ll Sinodo e le speranze di cambiamento dei cristiani LGBT del David & Jonathan
Documento dell’associazione nazionale di cristiani LGBT David & Jonathan (Francia) del 6 marzo 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Alcuni gruppi locali del David & Jonathan assieme ad alcuni membri e simpatizzanti dell’associazione hanno riflettuto, nel contesto del cantiere nazionale sulla “Relazione con le comunità dei credenti e le Chiese”, sui “lineamenta” e sulle domande preparatorie della seconda sessione del Sinodo romano sulla famiglia. Ne sono uscite varie sensazioni e riflessioni.
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Segni di speranza e di inquietudine
Il testo intermedio (del Sinodo) era stato ricevuto positivamente da un numero non trascurabile di nostri membri. In rottura con i discorsi ufficiali di Roma, in quel documento venivano citati “i doni e le qualità” che gli omosessuali possono apportare alle comunità cristiane. Inoltre veniva rilevato che, nelle coppie dello stesso sesso, “il sostegno reciproco” può costituire “un aiuto prezioso per la vita dei partner”. Abbandonando una concezione esclusivamente negativa dell’omosessualità, i padri sinodali sembrano allontanarsi da un discorso di totale condanna, anche se i paragrafi di questo testo intermedio, per pochissimi voti, non sono stati pubblicati con gli atti della prima sessione del Sinodo. Accogliamo comunque positivamente questo cambiamento di tono. “È positivo che la nostra realtà sia stata nominata” aveva dichiarato allora la nostra co-presidente e portavoce. Partire dalle realtà che si incontrano invece che da principii dati è sempre positivo. Questo documento rimane un modello di ciò che potrebbe essere realista ottenere oggi da parte di Roma come posizione “aperta” sull’omosessualità contemporanea, visto il forte peso delle forze conservatrici all’interno del cattolicesimo.
Tuttavia, nel testo finale della prima sessione, le condanne senza appello, senza misura, senza sfumature, unidirezionali degli studi di genere e dell’apertura al matrimonio tra persone dello stesso sesso, o ancora la denuncia delle pressioni di una pretesa lobby internazionale di gruppi LGBT avevano infastidito, per non dire afflitto e ferito. Alla fine si assaporava una certa inquietudine di fronte al doppio discorso della Chiesa cattolica riguardo l’omosessualità: nei paesi in cui essa è divenuta un fatto sociale in via di riconoscimento e di integrazione si parla di accoglienza e di rispetto. Sfortunatamente, nei numerosi paesi nei quali l’omosessualità può essere criminalizzata e continua ad essere soggetta a patenti violazioni dei diritti umani, l’impegno dell’istituzione cattolica è molto meno temeraria, per non dire inesistente. È quindi con realismo e pragmatismo che abbiamo ricevuto i “lineamenta” che ne sono scaturiti e le domande preparatorie alla seconda sessione del Sinodo della famiglia che si terrà a Roma il prossimo ottobre.
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Tenersi pronti e pronte attraverso il dialogo e nella testimonianza
In questi lineamenti ritroviamo molti degli elementi che abbiamo già discusso in occasione del primo questionario. Il registro linguistico molto sostenuto e i continui riferimenti ad altri testi del Magistero non rendono facile l’appropriazione del documento da parte delle comunità cristiane, malgrado gli appelli di papa Francesco. L’aspetto teorico del documento prosciuga ciò che potrebbe aprire alle situazioni vissute o ai dati più attuali delle scienze umane e sociali e – perché no? – ad alcune recenti opere di teologia sulla famiglia e la sessualità.
Il paragrafo 55 e la domanda 40 del documento preparatorio ci riguardano in modo particolare perché si riferiscono specificamente al possibile “sostegno pastorale” alle persone omosessuali e le loro famiglie. Da alcuni anni a questa parte molti responsabili cattolici si sono certamente resi conto dell’invisibilità delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e del lavoro necessario per meglio accoglierle nelle comunità e nei movimenti. Alcune diocesi francesi hanno per esempio approntato delle équipe o gruppi di riflessione, ai quali i membri di David & Jonathan possono partecipare a titolo personale. Ne siamo felici, anche se appare difficile separare rapidamente la pastorale dal discorso sulla sessualità umana che per molti di noi rimane, nel suo stato attuale, inadatta alla complessità delle situazioni e bisognosa di un aggiornamento. Inoltre, malgrado l’apertura che non dobbiamo ignorare, il testo non si scosta da una concezione dell’omosessualità come “doloroso problema”: si tratterebbe di un pesante fardello che influirebbe in maniera esclusivamente negativa sulla persone e le loro famiglie. L’omosessualità non viene mai considerata una possibile grazia o un’opportunità per la vita spirituale o per l’impegno nella società. L’apertura a ciò che è vissuto positivamente è stato purtroppo occultato in questo nuovo documento.
In quanto associazione ci teniamo pronti, come abbiamo sempre fatto da 43 anni a questa parte, per testimoniare le realtà felici delle persone LGBT ma anche delle sofferenze, che sono ancora importanti, generate dall’omofobia, di origine religiosa o meno. In ciò che mettiamo in atto nelle scuole o nel dialogo con le comunità cristiane, David & Jonathan cerca di mettere in primo piano la parola dei suoi membri, che testimoniano gioie e pene, la vita LGBT e il suo possibile legame con la spiritualità. Ci teniamo quindi pronti per proseguire il dialogo e lavorare per l’allestimento di luoghi di spiritualità inclusivi e accoglienti.
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Una riflessione portata avanti da altri, da proseguire
Inserita in diverse reti associative o a fianco di altre associazioni LGBT o cristiane progressiste, la nostra associazione si riconosce nella riflessione portata avanti da altri, spesso con esattezza e precisione. Le associazioni della Fédération des Réseaux du Parvis, la Conférence Catholique des Baptisé.e.s de France, altre associazioni LGBT cristiane come Réflexion et Partage hanno pubblicato interessanti analisi e testimonianze che nutrono la nostra riflessione e, se verranno lette come noi speriamo, i lavori a venire.
Noi speriamo che questa “sinodalità”, che non necessariamente deve seguire le vie tracciate in anticipo dall’istituzione, trovi qualche eco a Roma di qui in autunno. In ogni caso noi osserviamo il seguito degli avvenimenti e attendiamo, con fiducia e speranza, di vedere rischiararsi l’orizzonte per i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali nel mondo e in particolare per chi deve far fronte alla violenza omofobica.
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Testo originale: Synode – Contribution de David & Jonathan concernant la phase préparatoire du deuxième synode romain sur la famille – 6 mars 2015