Lo sgomento dei cristiani di ieri e di oggi davanti al sepolcro vuoto
Riflessioni di Luigi Pollastro del Progetto Giovani Cristiani LGBT
La mattina di Pasqua era già Pasqua, ma nessuno sapeva che era Pasqua. Cosa faceva allora la Chiesa nuova mentre la pietra era già tolta dal sepolcro? Pietro, il capostipite, andava in giro a giurare e spergiurare di non aver conosciuto quel Nazareno che era stato messo a morte; i discepoli che lo avevano accolto a festa, dileguati.
La Chiesa appena nata era già allo sbaraglio, piena di paura, ferita da aspettative disattese. Aspettava una buona notizia e una buona notizia arriva, ma da qualcuno di inaspettato.
Sono due donne le prime ad annunciare: “E’ risorto!“. Donne che, ora come allora, sono la minoranza più numerosa; è forse per questo che alcuni faticavano a credere. L’annuncio della nascita era invece toccato a dei pastori e ai magi d’oriente: altre persone ai margini, straniere.
Chiesa mia, non è cambiato poi tanto: siamo persone spaventate, confuse, alla deriva. Ma adesso come allora non temere e mettiti in ascolto: la buona notizia arriverà, qualcuno la sta già annunciando, ma non è chi ti aspetti.
Arriverà dall’immigrato irregolare (Gesù è stato un rifugiato), dalla studentessa afroamericana (Gesù non era bianco), dalla ragazza musulmana (Gesù non era cristiano, ma ebreo), dall’incarcerato (l’unico santo canonizzato da Gesù in croce era un fuorilegge). E ancora: dal ragazzo sieropositivo, dalla suora che segna in LIS, dalla persona non binaria, dalla famiglia arcobaleno, dai vicini rumeni.
Mi sembra di capire che Dio parla spesso attraverso le minoranze, ed è per questo che è lì che dobbiamo porgere l’orecchio se davvero vogliamo ascoltare la Buona Notizia. Buona Pasqua a orecchie (o altri organi ricettivi) in ascolto!