Lo scandalo di Gesù e quello dei licenziamenti dei cattolici LGBT
Articolo di John Gehring pubblicato sul sito Commonweal Magazine il 16 febbraio 2018, libera traduzione Iman Hakki
Il licenziamento avvenuto la settimana scorsa (in una scuola cattolica degli Stati Uniti) di una maestra di religione delle elementari, perchè si è sposata con una donna, ha risollevato la questione sul fatto che le istituzioni cattoliche stiano applicando in maniera selettiva l’etica sessuale della chiesa, in modi che prendono di mira ingiustamente gay e lesbiche. Da quando questi licenziamenti sono diventati sempre più ricorrenti, i responsabile della chiesa cattolica devono riconoscere le profonde ferite che stanno causando a persone che amano e servono la chiesa. In casi complessi, come questo, è necessario un intervento più prudente, in sostanza, più cristiano.
Jocelyn Morffi ha lavorato alla St. Peter and Paul School di Miami (USA) per sette anni, gestiva anche un’organizzazione di volontariato che nel weekend portava gli studenti in giro per la città per distribuire pasti ai senzatetto.
“L’hanno trattata come una criminale“, ha affermato Cintia Cini (una madre) al Miami Herald. “Non le hanno neanche permesso di prendere le sue cose dalla classe“. Secondo il New Ways Ministry, un’organizzazione (cattolica) che si adopera per costruire ponti tra i cattolici LGBT e la chiesa, almeno altre ottanta persone sarebbero state licenziate da delle istituzioni cattoliche per motivi analoghi.
La risposta degli ufficiali della scuola in questi casi è spesso articolata in modo semplice. Gli insegnanti conoscono i precetti della chiesa sul matrimonio, come dipendenti di un’istituzione cattolica ci si aspetta che vivano nel rispetto della sua dottrina. Quando un’insegnante o un impiegato di un’altra scuola sfida pubblicamente quel precetto, la sua azione causa (con i termini usati dalla teologia moderna) “scandalo” tra i credenti.
Fermiamoci un istante per riflettere su quest’ultima parola. Forse, in questo contesto, non è la parola più adatta per parlare di un’istituzione, che attraverso il suo modo di gestire la crisi degli abusi sessuali ha contribuito al proprio scandalo.
Come spiega Christopher Vogt, professore di teologia e studi religiosi, in The Bible and Catholic Theological Ethics ha affermato che: “lo scandalo è un concetto teologico complesso“.
Vogt evidenzia il fatto che Tommado d’Aquino “ha fatto un’osservazione importante: spesso lo scandalo può essere causato dalla cattiveria dello scandalizzato“. Come scrive Vogt, i farisei erano scandalizzati da Gesù perchè “il loro senso di certezza, nei confronti della Legge Divina, e tutto ciò che li comportava a vivere pii e senza peccati, li impossibilitava dal rispondere all’invito di Dio fattogli attraverso Cristo. Lo scandalo causato da Gesù non era dovuto semplicemente al fatto che proponesse un messaggio provocatorio”.
“Gesù e i suoi discepoli avevano una condotta che molte persone giudicavano moralmente offensiva e sbagliata“, Vogt continua: “Gesù cominciò ad offendere o scandalizzare; contradiceva le credenze più radicate e andava in contrasto con i presupposti e la visione del mondo dei singoli individui del suo tempo”. Vogt vede dei parallelismi tra gli errori dei faresi e alcune risposte ai dibattiti contemporanei sulle relazioni delle persone dello stesso sesso, tra cui troviamo anche i licenziamenti degli impiegati omosessuali nelle scuole cattoliche.
“Una comprensione più approfondita dello scandalo, dataci dal Nuovo Testamento, dovrebbe portarci a chiederci se il fenomeno di donne e uomini omosessuali che si promettono amore, un’impegno per la vita verso l’altro, dovrebbe scandalizzare i cristiani per un altro motivo.
E’ come vedere che quelle che erano sempre state delle certezze al tempo di Gesù, erano state inaspettatamente appena sconvolte da un Dio vivo e vegeto. Questo non è un appello all’insegna del relativismo morale. È un suggerimento che vuol far riflettere sulle loro azioni i responsabili nella chiesa, i pastori e i vescovi, verso gli omosessuali. Queste azioni sono incoerenti con quella che è la carità Cristiana, e rischiano di causare “scandali opposti”, non riflettono il fatto che ci troviamo in un momento che richiede discernimento religioso.”
La questione se le istituzioni cattoliche possano licenziare o meno gli impiegati omosessuali civilmente sposati, dovrebbe anche essere vista nell’ottica del crescente e importante dibattito che si sta sviluppando all’interno della chiesa cattolica sul come comportarsi in modo più pastorale nei confronti delle persone LGBT.
Il vescovo Franz-Josef Bode, vice presidente della conferenza dei Vescovi Tedeschi, ha chiesto che il clero cattolico discuta della benedizione delle unioni civili delle persone dello stesso sesso. “Mi preoccupano le domande esistenziali sul come ci comportiamo nei confronti dell’altro; sebbene il “matrimonio gay in senso stretto” sia chiaramente diverso dal concetto di matrimonio della chiesa, ma attualmente è una realtà politica,” ha affermato il vescovo a gennaio. “Dobbiamo chiederci come ci rapportiamo con coloro che hanno relazioni simili e nel contempo sono impegnati nella chiesa, come li stiamo accompagnando pastoralmente e liturgicamente.”
L’anno scorso negli Stati Uniti, il vescovo John Stowe di Lexington del Kentucky ha affermato ad un raduno nazionale deii cattolici LGBT “In una chiesa che non ha sempre valorizzato o accolto la vostra presenza, abbiamo bisogno di sentire le vostre voci e prendere seriamente in considerazione le vostre esperienze.”
Il cardinale Joe Tobin di Newark invece ha ospitato un pellegrinaggio di cattolici LGBT nella Cattedrale del Sacro Cuore. Mentre il vescovo Robert McElroy di San Diego ha suggerito che la chiesa dovesse smettere di utilizzare parole come “intrinsecamente disordinato” per descrivere le relazioni sessuali tra gli omosessuali. In un’intervista con il settimmanle cattolico American Magazine, ha definito quei termini come “distruttivi, penso che non debbano essere utilizzati pastoralmente parlando”.
Gay e lesbiche hanno sempre lavorato sia nelle scuole cattoliche che nelle parrocchie cattoliche. Ma con lo svilupparsi dei diritti degli omosessuali e dei matrimoni gay, i cattolici che un tempo nascondevano la loro sessualità e le loro relazioni ora non si sentono in dovere di restare nell’ombra. Tuttavia, i cattolici LGBT oggi sono bloccati in quello che il teologo di Fordham, Rev. Bryan Massingale chiama “l’armadio aperto“. Massingale ha affermato in un discorso, lo scorso anno, che le istituzioni cattoliche offrono “tolleranza privata” per gay e lesbiche, però, una volta che le relazioni omosessuali diventano pubbliche, questi cattolici rischiano lo stigma, la condanna e la perdita del loro lavoro.
Massingale trova questo paradosso profondamente sbagliato ed afferma che “La giustizia è pubblica per sua natura“. “La giustizia è l’aspetto sociale dell’amore“. Anche a causa di questa discrepanza, gli impiegati cattolici omosessuali vivono delle vite soggette al giudizio; al contrario di quelle degli eterosessuali. Per esempio, i cattolici etero non vengono licenziati perche usano i contraccettivi o perchè fanno sesso prima del matrimonio. Questo controllo selettivo dei loro comportamenti è una reazione sproporzionata verso gli impiegati omosessuali – che non vivono totalmente in accordo con tutti gli insegnamenti delle istituzioni cattoliche – e ci apre gli occhi sul fatto che l’omofobia gioca un ruolo importante in questi casi, di più di quello che sembra.
Le scuole cattoliche hanno ogni diritto contrattuale di licenziare gli insegnanti sposati con persone dello stesso sesso. Ma l’incapacità è di capire che è tutta un’altra questione. Una risposta più pastorale continuerà solamente a privilegiare una cultura dell’esclusione rispetto ad una dell’incontro, lasciando così che le autorità cattoliche si ritrovino a spiegare goffamente perchè l’essenza dell’identità cattolica faccia prevalere una legislazione religiosa rigida, rispetto alla giustizia.
Testo originale: The Scandal of Firing LGBT Catholics