L’omosessualità nel Levitico. Per andare oltre le solite affermazioni
Riflessioni del Vescovo Gene Robinson*, Washington Post (Stati Uniti), 7 dicembre 2010, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
I primi, e i più famosi, dei testi della Scrittura usati per condannare l’omosessualità sono due riferimenti nel Codice di Santità del Levitico: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.” (Levitico 18,22) e “Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.” (Levitico 20,13)
Il contesto di questi due passaggi sono i codici di santità e di purità stabiliti per il popolo di Israele – regole espresse per definire sia cosa fosse puro o impuro di fronte a Dio, sia cosa facesse del popolo Ebraico una realtà separata da quella dei loro vicini pagani che adoravano dei che non erano l’unico e vero Dio.
In un memorabile discorso sull’omosessualità al Trinity College nel 1992 il reverendo dr. Frank G. Kirkpatrick contestualizzò il codice biblico: Questo “codice di purità presuppone, per le cose, uno stato “normale” o naturale, e qualsiasi devianza da esso è anormale, deviante e quindi sporco, impuro, contaminante.
Le mestruazioni non sono “normali”per le donne (dato che sono meno frequenti dei periodi non mestruali): di conseguenza quando le donne sono nel loro periodo mestruale sono considerate impure. Le deformità [incluse cecità e zoppaggine] sono anormali, quindi impure.”
Continuava Kirkpatrick: “Gli uomini che agiscono come le donne sono anormali, quindi impuri. Ora, si assume come ovvio che essere un uomo implichi desiderare le donne. Qualsiasi altra cosa sarebbe come agire contro la propria natura.
Perciò quando un uomo giace con un altro uomo agisce in maniera contraria alla sua natura. Era inconcepibile, in questo contesto, che un uomo potesse essere geneticamente o biologicamente predisposto a desiderare altri uomini.
Essere coinvolti in attività omosessuali quindi significava fare una cosa per la quale, letteralmente, non si era inclinati o predisposti.
Perciò significava agire contro la propria coscienza e le proprie predisposizioni. Ecco cosa lo rendeva innaturale e quindi una violazione della natura.”
Questo è un punto importante, difficile da afferrare per la mentalità di oggi: l’omosessualità come orientamento sessuale era sconosciuta alle menti degli antichi.
Il contatto fisico intimo tra persone dello stesso sesso non era sconosciuto, naturalmente, ma si presumeva che tutti fossero eterosessuali.
Nel suo libro “Embodiment, an Approach to Sexuality and Christian Theology” (“Incarnazione. Approccio alla sessualità e alla teologia cristiana”, inedito in Italia) James B. Nelson ha scritto “È cruciale ricordare questo, perché con ogni probabilità gli scrittori biblici parlavano sempre di atti omosessuali commessi da persone che gli autori presumevano avere una costituzione eterosessuale.”
Di conseguenza ogni uomo che giace con un altro uomo come con una donna era considerato un eterosessuale che agiva contro la sua vera natura.
Il concetto psicologico di orientamento omosessuale non fu postulato prima della fine del XVIII secolo – la nozione che una certa minoranza dell’umanità sia affettivamente orientata verso le persone dello stesso sesso, piuttosto che verso quelle del sesso opposto.
Per chi ha questo orientamento il contatto fisico intimo con persone del sesso opposto sarebbe “contro la loro natura”. Una simile possibilità era sconosciuta alle menti degli antichi.
Così, questi versi tratti dal Codice di Purità del Levitico devono essere letti nel contesto della presunzione che tutti fossero eterosessuali per natura, e agire in maniera contraria a ciò non era “normale”, era fuori dalla volontà del Creatore.
In pratica, noi Cristiani di oggi consideriamo la maggior parte delle intenzioni del Codice di Purità del Levitico e del Deuteronomio culturalmente legate ai tempi antichi della storia degli Ebrei – e non legate alla nostra vita.
Questi medesimi codici di purità proibiscono di mangiare molluschi, seminare un campo con due diversi tipi di seme o indossare abiti fatti con due tessuti diversi. Ci proibirebbero di ordinare al sacerdozio una persona disabile – per non parlare delle donne.
Non possiamo, quindi, isolare questi passaggi sugli atti omosessuali e attribuire loro quell’autorità duratura che non attribuiamo a nulla prima o dopo questi passaggi.
Ci si deve chiedere perché i sostenitori del letteralismo biblico che citano questo passaggio sull’omosessualità sembrano non andare fino in fondo e sostenere la pena di morte per il comportamento omosessuale! Non possiamo usare due pesi e due misure.
Un altro principio guida in questi codici che, presumo, la maggior parte dei Cristiani e degli Ebrei di oggi non sposerebbero, è il pregiudizio verso le donne. Le donne sono generalmente considerate come problematiche, meno degne e più impure degli uomini.
Un uomo che avesse un’emissione di sperma era ritualmente impuro fino al tramonto, ma una donna durante il ciclo mestruale rimaneva impura per una settimana. Quando una donna dava alla luce un maschio era impura per una settimana – ma quando dava alla luce una femmina lo era per il doppio del tempo !
Mi sento di dire che parte di ciò che faceva del peccato di un uomo che giaceva, come scrisse Nelson “con un uomo come con una donna” un tale abominio, fosse lo scandalo del nobile, privilegiato, favorito maschio della specie che rinuncia a quel privilegio per assumere il ruolo della meno pura, meno nobile, certamente meno privilegiata donna.
Infatti si può anche notare come in tempo di guerra, una pratica comune nell’antico Medio Oriente era “sottomettere i nemici maschi prigionieri allo stupro anale. Era un’espressione di dominio e disprezzo, un potente simbolo di ludibrio per società nelle quali la dignità del maschio era tenuta in gran conto.
Un uomo che usa un altro uomo come potrebbe usare una donna.” Non ci può essere niente di peggio. Ecco perché in questo contesto tali ingiunzioni non sorprendono.
Infine bisogna considerare la “scienza” della concezione di quei tempi. Si pensava che lo sperma maschile contenesse tutto il necessario per la procreazione. La donna non contribuiva se non fornendo un luogo di incubazione della vita nascente.
Perciò lo “spargimento del seme” per terra era una sorta di aborto, come uccidere la vita. Questa comprensione “scientifica” ha causato altre prescrizioni nel Codice di Santità.
È condannata la masturbazione maschile. E anche il cosiddetto “peccato di Onan” era condannato. Onan era un maschio eterosessuale che si ritrasse durante il rapporto con la moglie, prima dell’eiaculazione, spargendo il seme per terra invece di depositarlo nel ventre di sua moglie. E Dio lo colpì a morte.
Aggiungete a questo il bisogno degli antichi Israeliti di accrescere la popolazione. Dal tempo del loro ritorno dalla schiavitù in Egitto erano circondati da culture ostili, ansiosi di distruggere gli invasori che avevano fatto ritorno alla loro “Terra Promessa”.
La nazione Israelita aveva bisogno di crescere al fine di resistere alla sfida. Per un uomo, spargere il seme per terra invece di fare più bambini non era solo un peccato contro Dio, ma contro la nazione !
Abbastanza curiosamente, abbiamo allentato queste “regole” contro l’uomo “che sparge il seme” attraverso la masturbazione e il controllo delle nascite eppure ci aggrappiamo a “non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna” come se fosse eternamente valido per i credenti. Un tale atteggiamento non ha nessuna base solida.
Visti i cambiamenti moderni della comprensione e dei contesti, non è più appropriato per noi condannare gli uomini che hanno relazioni sessuali intime con altri uomini basandosi sulla proscrizione nel Codice di Santità del Levitico.
I casi sono due: o queste proscrizioni vanno rigettate, o vanno accettate integralmente. I “letteralisti biblici” non possono usare due pesi e due misure, piluccando e scegliendo le proscrizioni che sarebbero tutt’ora appropriate.
* Questo è il secondo di una serie di articoli del Reverendo V. Gene Robinson, Vescovo della Diocesi Episcopale del New Hampshire (Stati Uniti) e Visiting Senior Fellow al Center for American Progress, Washington DC, che esaminano i testi biblici tradizionalmente usati per affrontare la questione dell’omosessualità a partire da una prospettiva religiosa (ebraica e cristiana).
Testo originale: Homosexuality in Leviticus