L’inutile guerra dei cattolici integralisti contro il Pride
Articolo di Michael J. O’Loughlin* e Christopher Parker** pubblicato sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 12 giugno 2023, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Da alcuni anni un gruppo di cattolici di Pittsburgh e dintorni si incontra occasionalmente per celebrare una Messa dedicata all’evangelizzazione e alla giustizia sociale. A giugno dell’anno scorso gli organizzatori hanno dedicato la celebrazione alle persone LGBT cattoliche, e dopo aver ricevuto commenti positivi, quest’anno hanno deciso di ripetere l’iniziativa, questa volta affiancati da due associazioni LGBT di alcune parrocchie della zona.
“Esistono molti gruppi emarginati all’interno della nostra Chiesa” ci dice Kevin Hayes, presidente dei Catholics for Change in Our Church (Cattolici per il cambiamento nella nostra Chiesa). Il gruppo, fondato nel 2018 all’indomani del devastante rapporto del gran giurì della Pennsylvania, che ha scoperchiato gli abusi compiuti dai sacerdoti, ha tra i suoi obiettivi raggiungere quei cattolici che si sentono distanti dalla Chiesa, come i divorziati risposati, le donne e le minoranze etniche: “Poi ci sono le persone LGBTQ cattoliche, che sono molto sulla difensiva e si sentono assolutamente non accolte” continua Kevin Hayes, che assieme agli altri organizzatori pensava che la Messa di quest’anno, celebrata come sempre alla cappella dell’Università Duquesne, sarebbe stata uno dei tanti incontri in tono minore, un’occasione per celebrare, incontrarsi e dare un segno di solidarietà alle persone LGBT cattoliche.
Ma giugno 2023 non è giugno 2022. Negli ultimi mesi molte aziende e organizzazioni no-profit che sostengono i Pride stanno subendo attacchi e boicottaggi da parte di attivisti conservatori, secondo i quali le celebrazioni [del Pride] sono andate troppo in là. […] Alcuni cattolici stanno invitando i fedeli a nascondere il fatto che giugno è il mese del Pride, e a “restituirlo” all’adorazione del Sacro Cuore di Gesù, un’idea sostenuta dalla Conferenza Episcopale Statunitense.
I vescovi hanno dichiarato: “I cristiani cattolici riconoscono tradizionalmente giugno come il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù”, e invitano i fedeli “a recitare la litania del Sacro Cuore il 16 giugno, offrendo la preghiera come atto di riparazione per le bestemmie contro Nostro Signore che vediamo dappertutto nella nostra cultura odierna”.
Questi sforzi tesi a far dimenticare il Pride a favore del Sacro Cuore stanno avendo conseguenze inaspettate. In Ohio un padrone di casa ha proibito ai suoi inquilini di esporre una bandiera arcobaleno o altri simboli del Pride, in quanto sarebbero “in diretto conflitto” con la sua fede cattolica.
Un’opportunità per amare
Non tutti i cattolici contrari al Pride sostengono i conflitti e i boicottaggi. Kathryn Jean Lopez, redattrice del [bisettimanale conservatore] National Review, ci scrive dicendo di sentirsi ”super frustrata” durante il mese dedicato al Pride; suggerisce però, ai cattolici che vi si oppongono, di lasciar perdere rabbia e boicottaggi e chiedersi invece: “Invece di infuriarci con il sesto mese dell’anno, perché non ne facciamo un’opportunità in più per amare?”.
L’accresciuta visibilità delle persone LGBT americane ha creato dei contraccolpi negativi; spesso vengono prese di mira le iniziative dedicate ai bambini, soprattutto quelle relative all’identità di genere, e le celebrazioni cattoliche non sono immuni da tali pressioni. A Pittsburgh le proteste sono iniziate quando, su un volantino che pubblicizzava la Messa [dei Cattolici per il cambiamento nella nostra Chiesa], è comparsa una frase che gli organizzatori non avevano usato in precedenza: Messa per il Pride.
“Questo ha scatenato tutti coloro i quali non vogliono che la Chiesa Cattolica sostenga la comunità LGBT” dice padre Frank Almade, parroco della chiesa di San Giuseppe Lavoratore a Pittsburgh. In parrocchia esiste un ministero LGBT, i cui membri hanno aiutato a promuovere la Messa: “[Il volantino] dava l’impressione che la Chiesa Cattolica, e quindi il vescovo, sostengano tutto ciò che il Pride implica e rappresenta”.
Una dichiarazione della diocesi di Pittsburgh precisa che né la curia, né le parrocchie citate come sponsor (tra cui quella di San Giuseppe Lavoratore), né l’Università Duquesne sono ufficialmente organizzatrici di quella Messa.
Dopo che il volantino è stato postato online, decine di persone hanno scritto e telefonato per chiedere che l’evento fosse cancellato, facendo anche uso di linguaggio e minacce violenti, e condanne del Pride: “L’odio, il vetriolo, le minacce di quelle email sono impressionanti, e certamente estranei al cristianesimo” dice Kevin Hayes.
Dopo molte discussioni tra gli organizzatori e la curia, è stato infine deciso di cancellare la Messa: “Sono deluso e triste per il semplice fatto di non poter celebrare con la mia comunità e con i nostri alleati. Non è questione della sigla LGBTQ, ma di celebrare la nostra fede comunitaria” dice Albert Maisto, un cattolico gay che guida il ministero LGBT alla parrocchia di San Giuseppe Lavoratore.
Secondo recenti sondaggi i cattolici, considerati come gruppo, in generale sostengono i diritti LGBT. Nel 2020 il 61% dei cattolici statunitensi sosteneva il matrimonio omosessuale, secondo il Pew Research Center. Per quanto riguarda l’identità di genere, le convinzioni sembrano cambiare in fretta.
Secondo un nuovo sondaggio del PRRI, nel 2023 il 65% degli americani sostiene che “esistono solo due generi”, con un incremento di sei punti percentuali rispetto al 2021. Questa opinione è condivisa dal 69% dei cattolici bianchi, in aumento rispetto al 62% del 2021, e dal 66% dei cattolici ispanici, con un incremento di diciotto punti percentuali rispetto al 2021.
Il Pride e la Chiesa
Diverse parrocchie statunitensi organizzano eventi e celebrazioni in occasione del mese del Pride.
La parrocchia di Nostra Signora della Grazia e San Giuseppe di Hoboken, nel New Jersey, ospiterà una Messa per il Pride il 25 giugno. La parrocchia di San Giuseppe di Seattle, nello Stato di Washington, ha organizzato un picnic l’11 giugno, dopo la Messa del sabato pomeriggio, un evento che ha attirato critiche da parte dei media conservatori. Un’installazione artistica che celebra il Pride è stata nuovamente esposta dalla storica chiesa di San Paolo di Lexington, nel Kentucky: un segnale che la parrocchia accoglie di buon grado i fedeli LGBT e le loro famiglie. La parrocchia della Santissima Trinità di Washington celebrerà questa settimana la sua terza Messa annuale per il Pride, che gli organizzatori descrivono come “un momento per celebrare insieme l’amore di Cristo, che ci fa riunire e ci chiama a continuare ad essere missionari nel nostro mondo”.
Alla parrocchia di San Francesco d’Assisi a Manhattan Meredith Augustin ha avuto, una decina di anni fa, l’idea della “Messa Pre-Pride” il pomeriggio precedente la sfilata di New York, con la collaborazione del direttore musicale della parrocchia, del suo staff e del ministero LGBT. Negli anni scorsi la Messa ha dato luogo a delle proteste, ma la parrocchia non ha mai pensato di cancellarla, e anche quest’anno si terrà, perché parte della missione della parrocchia consiste nel far sapere alle persone LGBT cattoliche e alle loro famiglie che sono le benvenute nella Chiesa: ”Non smettiamo mai di lottare, dobbiamo continuare a educare e continuare a spingere in avanti” dice Meredith Augustin.
A Chicago la parrocchia di Santa Teresa d’Ávila festeggia il Pride da diversi anni, ci dice il parroco Frank Latzko, aggiungendo che cerca di far passare un messaggio di solidarietà e accettazione durante tutto l’anno, ma nel fine settimana del Pride cittadino, che conta circa un milione di spettatori, la Messa diventa qualcosa di speciale; anche se non si celebra una “Messa del Pride”, quella domenica molte persone accorrono, padre Latzko pronuncia un’omelia sul tema, e poi si dirige alla sfilata: “Parlo della realtà delle persone LGBTQ, di quanta strada abbiano fatto e di quanta ancora dobbiamo farne per diventare […] una Chiesa che accoglie”.
Secondo Mark Neuhengen, direttore parrocchiale dell’evangelizzazione, “i nostri parrocchiani LGBT sono ottimamente integrati a tutti i livelli, dalla liturgia all’evangelizzazione, dal servizio sociale alla giustizia sociale, alla condivisione della fede”.
Controversia a Pittsburgh
Torniamo a Pittsburgh. Secondo una email del vescovo David Zubik, se “la Chiesa ha investito molte energie nell’accogliere le persone che vivono in situazioni delicate, non può però sostenere i comportamenti che vanno contro la legge di Dio”.
Il vescovo, che lo scorso anno ha scritto una lettera pastorale sull’ospitalità in cui invitava la Chiesa ad essere accogliente verso le persone LGBT, ha affermato che i sacerdoti vogliono fare una migliore pastorale, ma ha comunque chiesto agli organizzatori di cancellare la Messa: “La mia speranza è che la chiesa di Pittsburgh accolga la comunità LGBTQ, e che, a sua volta, la comunità LGBTQ accolga la Chiesa e la sua dottrina”.
Kevin Hayes e gli altri organizzatori non hanno criticato le parole del vescovo, in parte per le preoccupazioni relative alla sicurezza, e in parte per il desiderio di continuare quello che definiscono un dialogo positivo tra la locale comunità LGBTQ cattolica e la curia, ma tra i cattolici che con ansia attendevano la Messa la delusione è grande.
Il diacono Herb Riley, che ha collaborato a costruire il ministero LGBT della parrocchia, ha raccolto le lamentele dei parrocchiani che si sentono feriti dalla decisione di cancellare la Messa. Quando incontra qualcuno che non approva l’esistenza del ministero LGBT, lo invita a uno degli incontri mensili del gruppo, in modo che possa scoprire che tali incontri sono semplicemente delle occasioni per condividere storie e lotte, ma finora nessuno ha accettato l’invito.
Uno degli obiettivi, dice il diacono Riley, sarebbe creare uno spazio in cui i famigliari delle persone LGBT possano capire come amare qualcuno la cui vita può essere differente dalla propria: “Non devono vivere in questo mondo pensando che il loro figlio o nipote andrà all’inferno perché omosessuale”.
Gli incontri, secondo il diacono, servono soprattutto come opportunità per i sacerdoti, perché capiscano come creare uno spazio accogliente: “Come possiamo servire meglio la comunità LGBT, e come possiamo essere sicuri che sappiano che saranno davvero accolte nella nostra parrocchia?”.
*Michael J. O’Loughlin è corrispondente per gli Stati Uniti del settimanale gesuita America ed autore della serie di articoli e podcast della serie Plague (La peste: storie mai raccontate su AIDS e Chiesa Cattolica). Il suo libro Hidden Mercy: Aids, Catholics, and the Untold Story of Compassion in the Face of Fear ha ricevuto il plauso di papa Francesco. Seguitelo su Twitter.
** Christopher Parker ha studiato storia, classici e giornalismo all’Università di Notre Dame, nell’Indiana. Ha lavorato per il Museo Nazionale di Storia Americana di Washington. Seguitelo su Twitter.
Testo originale: Catholic Pride month events face increasing backlash