L’omosessualità può essere feconda?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
Nel linguaggio corrente, la fecondità è spesso intesa come la capacità di avere figli, di trasmettere biologicamente la vita. La fecondità ha un significato più esteso della fertilità: coloro che non possono avere figli possono essere fecondi e, al contrario, ci sono genitori che non hanno una vera fecondità. Occorre quindi allargare il nostro sguardo. Cosa vuol dire essere fecondi? Certamente vuol dire trasmettere la vita, ma in senso più largo: condividerla con altri, farla scoprire, farla amare, renderla bella. È a questo che siamo tutti chiamati. Per questo il cammino della fecondità non è definito a priori. Si può essere fecondi in molti modi, sicuramente come genitori, accompagnando i propri figli, ma anche come padrini o madrine, in una relazione d’amicizia profonda e vera, nell’impegno della vita di coppia, nelle relazioni familiari, associative, ecclesiastiche…
Ognuno è quindi chiamato a riflettere su questa dimensione della sua esistenza: come posso fare oggi a «generare vita» intorno a me? La questione della fecondità non è quindi estranea alle persone omosessuali. Un autentico desiderio di fecondità umana e spirituale si manifesta in molti, li porta a impegnarsi al servizio di persone in difficoltà, detenuti, disabili, e anche al servizio della Chiesa, solitamente nella propria parrocchia. Non è tanto l’omosessualità in sé a essere feconda quanto l’accoglienza di sé, nella misura in cui permette alla grazia di Dio di svilupparsi. Spesso invece il sentimento di indegnità, la paura del giudizio degli altri o di Dio, il rifiuto di sé fanno dell’omosessualità un luogo sterile.
Ma tutto cambia allorché questa differenza è accolta: accettare se stessi, essere accettati, permette spesso di aprirsi all’amore di Dio e di scoprire il suo vero volto e viceversa, prendere coscienza che Dio ci ama così come siamo apre le porte a una sana accettazione di sé, il che permette relazioni più vere con un’accoglienza autentica dell’altro. Imparare a benedire la terra nella quale si è piantati è sempre origine di grazia e fecondità. È proprio nel profondo della vita reale che il Cristo raggiunge ogni uomo così come egli è. La scelta è di accettare o no di accoglierlo nel nostro intimo e di entrare nella comunione d’amore che condivide con il Padre.
È da questa condizione che noi possiamo veramente portare frutto, come ricorda Gesù: «Io sono la vigna, voi siete i tralci: colui che dimora in me e io in lui porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla»(Gv 15, 5). Numerosi brani biblici mostrano come Dio può rendere le nostre sterilità luoghi privilegiati della sua fecondità. È sempre la donna sterile che dona la vita al bambino che realizzerà la promessa divina, ed è spesso il ragazzo meno«favorito dalla vita» che diventa origine di fecondità. Il cantico di Anna (1 Sam 2, 1-10) sottolinea come Dio viene spesso a ribaltare i nostri valori: «Quando la sterile partorisce sette volte, la ricca di figli sfiorisce» (1 Sam 2,5).
È quanto si trova anche nei salmi, quando si dice che Dio «stabilisce nella sua casa la donna sterile, felice madre in mezzo ai suoi figli» (Ps 112,9), «perché niente è impossibile Dio» (Lc 1,37). Il personaggio principale di queste storie è dunque Dio, senza di cui la fecondità è impossibile. Dio fa anche fiorire i nostri deserti: «i poveri e gli infelici cercano acqua, e non ce n’è; la loro lingua è seccata dalla sete. Io, il Signore, li esaudirò, io, il Dio di Israele, non li abbandonerò. Farò spuntare fiori sulle colline aride, farò scaturire sorgenti in mezzo alle vallate. Cambierò il deserto in un lago, la terra arida in fonte. Pianterò nel deserto il cedro e l’acacia, il mirto e l’ulivo; metterò a dimora nelle terre incolte il cipresso, l’olmo e il larice, perché tutti guardino capiscano, perché considerino e comprendano che questo ha fatto la mano del Signore, che il santo di Israele lo ha creato» (Is 41, 17-20).
Testo originale: L’homosexualité peut-elle être féconde ?