L’omosessualità costituisce un ostacolo al mio rapporto con Dio?
Testo tratto dal sito dell’associazione di cattolici omosessuali Devenir un en Christ (Francia), libera traduzione di Dino
L’omosessualità può essere percepita come un ostacolo nel rapporto con Dio. In questo caso è importante indagare da dove viene questa percezione, capire cos’è che la alimenta e anche ciò che potrebbe aiutarci ad uscire da questo sentire. La Bibbia ci insegna che quello che ostacola il rapporto con Dio sono gli idoli. Essi si fanno passare per Dio, per la fonte, per la finalità del nostro essere. Ingannevolmente essi ci promettono ciò che non ci possono dare. E da parte nostra noi possiamo credere in essi! Nella sessualità -omosessuale così come eterosessuale- ci sono modi idolatrici di manipolare l’altro, di utilizzarlo solo per il proprio piacere. Ci sono fascinazioni idolatriche per il corpo, per il sesso. Ci possono essere anche modi idolatrici di coltivare un’interiorità esclusivamente sulla base dell’orientamento sessuale. E’ idolatrico tutto ciò che satura lo spazio e impedisce a Dio e agli altri di avere il posto che spetta loro. E’ dunque una buona cosa considerare quello che, nella propria vita, dipende da una complicità con gli idoli, perché ciò può effettivamente impedire di sviluppare una relazione con Dio. Ma c’è anche un senso di colpevolezza provato da alcune persone omosessuali, che può essere esagerato e venefico, esso può essere legato al semplice fatto di essere omosessuali. Come se questo stato rendesse fin dall’inizio indegni agli occhi di Dio.
E’ altrettanto importante essere lucidi riguardo ai punti morti ai quali le nostre azioni e le nostre pratiche possono condurci, ed è altrettanto essenziale non rimenere fermi e comprendere che Dio ci accoglie qualsiasi cosa succeda! E’ in questo che Dio è così trascendente: facciamo fatica a credere che Egli ci ami fino a questo punto!
In quale Dio crediamo? Questa è la questione. Può esserci una certa comodità nel rimanere sull’immagine di un Dio duro e impietoso, quando questa immagine fa parte del nostro universo e ci mantiene in un sentimento di indegnità.
Quando il senso di colpa diventa eccessivo, non è forse un’indicazione che Dio sarebbe ritenuto innanzitutto lo specchio dei divieti e delle costrizioni che la nostra psiche ha accumulato a partire dalla nostra nascita? Non stiamo allora proiettando su di Lui le nostre paure sotto forma di esigenza di perfezione, di perfetta rettitudine o di punizione; temiamo di essere abbandonati, di provocare la Sua collera o la Sua condanna? Alcuni discorsi religiosi sentiti qui e là forse hanno rafforzato queste immagini. Così, insidiosamente, le ricerchiamo.
Inversamente, siamo pronti a metterci in ascolto di Colui che ha qualcosa da dirci a proposito di Dio: il Cristo, venuto a rivelare pienamente chi è suo Padre? Ci lasceremo accogliere da Dio che, come il padre nella parabola del figliuol prodigo (Lc 15), viene di fronte a noi, apre le sue braccia e desidera anzitutto accoglierci e amarci così come siamo? Per colui che si sentiva totalmente indegno, il padre della parabola uccide il vitello grasso, lo rivestì con un abito della festa. (Ri)fà di lui pienamente suo figlio! Ci lasceremo lavare i piedi e servire da Dio stesso (Gv 13)? Quando il Maestro si fa nostro Servitore. Lì c’è un passaggio molto importante da vivere nella fede!
Se crediamo che l’omosessualità sia un ostacolo per la nostra fede, se ciò che viviamo come omosessuali ci sembra incompatibile con Dio, ma nello stesso tempo sentiamo il desiderio di avvicinarci a Lui, vale la pena tentare l’esperienza di lasciarci accogliere da Dio.
Possiamo lasciare che Egli si prenda cura di noi, semplicemente aprendogli il nostro cuore, confidandogli umilmente il nostro desiderio di conoscerlo e chiedendo allo Spirito Santo di accompagnarci in questo percorso. Poi Egli ci aiuterà ad andare avanti.
Testo originale: L’homosexualité est-elle un obstacle à ma relation à Dieu ?