L’insegnamento della chiesa cattolica sull’omosessualità di mio figlio
Testo di Casey e Mary Ellen Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 7, pp.48-63, libera traduzione di Diana
In questo capitolo mio marito Casey Lopata riflette sull’insegnamento della chiesa cattolica in relazione all’omosessualità e sulle tante domande che possono farsi i genitori quando un loro figlio/a fa coming out. Casey offre il punto di vista di padre cattolico con un figlio gay.
Mio figlio gay e cattolico
Da ragazzo passeggiavo tra gli stand della prima CTA (Conferenza di chiamata all’azione) organizzata dai vescovi cattolici statunitensi che si teneva a Detroit, era il 1976, e io raccoglievo con entusiasmo tutti i materiali che il Vaticano II metteva in mostra e su cui potevo mettere le mani! Raccoglievo opuscoli, come se fossero stati campioni gratuiti offerti in un negozio di dolciumi, davo uno sguardo ad ognuno di essi, ma solo il tempo necessario per trovare conferma alle mie convinzioni e poi passavo al successivo. Poi, inaspettatamente, come avessi trovato un fagiolino tra i dolci, mi fermai brevemente quando lessi i messaggi favorevoli sull’omosessualità presentati nello stand dell’associazione “Dignity” di cattolici LGBT. Feci una discreta deviazione, archiviai velocemente quella aberrazione e continuai allegramente il mio giro raccogliendo altri opuscoli.
Questo è il mio primo ricordo consapevole sull’omosessualità. Avevo 35 anni, ed ero del tutto ignorante sull’omosessualità. La mia vaga comprensione dell’insegnamento della chiesa era: “l’omosessualità era sbagliata. Punto!”. Come per osmosi il silenzio assordante sull’omosessualità si era infiltrato nella mia coscienza, avevo solo la nozione che l’omosessualità era qualcosa da evitare; era un male ed incongrua in un ambiente religioso.
Sette anni dopo ero ancora ignorante. Come la mia raccolta irriflessiva di opuscoli al CTA, stavo ancora collezionando messaggi dalla società e dalla chiesa, ma senza riflettere, che mi davano l’unico messaggio confuso che l’omosessualità non fosse solo un peccato, ma il peggiore di tutti. Così quando Jim disse: “Papà sono gay”, le sue parole per me erano semplicemente inimmaginabili. Jim me lo disse mentre mi accompagnava all’aeroporto per un viaggio di affari. La mia reazione interiore fu, “com’è potuto accadere?”. Mormorai qualcosa tipo “Sei sicuro? (Si)” e “Si tratta di qualcosa che puoi cambiare?” (No). Poi la nostra breve conversazione ebbe termine, quando Jim mi fece scendere al terminal.
Razionalità! Ecco quello di cui avevo bisogno per venire a capo delle mie credenze irrazionali e di quei sentimenti che non avevo mai riconosciuto! Durante il mio viaggio di ritorno, e nelle settimane successive, fui obbligato a lottare con la rivelazione di Jim. Le mie forti idee di giustizia sociale, nutrite dalla mia chiesa, e la mia convinzione interiore che “l’omosessualità era male, punto!”, mi ponevano una domanda a cui dovevo dare una risposta; “Jim può essere gay e al tempo stesso un cattolico?”
Questa divenne per me LA domanda. Mentre mentre mia moglie Mary Ellen cavalcava le montagne russe delle emozioni, colpa/dubbio/dolore presenti in molti dei percorsi vissuti da tanti genitori, io invece percorsi il terreno minato della teologia. Questo succede quando i documenti del Vaticano sono per voi una lettura chiara e per poco non cadi tra i pensatori con tutti i loro cavilli correlati. E lo fai perché non hai esperienza diretta, infatti non conoscevo persone omosessuali (naturalmente le conoscevo, ma non sapevo che lo fossero).
Analizzando sistematicamente se Jim potesse essere gay e cattolico, il mio primo passo logico fu cercare di ritornare al giorno in cui avevo deciso se essere omosessuale o eterosessuale. Non me lo potevo ricordare, perché non avevo mai preso questa decisione, né poteva averla presa Jim, né nessun altro con cui ne avevo parlato.
Scoprii che i documenti della Chiesa danno una natura fissa e prestabilita dell’orientamento sessuale. Per esempio, i vescovi statunitensi fanno riferimento a “quelle persone per le quali l’omosessualità è un orientamento sessuale permanente apparentemente irreversibile” e il loro Comitato sul matrimonio e la famiglia dice: “Generalmente l’orientamento omosessuale è sperimentato come qualcosa di dato, non è scelto liberamente”.
Venir a sapere che mio figlio Jim non aveva scelto la propria omosessualità, fu per me un primo passo da gigante. Questo avrebbe dovuto essere ovvio, ma non lo era. Ho sentito persone gay dire: “Perché dovrei scegliere di essere gay, quando so che i gay che perdono il lavoro e la casa per il solo fatto di essere omosessuali, che vengono denigrati pubblicamente e alcuni addirittura vengono uccisi per questo?”
Per esempio, nel Michigan (Stati Uniti) mio figlio Jim poteva essere un impiegato o un inquilino modello ma poteva essere licenziato o sfrattato tranquillamente perché era gay. Nel giugno del 2003 solo 14 stati, degli Stati Uniti, avevano leggi che proibivano la discriminazione sull’orientamento sessuale delle persone.
Il concetto che l’omosessualità sia una scelta forse è il mito fondamentale che avevo appreso dalla società. Era una potente credenza acquisita. Così il mio percorso di riconciliazione con l’omosessualità di Jim e con la mia fede, fu una questione non solo di conoscenze da approfondire ma anche di conversione del cuore.
Sebbene non fosse una scelta mi chiedevo ancora: “Perché Jim ha questo orientamento?”. Gli scienziati non hanno iniziato a studiare l’omosessualità dalla metà dell’800 e la Chiesa Cattolica non ha riconosciuto ufficialmente l’orientamento sessuale fino al 1975.
Imparai dall’Associazione Psicologica Americana (APA) che “molti scienziati condividono l’idea che, per la maggior parte delle persone, l’orientamento sessuale si forma in gioventù attraverso complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e sociali” … e che “non esistono prove scientifiche che la terapia di conversione (ndr da gay a etero) funzioni, ma essa può causare più danni che benefici”1.
A luglio 1998 l’Associazione Psicologica Americana stabilì esplicitamente che: “Gli esseri umani non possono scegliere se essere gay o etero. L’orientamento sessuale emerge per la maggior parte delle persone nella prima adolescenza, anche senza alcuna precedente esperienza sessuale. Sebbene possiamo scegliere se agire o meno sui nostri sentimenti, gli psicologi NON considerano l’orientamento sessuale una scelta consapevole, che possa essere modificata volontariamente.”2
L’insegnamento della Chiesa cattolica afferma che: “La sessualità… è una dimensione fondamentale di ogni essere umano. Si riflette fisiologicamente, psicologicamente e dal punto di vista relazionale nell’identità di genere di una persona così come nell’orientamento sessuale primario e nel comportamento. Per alcuni giovani uomini e donne significa la scoperta di essere omosessuali…”. La Chiesa insegna anche che la sessualità è un dono e “l’identità sessuale aiuta a definire la persona unica che siamo, e un componente della nostra identità sessuale è l’orientamento sessuale”.
Compresi che l’orientamento sessuale non è una nostra scelta. Come agire sul nostro orientamento, questa è la nostra scelta. Ho anche compreso che mio figlio Jim non è un’anomalia. Il catechismo dice: “Il numero di uomini e donne con tendenze omosessuali profondamente radicate non è trascurabile”. Usando un prudente 3% (basandomi sulla stima che il 10% della popolazione sia omosessuale), ho calcolato che la nostra diocesi potrebbe avere oltre 10.000 gay/lesbiche cattolici! Era di conforto sapere che tutti questi 10.000 omosessuali avevano genitori, alcuni dei quali vivevano senza dubbio nella nostra parrocchia. Sapevamo di non essere soli nella nostra lotta, ma non c’era modo di collegarsi a questi altri genitori e di supportarci a vicenda. Così il percorso rimaneva solitario e isolato.
Poi mi chiesi: “E’ peccato? L’omosessualità è un peccato?”. Con mia sorpresa il Vaticano stabilisce inequivocabilmente: “L’inclinazione particolare di una persona omosessuale non è un peccato.” Naturalmente! L’orientamento omosessuale non può essere un peccato se non è una scelta. Così il documento Always our children (Sempre nostri figli,1997)3 afferma che: “Generalmente l’orientamento omosessuale viene sperimentato come qualcosa di dato, non scelto liberamente. Non si può quindi considerare un peccato, perché la morale presume la libertà di scelta.” Questo ha avuto ancora più senso per me quando ho compreso che essere omosessuale è qualcosa che Jim è, non qualcosa che ha scelto, così come il mio essere etero è qualcosa che io SONO, non una scelta.
Alla fine, ho capito cosa significa. Quando avevo 15 anni i sentimenti romantici che provavo per Annette Funicello non erano un peccato! (Per i più giovani Annette era la giovane e graziosa attrice del Mickey Mouse Club TV Show. Oggi potrebbe essere Jennifer Aniston, Cameron Diaz, Britney Spears o qualsiasi altra attrice). I miei sentimenti non riguardavano fare sesso con Annette, ma voler stare con lei, poterla conoscere. Questi sentimenti romantici di “innamoramento” andavano bene. È chiaro che se Jim avesse visto le repliche del Mickey Mouse Club a 15 anni e avesse avuto sentimenti romantici per un attore, andava bene.
La Chiesa cattolica dice che i sentimenti romantici di Jim per una persona dello stesso sesso non sono peccato. Questo è ciò che significa avere un orientamento sessuale ovvero che le persone con orientamento omosessuale si innamorano di persone dello stesso sesso.
Ma a cosa possono portare questi sentimenti? Cosa possiamo dire degli atti omosessuali? Dove abbiamo imparato che questi atti sono talmente negativi che non se ne può nemmeno parlare! Come mi aspettavo, il Magistero cattolico afferma: “Solo nelle relazioni fra coniugi l’uso di atti sessuali è moralmente buono.” I vescovi statunitensi ripetono che: “L’attività omosessuale… distinta dall’orientamento omosessuale, è moralmente sbagliata.” Però continuano: “Come gli eterosessuali, gli omosessuali sono chiamati a dare testimonianza di castità evitando, con la grazia di Dio, un comportamento che per loro è sbagliato, così come le relazioni sessuali fuori dal matrimonio sono sbagliate per gli eterosessuali.” Quello che mi colpì di questa frase, probabilmente perché sono etero, è la parte che dice: “proprio come le relazioni sessuali fuori dal matrimonio sono sbagliate”.
Questo mi conferma che se Jim ha relazioni sessuali fuori dal matrimonio viola le norme morali stabilite dalla Chiesa, proprio come i miei figli etero se hanno relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, oppure se usano contraccettivi o si masturbano.
La Chiesa Cattolica usa parole come “intrinsecamente e gravemente disordinato” per descrivere tutti questi atti. Eppure, io sapevo che se mia figlia Linda preoccupata per il controllo delle nascite o Jim fosse stato preoccupato per gli atti omosessuali avessero chiesto un consiglio pastorale a preti o pastori, sarebbe successo che Jim avrebbe sentito molto più spesso, rispetto a Linda, frasi come “intrinsecamente e gravemente disordinato”.
Con questa incoerenza pastorale che covava nel mio subconscio, passai alla domanda successiva: dal momento che la legge della Chiesa limita il matrimonio ad un uomo e a una donna, questo significa che il comportamento omosessuale è sempre un peccato? Il Vaticano dice: “Infatti possono esserci o esserci state nel passato circostanze che ridurrebbero o cancellerebbero la colpa dell’individuo (che compie atti omosessuali) … in certi casi”.
Così l’insegnamento della Chiesa dice che gli atti omosessuali non sono necessariamente sempre un peccato. Naturalmente! Anni prima avevo imparato dal catechismo di Baltimora che sono necessarie tre cose per un peccato mortale: 1) il pensiero, il desiderio, la parola, l’azione o l’omissione devono essere gravemente sbagliate. 2) La persona deve sapere che è gravemente sbagliato, e 3) la persona deve essere totalmente consenziente. È importante ricordare che solo Dio sa quanto ciascuno di noi sia veramente informato e libero.
Il nuovo catechismo cattolico la mette in questo modo: “L’imputabilità e la responsabilità per un’azione possono essere diminuite o addirittura cancellate dall’ignoranza, dalla disattenzione, dalla costrizione, dalla paura, dalla consuetudine, da un attaccamento eccessivo e da altri fattori psicologici o sociali.”
In pratica ciò significa che nessuno sa se le persone che escono dalle norme morali della Chiesa – sia che si tratti di una coppia sposata che usa contraccettivi o di una coppia omosessuale che ha una relazione sessuale – commettano un peccato.
Solo Dio può giudicare i fattori soggettivi degli individui coinvolti. Ecco perché, sebbene la Chiesa abbia una lunga lista di persone che si crede siano in Paradiso – li chiamiamo “Santi” – non esiste una lista corrispondente di persone che siano sicuramente all’Inferno, non importa quanto orribile possa essere stato il loro comportamento esteriore.
Ho anche imparato che la Chiesa raccomanda un approccio pastorale. Per esempio, un teologo autore di un documento vaticano sulla sessualità in un’intervista, dove si discuteva del documento, affermò: “Quando si tratta con persone che sono prevalentemente omosessuali perciò si trovano in gravi difficoltà, personali e forse sociali, finché non hanno trovato un partner fisso, si può raccomandare loro di cercare tale partner e la relazione va accettata come la cosa migliore da fare nella situazione presente.”
Questo si basa sul principio morale che nessuno è obbligato a fare l’impossibile. Nelle sue linee guida per i confessori riguardanti alcuni aspetti della moralità nella vita coniugale, il Consiglio Pontificio per la Famiglia offre la seguente applicazione di questo principio: “Il confessore deve evitare di mostrare mancanza di fiducia nella grazia di Dio o nelle disposizioni del penitente, pretendendo delle garanzie assolute, umanamente impossibili di una condotta futura irreprensibile”.
Per quanto riguarda la Bibbia ho imparato che secondo l’insegnamento cattolico sei testi biblici vengono indicati come quelli che sanciscono che il comportamento omosessuale è immorale. I sei testi sono: Genesi 19:1-11 (la storia di Sodoma); Levitico 18:22 e 20:13 (uomo che giace con un uomo come fosse una donna); I Corinti 6:9 (“sodomiti” e altri non erediteranno il regno di Dio); Romani 1:18-32 (rinunciare ai rapporti naturali per quelli contro natura); I Timoteo 1:10 (“sodomiti” e altri senza legge e disobbedienti).
Ma ho anche letto Victor Paul Furnish, Daniel Helminiak, Robin Scroggs e molti altri studiosi biblici, che usando la nuova esegesi biblica per l’interpretazione delle Scritture, argomentano in modo convincente che la Bibbia non è chiara su questo punto. Questi autori mettono in risalto per esempio:
- Ci sono solo sei passi generalmente usati per condannare l’omosessualità.
- La preoccupazione principale di questi passi è diversa dagli atti omosessuali
- Ci sono problemi di traduzione provocati dal fatto che nell’anno 1946 appare per la prima volta la parola “omosessuale” in una traduzione inglese.
- Gli scrittori biblici non avevano il concetto della nostra comprensione psicologica moderna sull’orientamento omosessuale.
- I profeti, i Vangeli e Gesù non dicono nulla sull’omosessualità nella Bibbia.
La mancanza di chiarezza viene ingrandita se si considerano questi passi alla luce del messaggio primario della Bibbia di amare Dio ed il nostro prossimo come noi stessi e dai temi evangelici come fedeltà, giustizia, interdipendenza, alienazione, perdono e compassione.
Ho concluso che non importa come interpretiamo questi passi, dovremmo usarli con molta cautela o non usarli affatto, proprio come usiamo con cautela o ignoriamo i passi in cui si dice che tutti quelli che maledicono la loro madre o padre dovrebbero essere messi a morte (Levitico 20:9); i passi che dicono che le donne devono rimanere silenziose in Chiesa (I Timoteo 2:11-14); o i passi che chiaramente difendono la schiavitù (Efesini 6:5-9, I Timoteo 6:1-2, Tito 2:9-10 e I Pietro 2:18-19).
A questo punto del mio percorso – e si trattava di un processo con molti meandri e di lunga durata, non la serie di passi logici che qui ho presentato – ho imparato che non è un peccato per mio figlio Jim avere un orientamento omosessuale e che Jim può essere gay ed un fedele cattolico proprio come ogni altro fedele cattolico che combatte con le norme morali oggettive stabilite dalla Chiesa cattolica.
In un documento del 1976 i Vescovi statunitensi hanno riassunto quale dovrebbe essere il nostro approccio e lo hanno ripetuto nei documenti del 1991: “Le persone omosessuali come ogni altro non dovrebbero soffrire per il pregiudizio contro i loro diritti umani fondamentali. Hanno diritto al rispetto, all’amicizia ed alla giustizia. Dovrebbero avere un ruolo attivo nella comunità cristiana.”
Tramite questo processo ho quindi imparato che un pensatore come me ha anche dei sentimenti! Poiché mio figlio è gay sono personalmente colpito da questo insegnamento e vorrei che qualcosa cambiasse. E questo va bene, perché nulla di questo insegnamento è infallibile. Per definizione potrebbe cambiare e con la mia conoscenza ed esperienza ho qualcosa da aggiungere alla discussione. Infatti, l’insegnamento sulla sessualità nella chiesa cattolica è ià cambiato. Per esempio, fino al 1951 non era stato approvato esplicitamente l’uso del periodo sterile di una donna come mezzo contraccettivo. Ed è stato il Vaticano II che per primo ha riconosciuto l’amore reciproco dei coniugi, alla pari per la procreazione e dell’educazione dei figli, come scopo primario del matrimonio – non solo la procreazione.
Ma la questione rimane, l’insegnamento sull’omosessualità cambierà? Ci sono parecchie tensioni irrisolte relative all’insegnamento cattolico sull’omosessualità. Oltre alle tensioni sulle interpretazioni bibliche sopra descritte, ce ne sono altre 4 che potrebbero fare da catalizzatori per un mutamento dell’insegnamento cattolico se venissero affrotate.
Prima tensione: La Chiesa cattolica dice che va bene essere omosessuali se si vive da celibi, però la Chiesa aggiunge che il celibato è un dono. Tecnicamente il celibato è il periodo antecedente al matrimonio, da un punto di vista religioso, ma l’uso corrente ha ampliato questa definizione dandole il significato di astinenza sessuale. In pratica la danda è: tutti gli omosessuali hanno il dono di vivere una vita di astinenza sessuale? I genitori cattolici di figli gay e figlie lesbiche sentono questa tensione quando vengono interrogati sulla loro comprensione dell’insegnamento cattolico. Nell’indagine sui genitori cattolici con figli LGBT, il 68% di loro ha concordato con questa affermazione: “Un orientamento omosessuale non è peccaminoso, ma ogni atto omosessuale è un peccato.”. Solo il 41% era d’accordo con l’affermazione: “Per tutte le persone omosessuali viene richiesta una vita di astinenza sessuale.”
Seconda tensione: L’insegnamento cattolico considera l’orientamento omosessuale una deviazione sessuale, un “disordine”. La Chiesa insegna anche che non ci può essere conflitto tra fede e ragione, ma l’Associazione Psichiatrica Americana, l’Associazione Psicologica Americana, e tutta la comunità scientifica, considerano l’omosessualità come una variazione sessuale naturale. Questo esempio non è del tutto appropriato, perché paragona la definizione filosofica della Chiesa con quella della comunità psicologica scientifica, tuttavia la confusione generata da queste due visioni è una delle ragioni della tensione in atto.
Terza tensione: Nella maggior parte dei documenti della Chiesa non appaiono le voci dei gay e delle lesbiche, c’è una negazione della loro esperienza nella vita della Chiesa. Di certo non sono riflesse nelle seguenti dichiarazioni tratte dai vari documenti della Chiesa:
- Sebbene la particolare inclinazione di una persona omosessuale non sia un peccato, è una tendenza più o meno forte verso un intrinseco male morale; e l’inclinazione stessa di conseguenza è da considerarsi come un oggettivo male morale.
- Quando compiono atti sessuali confermano in se stessi una inclinazione sessuale disordinata, essenzialmente edonistica.
- Anche quando la pratica dell’omosessualità può minacciare gravemente le vite e il benessere di molte persone, i suoi sostenitori rimangono imperterriti nel difenderla e rifiutano di prendere in considerazione gli impliciti rischi.
- Ma la giusta reazione ai crimini commessi contro gli omosessuali non dovrebbe essere una pretesa per l’affermazione che la condizione di omosessuale non sia un disordine. Quando si pretende che non sia un disordine e l’atto omosessuale viene perdonato, o quando si introduce una legislazione civile per proteggere un comportamento a cui nessuno ha un plausibile diritto, né la Chiesa né la società si dovrebbero sorprendere quando altre nozioni o pratiche distorte prendono terreno e aumentano le reazioni irrazionali e violente.
- Ci sono luoghi in cui non è sbagliata la discriminazione sull’orientamento sessuale, per esempio far adottare i bambini, nell’affidamento, nell’impiego di insegnanti o allenatori sportivi e nel reclutamento militare.
- L’orientamento sessuale di un individuo generalmente non è conosciuto a meno che egli stesso lo ammetta pubblicamente o lo manifesti apertamente coi suoi atteggiamenti. Di regola, la maggior parte delle persone omosessuali che cercano di condurre una vita casta non manifestano il loro orientamento sessuale. Di conseguenza il problema della discriminazione nel lavoro, negli affitti, ecc. non si presenta.
L’impatto di secoli di questi messaggi, implicitamente ed esplicitamente negativi sulla sessualità in generale e sull’omosessualità in particolare, ha provocato atteggiamenti negativi profondamente radicati. Forse è questa la ragione per cui, nell’indagine sui genitori cattolici con figli LGBT, solo il 14% dei genitori pensano che la Chiesa insegni che: “La nostra sessualità, sia omosessuale sia eterosessuale, è un dono di Dio.” Nonostante l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica affermi che: “Un profondo rispetto per la totalità della persona, porta la Chiesa a sostenere e insegnare che la sessualità è un dono di Dio.”
Al contrario, gli autori del documento Always our children (Sempre nostri figli, 1997) hanno ascoltato con attenzione e hanno tenuto conto delle affermazioni dei genitori quando hanno fatto le seguenti dichiarazioni:
- Devi ancora insistere: “Sei sempre mio figlio; nulla potrà mai cambiare questo. Sei anche figlio di Dio, sei un dono, chiamato ad uno scopo nel progetto di Dio.”
- Dio ama ogni persona perché è un individuo unico. L’identità sessuale aiuta a definire la persona che siamo, perché l’orientamento sessuale e una componente della nostra identità sessuale.
- Dio non ama una persona di meno semplicemente perché è omosessuale.
- L’insegnamento della Chiesa chiarisce che i diritti fondamentali delle persone omosessuali devono essere difesi e noi tutti dobbiamo lottare per eliminare ogni forma di ingiustizia, oppressione o violenza contro di loro. Non è sufficiente solo evitare l’ingiusta discriminazione. Le persone omosessuali devono essere trattate con rispetto, compassione e sensibilità.
- Nulla nella Bibbia o nell’insegnamento cattolico può essere usato per giustificare atteggiamenti o comportamenti discriminatori o pieni di pregiudizio.
- Ai nostri fratelli e sorelle omosessuali offriamo una parola conclusiva… Anche se a volte vi sentite scoraggiati, feriti o arrabbiati, non allontanatevi dalle vostre famiglie, dalla comunità cristiana, da tutti coloro che vi amano. L’amore di Dio si rivela tramite voi. Siete sempre i nostri figli.
L’insegnamento cattolico è stato formulato senza il contributo delle persone apertamente gay/lesbiche e non tiene conto dell’esperienza di vita dei cattolici omosessuali che sono persone reali, fatte a immagine e somiglianza di Dio e che, come tutti noi, lottano per fare ciò che Dio vuole da loro. Quando ci saranno le voci di persone omosessuali nei documenti della Chiesa cattolica? Possiamo solo sperare che le parole dette da Giovanni Paolo II, quando discuteva di “solidarietà”, vengano applicate a questo vuoto. Giovanni Paolo II infatti affermò che: “La struttura non deve solo permettere l’emersione dell’opposizione, per darle l’opportunità di esprimersi, ma deve fare in modo che l’opposizione agisca per il bene della comunità.”
Infine, la quarta tensione: La Chiesa insegna che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è inaccettabile. Ma insegna anche che: “Se si sviluppa fra persone dello stesso sesso o di sesso opposto l’amicizia, essa rappresenta un grande bene per tutti, perché conduce alla comunione spirituale.” C’è una grande area grigia da esplorare tra questi due poli, a cominciare dall’insegnamento che: “L’amicizia, che è un modo di amare… è essenziale per un sano sviluppo umano. Si tratta di una delle più ricche esperienze umane possibili.”
Queste tensioni non sono soltanto terreno di lavoro per alcuni teologi “dissidenti”. Anche alcuni vescovi si fanno domande sull’insegnamento della Chiesa. Per esempio, il vescovo Thomas Gumbleton di Detroit, quando gli venne chiesta un’opinione sull’orientamento omosessuale come “oggettivo disordine”, affermò che: “Non penso di doverlo accettare.”
Alcuni potrebbero argomentare che il vescovo Gumbleton non era oggettivo, perché aveva un fratello gay, ma non è il solo fra i vescovi con fratelli o sorelle omosessuali e non è il solo che è giunto a interrogarsi su questo tema. I vescovi statunitensi, nel loro documento del 1991 Human Sexuality (Sessualità umana), hanno relegato il riferimento vaticano sull’orientamento omosessuale come un “disordine” ad una nota a piè di pagina perché, come spiegava l’arcivescovo di San Francisco John Quinn, nel testo sarebbe stato male interpretato e avrebbe fatto pensare che “gli omosessuali sono il male”.
Alla luce di queste tensioni e consapevoli dei precedenti cambiamenti nell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, penso che il vescovo di Rochester Matthew Clark ha preso una posizione prudente e profetica.In risposta ad una domanda sull’omosessualità, postagli in un’intervista, infatti ha affermato che: “Dobbiamo imparare di più su questa realtà. Penso che la posizione attuale della Chiesa sia basata su un certo numero di fatti e di esperienze che deve essere onorate, ed io intendo onorarle. Ma dobbiamo anche continuare ad imparare da fatti nuovi e dalle nuove esperienze, perciò non so con chiarezza che cosa potrà dire la Chiesa di domani, sui temi che discutiamo oggi.”
È possibile un cambiamento nell’insegnamento della Chiesa, ma la Chiesa ufficiale tende a muoversi molto, molto lentamente. Ci serve una guida. Questo ci conduce all’insegnamento cattolico sul primato della coscienza. Papa Giovanni Paolo II nel suo Crossing the Threshold of Hope (Attraversare la soglia della speranza) si esprime così: “Se l’uomo (sic) viene ammonito dalla propria coscienza – anche se è una coscienza errata, ma la cui voce per lui è indiscutibile – deve sempre ascoltarla. Ciò che non è permesso è che indulga colpevolmente nell’errore senza cercare di raggiungere la verità.”
Il catechismo afferma in modo conciso che: “Un essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se deliberatamente agisse contro di essa si condannerebbe.” È abbastanza chiaro, ma ciò significa che possiamo fare tutto ciò che vogliamo? Naturalmente no! Fare quello che vogliamo e fare ciò che la nostra coscienza ci dice non sono necessariamente la stessa cosa. (Spesso, forse la maggior parte del tempo, la nostra coscienza ci spinge a fare quello che non vogliamo, per esempio essere più amorevoli, riflessivi, generosi, meno egoisti, orgogliosi, avidi, ecc.). Ricordo del teologo Charles Curran che esprime la tensione che tutti noi affrontiamo: “Dobbiamo obbedire alla nostra coscienza, ma la nostra coscienza potrebbe sbagliarsi.”
La formazione della coscienza porta al concetto del discernimento morale nella tradizione morale cattolica. La Chiesa suggerisce di guardare all’esperienza, la nostra, e la saggezza della comunità, specialmente di coloro di cui rispettiamo la sapienza e la virtù; alla ragione, incluse le scienze e le Scritture, usando i principi d’interpretazione cattolici, non la lettura fondamentalista del testo biblico; e la tradizione, per esempio l’insegnamento della Chiesa.
Tutte queste quattro aree sono importanti e devono essere considerate prima di prendere una decisione responsabile. Perché tutte e 4? Perché ognuna ha dei limiti.
Considerate i secoli in cui la società e la Chiesa hanno accettato l’istituto della schiavitù. Considerate che solo a metà del XIX secolo gli scienziati hanno cominciato per la prima volta ad esplorare la sessualità come qualcosa che è parte della persona (l’orientamento), piuttosto che qualcosa che la persona fa. Considerate l’accettazione biblica della schiavitù, per esempio I Corinzi 7:20-24, Efesini 6:5-9, Tito 2:9-10; I Pietro 2:18-19. Considerate la condanna da parte della Chiesa dell’idea che la terra ruoti intorno al sole.
E cosa succede, se dopo essere passati attraverso questo processo di discernimento, ancora non vanno d’accordo l’insegnamento della Chiesa e la nostra coscienza? Molti cattolici hanno lottato con questo dilemma sulle questioni del controllo artificiale delle nascite, il divorzio ed il matrimonio.
Ho imparato che l’insegnamento della Chiesa dice che dovremmo partire dalla presunzione che l’insegnamento della Chiesa sia giusto, compreso quello sul peccato personale, sul primato della coscienza, e che non ci si aspetta che noi facciamo l’impossibile.
Partendo da tale presunzione occorre riconoscere che non tutto l’insegnamento della Chiesa ha uguale autorità. Un’enciclica per esempio, ha maggior peso di una lettera della congregazione vaticana. Noi consideriamo l’autorità relativa degli insegnamenti della Chiesa e li valutiamo sulla base di ciò che abbiamo imparato nelle altre tre aree ed alla fine ci chiediamo: conduciamo una vita di risposta al servizio della Chiesa? Diamo risposte esemplari? Diamo una risposta a Dio rivelatosi in Gesù Cristo?
Come applichiamo tutto questo alle domande sull’omosessualità? Forse i vescovi inglesi e gallesi lo dicono meglio: “la cura pastorale non consiste semplicemente nell’applicazione rigida ed automatica di oggettive norme morali. Considera l’individuo nella sua situazione presente con tutte le sue forze e debolezze. La decisione della coscienza, che determina cosa dovrebbe essere fatto e cosa dovrebbe essere evitato, può avvenire solo dopo una prudente considerazione della situazione reale e della norma morale… il consiglio pastorale… non può ignorare l’oggettiva moralità degli atti omosessuali, ma è importante interpretarli, capire il modello di vita in cui hanno luogo, apprezzare il significato personale che tali atti hanno per le diverse persone…”
Il vescovo Thomas Gumbleton ci mostra come trovare un equilibrio tra l’insegnamento della Chiesa cattolica e la nostra coscienza. Quando gli è stato chiesto che cosa vorrebbe insegnarci, ha risposto: “Direi quello che la Chiesa insegna, ovvero che compiere atti omosessuali è sbagliato. Ma ognuno di noi deve venire a patti con l’insegnamento della Chiesa e applicarlo alla propria vita secondo la propria coscienza formata con la guida della Chiesa. Io non dò giudizi sulla coscienza di una persona omosessuale, come non li do su un militare della base aerea o di un sottomarino Trident, che potrebbe lanciare un’arma nucleare se gli venisse ordinato. Penso che in qualche modo l’insegnamento della Chiesa sia più chiaro su questi punti che sull’omosessualità. Ogni atto di guerra che distrugge indiscriminatamente un’intera città è un abominio. Questo è ciò che sono le armi nucleari. Chiunque abbia l’intenzione di usare tale arma, a mio giudizio, si trova in una situazione di malvagità. Eppure, non posso giudicare la coscienza di un’altra persona. Se questa persona mi chiede la comunione non posso rifiutargliela”.
Così dopo aver preso in considerazione l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, i peccati personali, la coscienza ed il discernimento, intellettualmente ho scoperto che mio figlio Jim può essere certamente gay e cattolico. Ma questa scoperta rimaneva ancora nel mio mondo di pensatore di teologia ed omosessualità… finché non ho sentito il vescovo Kenneth Untener che, parlando ad un vasto pubblico di gay e lesbiche, ha affermato: “Quando moriamo, e come teologo morale non lo dico con leggerezza, la sola cosa che importa è come ci siamo trattati l’un l’altro”.
Ecco quando ho compreso che la tappa finale del mio percorso consisteva nel conoscere ed amare i tanti fedeli cattolici ed omosessuali come Sheila, David, Kristin, Bill, Mary Lou, Paul, Lynn, Pat, Jan, Kathy, John e molti altri. Una madre che conosciamo ha espresso in modo chiaro e conciso la mia idea. Su suo figlio ha detto: “Non voglio amarlo nonostante la sua omosessualità. Voglio abbracciarlo come persona omosessuale.”
Suo figlio, nostro figlio Jim e le persone lesbiche e gay sopra citate sono cittadini integerrimi, impiegati affidabili, buoni vicini, amabili membri della famiglia e volontari pieni di premure. Sono persone che amano Dio ed il loro prossimo, come se stessi. Se ciò che conta di più è come ci trattiamo l’un l’altro, questi cattolici gay saranno giudicati generosamente. Ecco perché ora so realmente che mio figlio Jim può essere gay e cattolico.
Andrew Sullivan afferma che: “L’omosessualità, quando la consideri nelle persone che ti interessano e che ami, è molto diversa da un mondo astratto di essere come un modo di essere chiuso e represso è altrettanto astratto”.
Essendo un pensatore tendo a essere talmente teologo da rischiare di dimenticare che non parliamo di astrazioni, ma di persone reali – figli, figlie, zie, zii, madri, padri, amici.
Su questo ricordo le parole dell’ultimo cardinale di Westminster, George Basil Hume: “L’amore tra due persone, sia dello stesso sesso che diverso, è un tesoro e va rispettato. “Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro”. Leggiamo in Giovanni 11:5 che quando due persone si amano sperimentano, in questo mondo, ma in modo limitato quale sarà la loro gioia eterna con Dio nel futuro. Amare un altro infatti significa raggiungere Dio, che condivide il suo amore con chi amiamo. Essere amati è ricevere un segno o una parte dell’amore incondizionato di Dio. Amare un altro, o dello stesso sesso o di un altro sesso, significa essere entrati nell’area più ricca dell’esperienza umana”.
_____________
1 Associazione Psicologica Americana (APA), Answers to Yur questions about sexual orientation and homosexuality, 1993
2 Associazione Psicologica Americana (APA), Answers to Yur questions about sexual orientation and homosexuality, 1998
3 “Always Our Children: A Pastoral Message to Parents of Homosexual Childrend AND Suggestion for Pastoral Minister” (AOC). Messaggio pastorale ai genitori con figli omosessuali, con alcuni suggerimenti pastorali, stilato dal Comitato Pastorale Statunitense per il Matrimonio e la Famiglia della Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti nel Settembre 1997.