteggi, o Signore, i perseguitati.
Enfer homophobe