L’intolleranza verso le persone transgender genera solo sofferenza
Testo di Austen Hartke tratto da “Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians” (Trasformazioni. La Bibbia e le vite dei cristiani transgender), editore Westminster John Knox Press, 2018, 225 pagine), capitolo 1, liberamente tradotto da Diana di Torino, revisione di Giovanna di Parma
Il 2016 è stato l’anno peggiore per i transgender negli Stati Uniti. Ventisette transgender sono stati assassinati quell’anno, contro i ventuno del 2015 e i tredici del 2014 – e queste cifre sono solo quelle che conosciamo. Spesso le persone transgender non vengono definite con la loro reale identità di genere dalle forze dell’ordine e dalla stampa dopo la loro morte; di conseguenza, la loro vera identità e la loro storia sono perse per sempre.
Inoltre, è fondamentale notare che la maggior parte delle vittime di omicidi transgender sono donne di colore – esattamente donne trans nere – che devono affrontare la triplice minaccia di sessismo, razzismo e transfobia. Con almeno ventun omicidi di persone transgender nel nostro paese nei primi dieci mesi dell’anno, il 2017 potrebbe stabilire un nuovo orripilante primato.
La Campagna sui Diritti Umani (HRC) nel 2011 ha presentato un rapporto che cercava di comprendere le ragioni che stanno dietro l’attuale epidemia di omicidi. Hanno scoperto che, tenendo conto di tutti gli altri fattori, le persone transgender erano colpite in modo sproporzionato, rispetto ad altri, da mancanza di abitazione, povertà, discriminazione sul lavoro, bullismo a scuola e molestie da parte delle forze dell’ordine.
Essenzialmente, il pregiudizio mentale ed emotivo che la cultura americana detiene nei confronti degli individui transgender trapela nelle azioni nel mondo reale contro le persone transgender, sia che quell’azione consista nel rifiutare un candidano non binario per un lavoro sia nello sparare a una donna trans in un bagno pubblico.
Quando le nostre Chiese sostengono o addirittura formulano in modo organico l’idea che le persone transgender siano moralmente, intellettualmente e teologicamente inferiori, accrescono l’odio che porta alla morte un gruppo già emarginato. Il rapporto della Campagna per i Diritti Umani (HRC) ha rilevato che il 41% degli individui transgender ha tentato il suicidio, rispetto all’1,6% della popolazione generale degli Stati Uniti. Quasi la metà delle persone trans tentano il suicidio non perché ci sia qualcosa di intrinsecamente sbagliato in loro, ma perché sperimentano un fenomeno chiamato “stress da minoranza”.
Questo fenomeno descrive il contrasto che si verifica in una persona che possiede un’identità emarginata e l’ambiente ostile in cui vive. Le persone transgender vivono con una costante aspettativa di rifiuto, con la continua paura di minaccia di violenza fisica o morale. Questo continuo stress può portare a depressione, ansia, abuso di droghe, pensieri o tentativi di suicidio.
Uno studio coordinato dall’Istituto Williams e dalla Fondazione Americana per la prevenzione dei suicidi hanno trovato prove dirette dello “stress da minoranza” quando hanno scoperto che il tasso di suicidi tra i transgender e gli adulti non conformi al genere è balzato dal 41% al 59% tra coloro che erano stati molestati dalle forze dell’ordine e al 78% tra coloro che avevano subito violenza fisica o sessuale.
La tensione sulle persone transgender è aumentata con la legge sui bagni e spogliatoi pubblici. La direttrice dell’Istituto Williams che si occupa della ricerca sui transgender, Jody L. Herman, ha confermato che le esperienze di permettere alle persone transgender l’accesso ai bagni pubblici secondo il genere da loro vissuto stanno influenzando in modo significativo i livelli di stress di questa minoranza.
Afferma che “le politiche che permettono l’accesso ai bagni pubblici alle persone transgender possono essere intese come politiche collegate alla salute e al benessere delle persone transgender”. Vivere ogni ora della tua vita sempre in guardia può mettere a dura prova chiunque, ma per le persone LGBTQ e transgender lo stress può essere mortale. Eppure, le Chiese e le organizzazioni cristiane continuano a sostenere e finanziare politiche che rendono inevitabile questo stato d’essere.
Se gli alti tassi di suicidi e omicidi per le persone transgender possono essere ricondotti a timori legittimi di molestie, discriminazione e rifiuto, allora la soluzione ovvia è creare ambienti in cui i feriti, gli sfiniti, i disperati si sentano al sicuro e amati. Infatti, il fattore numero uno per il benessere e la salute dei giovani LGBTQ è l’accoglienza della famiglia e la creazione di un rifugio sicuro a casa. Oltre la metà dei giovani LGBTQ rifiutati dalla famiglia hanno riferito di aver tentato il suicidio, in confronto al 32% tra coloro che avevano una famiglia che li supportava. L’accoglienza della famiglia è anche una protezione contro la depressione, l’abuso di droghe e altre malattie mentali che insorgono in chi soffre di stress da minoranza.
Il problema è che l’accettazione della famiglia è strettamente legata alla religione che si professa. Molti genitori che cercano di seguire la propria fede e fanno del loro meglio per salvare l’anima dei propri figli, possono provocare un danno irreversibile alla salute fisica e mentale dei figli LGBT. Come ricorda Caitlin Ryan, direttrice del Progetto per l’accoglienza delle famiglie, “La maggior parte delle famiglie, comprese quelle molto credenti, rimangono scioccate nell’apprendere che i comportamenti che cercano d’imporre ai loro figli LGBTQ per farli accettare dagli altri, contribuiscono invece a provocare gravi rischi per la salute dei loro figli ed anche tentativi di suicidio”. Il Progetto per l’accoglienza delle famiglie ha scoperto che un’alta religiosità delle famiglie è direttamente collegata ad un alto livello di rifiuto delle persone LGBT.
Quando i genitori frequentano Chiese in cui si insegna che essere transgender è un peccato, sono più propensi a rifiutare i figli, quando fanno coming out; a sua volta, un figlio rifiutato è più probabile che soffra di malattie mentali e commetta un suicidio. Questo triste fatto è stato reso visibile a molti con la morte di Leelah Alcorn, che si è buttata sotto un camion nel dicembre 2014, dopo aver sperimentato reazioni negative, basate sulla fede, da parte dei genitori che l’avevano costretta a una terapia di riconversione cristiana, per “curare” la sua identità di genere.
Il Cristianesimo è stato dominato dalle voci di coloro che parlano contro l’esistenza, il benessere e l’umanità delle persone transgender. Queste voci sono affondate nel tessuto della cultura americana, (e non solo), col risultato di provocare un’ondata di suicidi che non provoca l’indignazione dei credenti o una richiesta di giustizia da parte di coloro che avrebbero dovuto prendersi cura di quelle persone ferite che incontreranno sul loro cammino (ndr come fece il Samaritano in cammino da Gerusalemme verso Gerico, Lc 10, 25-37).
Abbiamo chiuso le nostre orecchie al grido dei genitori che hanno perso il loro figlio LGBT a causa di una teologia tossica; ci siamo voltati dall’altra parte di fronte alle lacrime dei giovani che chiedono se Gesù può amarli come sono.
Troppi fra coloro che si interrogano sulla loro identità di genere sono stati posti nella condizione di scegliere fra Dio e una vita sana ed autentica. Non tutti quelli che sono stati obbligati a prendere questa decisione ne escono vivi.
I cristiani transgender sono costretti a vivere in questo spazio: ai margini. Stanno camminando sulla linea sottile tra accettazione e rifiuto, tra l’amore di Dio e il giudizio della Chiesa.
Ma è anche qui che Dio inizia a portare la vita fuori dalla morte perché, sebbene l’appartenenza religiosa delle famiglie sia stata collegata spesso al rifiuto dei figli LGBTQ, la fede può anche essere uno dei maggiori fattori al benessere dei giovani, se la loro comunità religiosa li sostiene.
Sappiamo che l’accettazione della famiglia e la creazione di un rifugio nelle case e nelle comunità sia incredibilmente importante per la salute delle persone transgender, per cui dobbiamo chiederci se sia tempo che la casa di Dio diventi la casa di preghiera per tutti.
Ascolteremo i passi delle Scritture e le storie delle persone transgender cristiane in mezzo a noi, permettendo che tutti i nostri luoghi di fede diventino quegli spazi accoglienti che dovrebbero essere e per cui sono stati creati?
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