L’omosessualità nella prima lettera ai Corinzi e nella prima lettera a Timoteo
Riflessioni del Vescovo Gene Robinson*, Washington Post (Stati Uniti), 8 dicembre 2010, liberamente tradotte da Erika P.
Infine, rivolgiamo la nostra attenzione ad altre due lettere di Paolo, una indirizzata a Timoteo e l’altra alla comunità cristiana della Corinzia, passaggi che sono utilizzati oggigiorno per condannare l’omosessualità.
Uno sguardo più attento a quelli identificati come “prostituti” e “sodomiti” (nella traduzione della bibbia) fa sorgere serie domande relative all’identità delle persone di cui si sta parlando in questi passaggi.
Nella lettera ai Corinzi, tra la lista di coloro i quali non erediteranno il regno di Dio, Paolo utilizza due termini greci: malakoi arsenokoitai. Il primo è un termine greco di uso comune che significa “soffice” e altrove nelle scritture è utilizzato per descrivere un indumento.
Da nessuna parte nelle scritture è utilizzato per descrivere una persona. La prima chiesa sembra averlo interpretato come una persona con una morale “soffice” o debole.
In seguito, sarebbe venuta a denotare (e ad essere tradotto come) coloro i quali praticano la masturbazione, o “coloro i quali abusano di sé stessi”.
Ai nostri tempi, essendo la masturbazione più comunemente accettata, questa parola è stata spesso utilizzata per denotare gli omosessuali.
Tutto ciò che noi in realtà, in base ai fatti, sappiamo di questa parola è che essa significa “soffice”.
Il termine greco arsenokoitai è un mistero persino più grande. Tale termine infatti non si trova da nessuna parte nelle scritture e non vi sono nemmeno documentazioni del suo utilizzo in qualsiasi altro testo contemporaneo. Non abbiamo nulla, sia all’interno sia all’esterno delle scritture, che ci guidi verso il suo significato.
Quando una parola così misteriosa compare in un testo antico, il traduttore deve farne qualcosa. Persino con parole di comune comprensione, un traduttore deve scegliere quale parola inglese meglio comunichi il senso della parola in questione.
Nel caso di un termine totalmente sconosciuto come arsenokoitai, il pericolo di produrre una cattiva traduzione è maggiore.
Molti traduttori hanno scelto di prendere le due parole insieme, interpretando la parola greca “soft” come il partner che, in un rapporto anale tra uomini, riceve e hanno interpretato arsenokoitai come il partner attivo. Questa è, nel migliore dei casi, speculazione.
Altri hanno ipotizzato che questa relazione ricevente/attiva abbia attinenza con una pratica (che sarebbe stata nota a Paolo) in cui un uomo più anziano prendeva “sotto la sua ala” unadolescente, gli insegnava come andava il mondo e lo usava sessualmente.
Se questo fosse il suo vero significato, condanneremmo tutti una tale pratica come abuso su minore! Nessuno sta affermando di accettare una pratica simile.
Lo stesso accoppiamento di parole viene utilizzato nella prima lettera di Paolo a Timoteo, e non si getta alcuna luce ulteriore sul suo significato.
Qualunque sia il suo significato, non vi è alcuna ragione di credere che gli omosessuali, come li intendiamo ai nostri giorni, siano il bersaglio delle condanne di Paolo.
Tuttavia, possiamo comprendere il pregiudizio e la bigotteria che sono derivati dalle ambiziose, se erronee, traduzioni di questi termini: a seconda della traduzione, sono stati utilizzati i termini “pervertito”, “sodomita” e persino “omosessuale”.
Se un credente privo di sospetti prende la Bibbia e legge la parola “omosessuale” in uno di questi passaggi, il lettore crede che Paolo intenda ciò che noi oggi intendiamo con quel termine e la condanna degli omosessuali sembra inequivocabilmente chiara.
Il fatto è che noi possiamo semplicemente fare delle speculazioni su ciò che Paolo intendeva usando queste parole.
Quello che sappiamo è che quando il significato di una parola o di un passaggio non è chiaro, i pregiudizi del traduttore entrano in gioco nella scelta delle parole utilizzate per tradurre il significato non conoscibile del greco.
Vogliamo veramente basare la nostra condanna di un intero gruppo di persone su una traduzione non attendibile di un termine greco non conoscibile? Una persona ragionevole, per non dire un cristiano compassionevole, non lo farebbe.
In Conclusione
Qualunque cosa si voglia fare di questi sette “testi del terrore,” è evidente che non devono essere utilizzati per condannare l’omosessualità come la conosciamo noi oggi.
Detto semplicemente, la Bibbia non risponde ai quesiti che ci stiamo ponendo sugli uomini e le donne che sono orientate affettivamente verso persone dello stesso sesso. Presi nel loro contesto, questi testi si rivolgono a situazioni e provengono da mentalità diverse dalle nostre.
Lasciate che mi spieghi. Non sto affermando che la Bibbia parli in maniera positiva di relazioni intime e sessuali con lo stesso sesso.
Tutti questi sette passaggi sono negativi. Semplicemente non rispondono alle domande che noi poniamo tenuto conto della moderna mentalità sulle relazioni psico-sessuali.
Tuttavia, nelle scritture si insiste sulla compassione verso il nostro prossimo, sul richiamo all’empatia e alla giustizia per gli emarginati, e compaiono esempi di onestà, solidarietà e amore in ogni relazione.
Perciò, direi che le sacre scritture costituiscono per noi una grande e durevole guida relativamente alla gestione delle nostre relazioni, tra di noi, sia che siano con estranei, amici, o partner intimi e di vecchia data.
Ma una condanna totale delle relazioni d’amore tra gay, lesbiche, bisessuali e transessuali? No!
Leggete i passaggi biblici salienti qui sotto:
Prima lettera ai Corinzi 6, 9-11
O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
Prima lettera a Timoteo 1,8-11
Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina, secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato.
* Questo è il quinto di una serie di articoli del Reverendo V. Gene Robinson, Vescovo della Diocesi Episcopale del New Hampshire (Stati Uniti) e Visiting Senior Fellow al Center for American Progress, Washington DC, che esaminano i testi biblici tradizionalmente usati per affrontare la questione dell’omosessualità a partire da una prospettiva religiosa (ebraica e cristiana).
Testo originale: Homosexuality in I Corinthians and I Timothy