L’omosessualità nella Bibbia: l’esperienza di Gesù (I)
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio, parte quarta, prima riflessione.
Riprendiamo la meditazione sull’omosessualità nella Parola di Dio, iniziata negli articoli precedenti. In questa puntata e nella seguente, cercherò di interrogarmi sull’esperienza di Gesù.
Pensare a Gesù
Mi sembra importante, se non altro perché inconsueto. Infatti, quando si vuol dare un senso religioso alla condanna dell’omosessualità, non ci si confronta quasi mai con la sua testimonianza diretta. Spesso ci si limita a dire che, seppure non ne ha mai parlato male, non ne ha mai nemmeno fatto l’elogio.
Personalmente preferisco credere che questo suo silenzio ha un significato abbastanza preciso: ci dice che le problematiche omo-affettive non erano la sua principale preoccupazione. Il che mi porta a pensare che, come tutte le cose che non lo hanno preoccupato, non dovrebbe preoccupare nemmeno me. Tuttavia, gli insegnamenti del Maestro di Nazaret discendono non solo dalle sue parole ma anche dai suoi gesti, dai suoi comportamenti, dai suoi atteggiamenti, che costituiscono, al pari delle parabole e dei discorsi, un fondamento imprescindibile per la fede cristiana.
Gesù e le leggi
E allora penso, per esempio, a quale rapporto aveva Gesù con i precetti “della purità“, quelli contenuti nel Levitico, nei quali sembra trovarsi la più netta condanna dei rapporti omosessuali. E mi accorgo che egli non ha un rapporto per niente facile con questo insieme di precetti. Li sottopone a critica e, spesso, li trasgredisce deliberatamente. E’ il caso della questione del sabato:
Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio […] e mangiò i pani dell’offerta […] e ne diede anche ai suoi compagni?». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,23-28)
Gesù tratta con dura ironia gli israeliti più osservanti, che davano alle norme un significato rigido:
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. […] Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza.” (Mt 23,23-26)
Gesù e le persone
Addirittura di fronte a una donna adultera, supera la legge, pur di salvare la persona: “gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dissero: «Maestro, […] Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». […] Gesù disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». […] Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». (Gv 8, 3-11)
Nessuna condanna. Perdono gratuito, che viene addirittura prima del pentimento, seguito solo l’invito a “non peccare più”.
Una prima domanda
Questo episodio mi pone una domanda: se, invece che tradire il marito con un altro uomo, quella donna lo avesse fatto con una ragazza, Gesù avrebbe avuto un comportamento diverso? Non lo dice. Non ne parla.
Resta il “non peccare più”, di cui si fanno forza coloro che sostengono che le persone omosessuali possano essere accolte nella Chiesa solo se si impegnano a non fare più sesso. Tuttavia, oltre a chiedermi dove sarebbe il mio peccato di adulterio se faccio l’amore sempre e solo col mio compagno, vorrei far notare che l’ordine di “non peccare più” che Gesù dà all’adultera non è universale. Con la prostituta di Betania si comporterà in modo del tutto diverso:
“Un fariseo invitò Gesù a pranzo a casa sua. Gesù entrò e si mise a tavola. In quel villaggio vi era una prostituta. Quando ella seppe che Gesù si trovava a casa di quel fariseo, venne con un vasetto di olio profumato, si fermò dietro a Gesù, si rannicchiò ai suoi piedi piangendo e cominciò a bagnarli con le sue lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli e li baciava e li cospargeva di profumo. Il fariseo […], vedendo quella scena, pensò tra sé: “Se costui fosse proprio un profeta saprebbe che donna è questa che lo tocca: è una prostituta!”.
Gesù allora si voltò verso di lui e gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti! […] Vedi questa donna? Sono venuto in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per lavarmi i piedi; lei invece, con le sue lacrime, mi ha bagnato i piedi e con i suoi capelli me li ha asciugati. Tu non mi hai salutato con il bacio; lei invece da quando sono qui non ha ancora smesso di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai versato il profumo sul capo; lei invece mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: i suoi peccati […] le sono perdonati perché ha mostrato un amore riconoscente. Invece quelli ai quali si perdona poco sono meno riconoscenti”. Poi Gesù disse alla donna: “Io ti perdono i tuoi peccati” […] e disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!”. (Lc 7, 36-50)
Sento già i tradizionalisti coi loro musi corvini: “la prostituta è stata perdonata perché è pentita!” Nemmeno per sogno, cari profeti di sventura. La prostituta non piange di pentimento ma di commozione. E’ sopresa, sconvolta, perché Gesù è l’unico, in quel momento ma forse in tutta la sua vita, che accetta le sue tenerezze e capisce i suoi sentimenti mentre gli altri si fermano ipocritamente davanti al suo mestiere. Il motivo per cui la perdona non ha nulla a che vedere né con la contrizione né col sesso, ma solo con la fede: “la tua fede ti ha salvata”.
Negli altri Vangeli sinottici, addirittura, non si parla nemmeno di perdono e salvezza ma si dice semplicemente: “Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un’azione buona verso di me” (Mt 26,10; Mc 14,6) . Un’opera buona, un gesto d’amore, è più forte di qualunque pregiudizio.
Ancora una domanda
E quindi l’altra domanda: perché Gesù omette di raccomandare a Maddalena (perché di lei si tratta: di colei che diventerà la prima apostola della resurrezione) di non peccare più? Certo che questo Gesù era proprio distratto! Bisognerebbe correggerlo. O forse no. Forse, semplicemente, non ravvisava nella donna un peccato da non ripetere. Alcuni esegeti la pensano così: il peccato presuppone una scelta deliberata dell’individuo. E in effetti, la donna adultera, a differenza della prostituta di Betania, aveva presumibilmente scelto in prima persona di avere una relazione fuori del matrimonio. Maddalena no: l’avevano messa sulla strada da piccola, a fare una vita che non aveva certo voluto lei. Dunque, non la si può affatto considerare peccatrice.
Ecco: Maddalena è un po’ come me, che non ho mai scelto di essere omosessuale. Mi è stato dato questo dono; ne sono felice; cerco solo di custodirlo con amore e di viverlo, fino in fondo, con un briciolo di fede.