L’omosessualità, un crimine in diversi paesi africani
Articolo di Kahofi Jischvi SUY pubblicato sul sito della BBC Afrique (Gran Bretagna) il 12 novembre 2019, libera traduzione di Alessandra Schirinzi
Nell’Africa sub-sahariana, l’omosessualità è perseguita penalmente in modo ufficiale ma anche, in diversi paesi, ufficiosamente. Spesso la legge reprime questo orientamento sessuale, esponendo la comunità LGBTQI+ allo stigma e ad ogni genere di violenza. Su 45 paesi dell’Africa sub-sahariana, 28 utilizzano ancora delle disposizioni legislative che vietano o reprimono l’omosessualità.
In questi testi di legge e soprattutto nel codice penale l’orientamento sessuale in questione è chiaramente definito come una pratica ‘contro-natura’. Gli agenti di polizia e i tribunali assumono dunque una presa di posizione a favore della pratica ‘naturale’ che, appunto, persegue penalmente fatti e gesti di ogni persona identificata come gay, lesbica, transgender o queer.
In quest’ottica di legge sfavorevole si aggiunge il peso della cultura e spesso della religione. Nei paesi a maggioranza musulmana, la questione dell’omosessualità si affronta sotto copertura e la ragione è proprio semplice. “L’islam prevede la sanzione estrema – morte attraverso la lapidazione – per chi è omosessuale” spiega l’imam ivoriano Sėkou Sulla.
Leggi che puniscono l’omosessualità
Diamo uno sguardo in Africa (di certo non esaustivo) per le conoscere legislazioni che puniscono l’omosessualità.
In Mauritania, conformemente legata alla charia, è prevista la pena di morte per gli omosessuali. In questo paese, le donne lesbiche possono essere punite col carcere da tre mesi a due anni.
Il principio della pena capitale è applicato in Sudan e nel nord della Nigeria, anche se “non è stata denunciata nessuna esecuzione in tal senso” ha dichiarato un esponente dei diritti dell’uomo.
Nel resto della Nigeria, una legge in vigore dal 2014 prevede pene fino a 14 anni di reclusione.
Nella Somalia meridionale, gli omosessuali sono condannati a morte nei territori controllati dagli islamisti radicali Shabaab e affiliati ad Al-Qaïda.
Anche la Tanzania punisce l’omosessualità con il carcere da minimo 30 anni fino all’ergastolo a vita. Con l’elezione del presidente John Magufull nell’ottobre 2015 si è sviluppato un vero dibattito ufficiale che denuncia l’omosessualità, sia maschile che femminile. A dimostrazione di ciò, nell’ottobre 2018, il governatore della provincia Dar-Es-Salam Paul Makonda, ha esortato i suoi concittadini a sostenere la sua campagna contro l’omosessualità che, a suo avviso, “calpesta i valori morali dei Tanzaniani e delle nostre due religioni: cristiana e musulmana”.
In Uganda, l’omosessualità è punita col carcere fino a sette anni anche se la legge in vigore dal dicembre 2013, che reprime in particolar modo “l’avanzamento dell’omosessualità” e che rende obbligatoria la denuncia degli omosessuali – innescando così una una protesta internazionale – è stata annullata per un vizio di forma dalla Corte costituzionale nell’agosto 2014.
In Zambia, le relazioni omosessuali sono punite da uno a 14 anni di prigione.
Nel maggio 2017 il Ciad ha approvato una legge che punisce i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso con una pena di reclusione da tre mesi fino a due anni e il pagamento di un’ammenda da 50.000 a 500.000 franchi CFA (da 76 a 760 euro).
In Malawi la legge che reprime le relazioni fra persone dello stesso sesso e la sodomia è stata sospesa nel 2012 per un riesame. La Corte costituzionale non si è ancora pronunciata su questa situazione.
Ultimi sviluppi per la comunità LGBTQI+
In Africa alcuni paesi hanno deciso di non punire l’omosessualità. Fra questi si possono citare il Gabon, la Costa d’Avorio, il Mali, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Lesotho. A partire dalla fine dell’apartheid, il Sudafrica si avvale di uno degli ordinamenti giuridici più liberali del mondo. La Costituzione vieta ogni forma di discriminazione riguardante l’orientamento sessuale e il matrimonio omosessuale è stato legalizzato nel 2006, una primissima vittoria africana.
Tuttavia, gli atti di violenza omofobica sono frequenti in questo paese in cui si segnalano casi di “stupri intenzionali su lesbiche e gay per guarirli dal loro orientamento sessuale inappropriato“, così è stato riportato da Bheki Cele, il ministro della Polizia sud-africana in occasione di un rapporto sulla criminalità nel paese nel settembre 2018.
Recentemente molti paesi africani hanno deciso di modificare le proprie disposizioni legislative in materia di omosessualità. Fra questi figurano il Mozambico, l’Angola, il Botswana e le Seychelles.
Nel gennaio 2019 il Parlamento dell’Angola ha ritirato dal codice penale una disposizione interpretata come “un divieto del comportamento omosessuale”.
“Il governo dell’Angola vieta ugualmente ogni forma di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. E chiunque si rifiuti di assumere una persona o di fornirle dei servizi a causa del suo orientamento sessuale incorrerà in una pena di reclusione fino a due anni” ha fatto notare Human Rights Watch (Osservatorio sui Diritti Umani), citando appunto il nuovo codice penale dell’Angola.
All’inizio di giugno, a sua volta il Botswana ha deciso di depenalizzare l’omosessualità attraverso un intervento che sopprime l’esistenza di una legge del 1965.
Ciò non è ancora d’esempio al Kenia dove la Corte Suprema di Nairobi ha votato per la permanenza della legge che sanziona l’omosessualità e che risale alla colonizzazione britannica. In questo paese dell’Africa orientale l’omosessualità è punita da 5 a 14 anni di reclusione.
Testo originale: L’homosexualité: un crime dans plusieurs pays africains