L’ingerenza della Santa Sede sul ddl Zan e la decisione di sbattezzarsi di chi non ne può più
Riflessione di Massimo Battaglio
Mentre seguivo l’evolversi della situazione rispetto alle ingerenze della Santa Sede sul ddl Zan, un mio amico comunicava su facebook la sua decisione di sbattezzarsi. Poi se n’è aggiunto un altro, poi due, poi dieci. Alla fine, un numero significativo dei miei amici social ha preso la decisione di separarsi definitivamente dalla Chiesa cattolica.
Bel risultato, cari signori porporati! Invece di portare nuove anime alla famiglia dei credenti, vi comportate in modo talmente inaccettabile da provocarne la fuga. Davvero complimenti.
Sì vabbè – dirà qualcuno – ma quelli erano già anime perse, atei incalliti, pesi morti per la cristianità. Sbattezzarsi è stata una formalità e i dicktat contro la legge contro l’omofobia (e cioè a favore dell’omofobia) non sono stati che una scusa.
Momento! Intanto eviterei giudizi così lapidari. Nessuno è autorizzato, nemmeno il Papa in persona, a considerare un figlio di Dio come uno scarto di fabbrica della creazione. Poi, non è dall’adesione formale alla Chiesa cattolica che si misura la possibilità o meno di entrare nel Regno dei Cieli. Il metro della salvezza è e resta unicamente la carità. Chissà che, nel giorno del giudizio, qualcuno di quei miei amici non superi me e tutti noi nella strada per il paradiso.
Ma soprattutto: finché i miei amici, atei quanto si vuole, tenevano lì da parte il loro atto di battesimo, rimaneva una porta, se non aperta, almeno socchiusa. Un giorno, in futuro, chissà che non la si sarebbe varcata. Sbattezzarsi vuol dire chiudere definitivamente. Di più: non significa nemmeno chiudere con Dio ma dichiarare che non se ne riconosce la presenza nella Chiesa. E’ una dichiarazione pesante, che i pastori dovrebbero vivere come un fallimento.
Attenzione: io sono assolutamente d’accordo con chi decide di sbattezzarsi, se lo fa per coerenza col proprio modo di pensare. E concordo non solo sull’onestà intellettuale dell’atto ma anche – e forse soprattutto – sul suo significato, per così dire, politico. Io, che credo la Chiesa e la desidero autentica, ripiena di Spirito ma povera e debole come fu Gesù Cristo, non posso che gioire quando qualcuno mette in crisi la sua forza temporale e mondana.
Tuttavia, la cosa mi addolora perché la vivo come un fallimento anche un po’ mio. Non sono stato capace di dare una testimonianza che compensasse l’anticristianesimo che alberga nelle curie e in tutti questi organismi dannosi che scandalizzano anche me.
Credo che il metodo con cui i vescovi continuano a far valere il proprio potere temporale sulla base del numero di atti di battesimo compilati (e la stessa cosa vale per il numero di matrimoni o, peggio, di funerali celebrati) sia profondamente disonesto.
Produce una distorsione della realtà e, alla fine, un depauperamento della stessa fede cristiana. Si finisce per parlare a nome di una Chiesa che non c’è, se non nei certificati e negli archivi.
Se incrociassimo i dati dei battesimi con quelli delle persone che vanno a messa, la disonestà intellettuale salterebbe all’occhio con ancora maggiore evidenza. Si calcola che una buona metà dei battezzati si dichiara non più credente e che, dei restanti, meno del 20% ha una pratica religiosa regolare.
Dal che si deduce che, quando i monsignori parlano di “Paese cattolico”, rappresentano perlopiù un popolo di agnostici o di sedicenti cristiani che non dedicano nemmeno tre quarti d’ora alla settimana all’incontro col Dio che professano.
Non sto poi a sondare la coscienza di chi, a messa, ci va persino un po’ troppo, magari inscenando pellegrinaggi elettorali alla madonna di Fatima o sventolando rosari in piazza per motivi che, con la fede, non c’entrano un accidente. E’ però da tenere in conto che, nel numero di chi si dice credente, ci sono anche loro: quelli che approfittano del proprio battesimo come strumento di propaganda.
Se questi sono i credenti di cui i vescovi intendono rappresentare le idee anche in campo politico, è del tutto comprensibile che qualcuno non voglia più avere nulla a che fare con loro. Tantopiù quando queste idee politiche mirano a restringere o negare i diritti civili e umani di tutto il resto della popolazione.
Io ringrazio di cuore gli amici che, in questi giorni, hanno deciso di sbattezzarsi. Il loro gesto, di profonda rettitudine, non può che far bene alla Chiesa e a tutto il popolo di Dio.
Non può che far bene anche a me, che me ne sto tranquillo nei banchi come il figlio maggiore della parabola del Padre Misericordioso senza nemmeno accorgermi del privilegio che ho avuto. E, nel ringraziarli, dico loro: non preoccupatevi della vostra anima. Il Signore vi renderà merito per l’operazione di pulizia che avete suscitato nella sua casa.
PER APPROFONDIRE> Cronache di ordinariua omofobia.org