L’omosessualità in San Paolo e l’amore dimenticato
Riflessioni bibliche di M.S.
“Ci sono tante parole del Vangelo che noi abbiamo addomesticato, le abbiamo ridotte, le abbiamo decurtate, così per ridurle agli spazi della nostra prudenza umana, per cui tanti cristiani sono buoni, onesti, incredibilmente legati alle leggi della Chiesa e dello Stato, irreprensibili, però non hanno scatto, non hanno quella passione in più, non hanno quelle movenze che sanno veramente di audacia, di audacia profetica, che sanno dire con coraggio, davvero, la Parola del Signore e la sanno vivere”. (don Tonino Bello)
Carissimi, apro questo mio breve pensiero con le parole di don Tonino Bello, con quest’invito chiaro e forte ad essere testimoni di quell’evento salvifico, trasmessoci dagli apostoli, frutto di una scelta d’amore per la salvezza di tutti gli uomini. Mi chiedete di commentare San Paolo, bene, e lo farò con lo stesso Paolo. D’altronde, come si suol dire, la Scrittura si commenta con la Scrittura…ed io userò questo criterio.
Faccio solo una premessa: in questo mio breve commento non terrò conto dell’autenticità o attribuzione delle epistole. Sarebbe un discorso troppo lungo. D’altronde, fin quando si continuerà a dire: “Dalla lettera di San Paolo apostolo a…” è bello credere, nonostante l’esegesi moderna ci illumina che non è così, che sia tutto opera di Paolo.
Inno all’amore
“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l’amore, niente mi giova.
L’amore è paziente, è benigno l’amore; non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand`ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l`ho abbandonato.
Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch`io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e l’amore; ma di tutte più grande è l’amore”, I Corinzi 13,1-13.
Ci sono tre passi negli scritti di S. Paolo che si è pensato possano riguardare le relazioni omosessuali:
Romani 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».
1 Corinti 6,9-10: «[…] Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati (malakoi — Vulg. molles), né sodomiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores), né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio».
1 Timoteo 1,9-10: «[…] sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli […] per i pervertiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores) […] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina».
Da Rm 1,26-27 deriva la maggiore argomentazione del Nuovo Testamento contro l’omosessualità in quanto intrinsecamente immorale. Come si può notare tutto ciò che San Paolo condanna è tutto quello che viene fatto senza amore. Il metro di misura della moralità cattolica cristiana è l’AMORE. Amore nel senso più alto del termine, AGAPE, amore gratuito, che spinge a donare la vita per gli altri.
L’amore di Cristo per l’umanità peccatrice; l’amore del Padre, che fa festa per ogni figlio che torna a lui; l’amore dello Spirito, che ci apre alla misericordia sicura nel giudizio finale.
Ci sarebbero intere pagine, ma sarebbero solo parole. Purtroppo, come ci ricorda don Tonino, “sono tante le parole del Vangelo che noi abbiamo addomesticato, decurtato…..dimenticato”. Basterebbe ricordare come, quando e perché nasce la Chiesa. Come: Durante una cena a cui erano presenti un traditore, un rinnegatore, un incredulo…..e altri otto fuggitivi….nell’ora della prova.
Quando: poche ore prima dell’evento salvifico più grande di tutta la storia….evento che riguarda tutti gli uomini. Perché: per fa si che tutti, (e non lo dico io!) basterebbe ricordare “Prendete e mangiatene tutti”, senza nessuna esclusione. Perché, ciò che conta e come si fanno le cose. Per san Paolo è naturale condannare pratiche già condannate nell’Antico Testamento. D’altronde basta non dimenticare le sue origini.
Ma è anche logico, alla luce dell’esperienza Messianica, esaltare l’Amore, quell’amore che dà una luce diversa alle cose, un colore nuovo, un significato pieno… quello dell’evento salvifico operato da Cristo… che fa si che l’AMORE tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.