L’omosessualità di mia figlia. Il più bel regalo di Dio
Testimonianza di Magdalia Santiago tratta da pflagfamiliesofcolor.org (Stati Uniti) del 6 giugno 2005, liberamente tradotta da Dino
Mi chiamo Migdalia Santiago. Sono nata a Portorico ed ho vissuto per vent’anni a New York.
Ho due figli, una ragazza di diciotto anni e un maschio di venticinque. Mia figlia è lesbica e l’ho scoperto quando lei aveva tredici anni.
Ho sempre cresciuto i miei figli in un ambiente cristiano, dato che sono cattolica. Quando i miei figli erano piccoli e durante l’adolescenza sono sempre stati impegnati nelle diverse attività della Chiesa.
Tutti apparteniamo al gruppo del Rinnovamento Carismatico della Chiesa Cattolica. I miei figli, mio marito ed io eravamo catechisti (insegnati volontari di educazione religiosa per i bambini).
Eravamo una famiglia dedita a servire gli altri nel nome di Gesù e questo ci dava molta gioia.
Forse grazie alla nostra fede e all’accordo che c’era in famiglia non abbiamo mai avuto grossi problemi coi nostri figli e tra noi c’era armonia. Avevo un buon rapporto coi miei due figli.
Quando mia figlia aveva tredici anni ho cominciato a notare qualcosa di diverso in lei.
Mentre parlava al telefono con una sua amica, mi sembrava che le sue parole e i suoi gesti fossero quelli di una ragazza innamorata, ma non potevo capire perché si comportasse in questo modo quando parlava con questa ragazza.
Le chiesi spiegazioni e lei in mezzo alle lacrime mi confidò che questa ragazza le piaceva e che lei stessa non riusciva a capire perché le piacesse tanto.
Io mi spaventai nell’ascoltarla e nel vederla così convinta di quello che diceva, poiché non avevo mai assistito alla confessione di una donna innamorata di un’altra donna. Per me non era una cosa normale.
La mia prima reazione è stata quella di abbracciarla e di cercare di convincerla che era confusa, mentre tentavo di capire nella mia mente se mia figlia fosse posseduta da un demonio o si trattasse soltanto di uno dei suoi capricci di adolescente.
Ho cercato di far ordine nei miei pensieri ma il terrore si era impadronito di me e decisi allora di rivolgermi all’unica fonte di aiuto che conoscevo: la mia fede.
Ho chiamato una coppia della Chiesa che si dedicava alla preghiera per i malati e ho detto che avevo un’emergenza ed era necessario che pregassero per mia figlia.
Ho chiamato mio marito e gli ho chiesto di prendere le chiavi della macchina perché dovevo correre con mia figlia da quelli che avrebbero pregato per lei perché stava molto male.
Mio marito, vedendomi così allarmata, non disse nulla, prese la macchina ed andammo alla casa della coppia.
Era l’una del mattino quando arrivammo lì. Mi chiusi subito in camera con la signora.
Le raccontai quello che mia figlia mi aveva detto e cominciammo a pregare per lei, poiché secondo la nostra educazione religiosa si trattava di demoni che volevano fuorviarla dal cammino di Gesù Cristo.
Pregammo a lungo, forse per un’ora, finché notammo che mia figlia aveva smesso di piangere.
L’ho riportata a casa e il giorno dopo ho parlato con lei. Le ho detto che dovevamo combattere contro questo demonio e che lei doveva resistere alla tentazione di vedere l’altra ragazza.
So che mia figlia ha cercato di ubbidirmi come sempre, ma vedevo che soffriva. Era depressa, non mangiava e quasi non parlava con noi.
Per la mia famiglia fu un anno terribilmente doloroso. Io non volevo veder soffrire mia figlia e, cercando una soluzione per calmare la sua sofferenza, decisi di cercare a fondo nella mia Bibbia.
Lessi diversi brani orribili riguardo all’omosessualità e pensai di usarli per convincere mia figlia che stava commettendo un’atrocità, ma più li studiavo più mi sentivo a disagio nel credere a quello che stavo leggendo.
Pensavo che mia figlia non era nulla di simile a quello che dicevano queste scritture e decisi di chiedere a Dio che mi illuminasse, poiché sapevo per esperienza che il mio Dio era un Dio di amore e non di odio né di discriminazione.
Ho iniziato ad educare me stessa e a comunicare di più con mia figlia. Volevo sapere cosa sentiva e cosa le passava per la testa.
Abbiamo letto insieme alcuni libri che riguardavano l’omosessualità, abbiamo consultato psicologi e sacerdoti, cercato il parere di amici e famigliari.
E alla fine ho scoperto che mia figlia era una persona normale e che continuava ad essere la stessa persona di sempre e che era impossibile che Dio la disprezzasse a causa del suo orientamento sessuale.
Ho capito che il problema stava nei pregiudizi e nelle false regole della nostra società alle quali mi ero adeguata senza neppure chiedermi se quello che mi dicevano era proprio la verità.
Seguivo alcune norme e regole così, alla cieca, senza considerare il danno che facevo agli altri. Ma dopo aver cercato risposte ai miei dubbi e alle mie domande iniziai a vedere la luce, come se l’avessi chiesto a Dio.
Mia figlia non aveva un demonio e credo che sia stato molto pericoloso aver avuto una reazione come la mia, dovuta ad una totale ignoranza, poiché avrei potuto causare a mia figlia un danno emotivo irreparabile.
Mia figlia non aveva bisogno di essere rifiutata né ulteriormente confusa. Ciò di cui aveva bisogno era il mio amore, la mia comprensione e una guida che l’aiutasse a prendere confidenza con se stessa per affrontare l’omofobia della società.
E, cosa molto più importante, non avevamo alcun diritto di mettere in dubbio in quei momenti l’amore di Dio verso di lei. Tutto il contrario.
Dovevamo metter Dio al primo posto per lei come fonte di amore e di sostegno in un momento difficile e confuso nel quale stava scoprendo la sua natura. Perché nella lettera di San Paolo ai Romani è detto chiaramente che niente e nessuno ci dividerà dall’amore di Dio.
Grazie a Dio e al mio amore di madre non ci misi molto a reagire e potei dare a mia figlia ciò di cui aveva bisogno.
E mi sento molto orgogliosa di aver trovato la forza per evolvermi ed uscire dall’ignoranza alla quale ero soggetta.
Ho potuto sentirmi in pace con Dio e con me stessa ed ho potuto aiutare mia figlia e gli altri a capire che questa mia figlia lesbica è una benedizione mandatami da Dio stesso.
Grazie a questa benedizione oggi sono un essere umano migliore. Ho imparato che il fatto di prendermi il tempo di farmi domande riguardo alla mia fede e a ciò che credo non è peccato, ma un lavoro necessario per poter servire Dio in modo corretto e onestamente, non distruggendo la felicità né la dignità di persone gay e lesbiche che, proprio come me, sono figli di Dio.
Oggi sono libera perché posso sentire il vero amore di Dio e trasmetterlo agli altri, e amare mia figlia come una vera madre deve fare, essendo assolutamente sicura e convinta che mia figlia è il più bel regalo che Dio abbia potuto farmi.
Poco dopo aver detto a mia sorella che mia figlia era lesbica, lei pure mi confessò di essere lesbica. Non me lo aveva mai detto prima per timore di essere rifiutata. In seguito anche due cugine mi dissero di essere lesbiche.
Adesso che non abbiamo più segreti, tutta la nostra famiglia è più unita che mai.
Testo originale: El mejor regalo de Dios