Louis-Georges Tin, fondatore della giornata contro l’omofobia, lancia un appello alle autorità religiose perché lottino contro l’omofobia
Lettera aperta di Louis-Georges Tin, Presidente del Comitato IDAHO, del 17 aprile 2011, liberamente tradotta da Dino
La Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia sarà celebrata il 17 maggio prossimo, in oltre 70 Paesi. Lanciata dal Comitato IDAHO (International Day Against Homophobia and Transphobia), essa consente di far progredire la causa dei diritti umani, sia in Francia che nel resto del mondo. Come ogni anno, e sempre in crescendo, avranno luogo iniziative di grande ampiezza.
Il 17 maggio, in occasione della Gionata Internazionale Contro l’Omofobia e la Transfobia (IDAHO) e dell’uscita del suo nuovo album, Lady Gaga per un giorno sarà caporedattore del quotidiano Metro nelle 20 edizioni nazionali in cui è offerto questo giornale gratuito, per valorizzare le tematiche che ci sono care.
Un’esposizione, Walk with Pride (Cammina col Pride), avrà luogo in molte città del mondo, e anche presso il Parlamento Europeo. Le altre iniziative previste a livello nazionale ed internazionale verranno man mano annunciate sul sito internazionale idahomophobia.org e sul nuovo sito IDAHO France, che lanciamo proprio in questo giorno: http://www.idahofrance.org/
Anche quest’anno, insieme ai partner della campagna IDAHO per la religione, il Comitato IDAHO si rivolge alle autorità religiose di Francia e del mondo, chiedendo loro di condannare l’omofobia e la transfobia. Che si sia cristiani, ebrei, musulmani, buddisti o di qualsiasi altra religione, non si può tollerare l’intollerabile. La violenza deve essere condannata in tutte le sue forme. Non è più possibile tacere.
Il Comitato IDAHO chiede dunque alle autorità religiose di mantenere l’impegno preso lo scorso anno all’Assemblea nazionale. Ma quest’anno il Comitato IDAHO si rivolge anche al governo francese, che ha dato il riconoscimento ufficiale alla Giornata, e che deve mantenere il suo impegno.
Sono coinvolti tutti i Ministeri. In primo luogo il Ministero degli Affari Esteri, che nel 2006 ha appoggiato l’appello del Comitato IDAHO “per una universale depenalizzazione dell’omosessualità” e nel dicembre 2008 ha portato una dichiarazione storica all’Assemble Generale delle Nazioni Unite.
Ma si deve andare più in là, proponendo stavolta una risoluzione, cioè un testo più vincolante. Sarebbe un ulteriore passo avanti nella lotta universale per la libertà. E anche gli altri Ministeri devono fare di più. In particolare quello dell’Interno, della Giustizia, dell’Educazione Nazionale, dell’Insegnamento Superiore, della Salute, della Cultura, dello Sport, del Lavoro, della Politica Cittadina, della Coesione Sociale, della Formazione Continua, della Gioventù, eccetera.
Dato che la lotta contro l’omofobia e la transfobia riguarda tutti, tutti hanno il dovere di prendere significative misure in questo senso. Alcuni sono già a buon punto, come il Ministero dello Sport, che sta portando avanti attivamente il piano iniziato l’anno scorso con Rama Yade in occasione dell’IDAHO.
Ma altri arrancano un po’. Per noi il messaggio è chiaro, non possiamo più aspettare. Alla vigilia dell’elezione presidenziale, chiediamo dei risultati…
Louis-Georges Tin
Président du Comité IDAHO
* Louis-George Tin (Martinica, 1974) è uno scrittore, attivista per i diritti LGBT francese impegnato nella lotta contro omofobia e razzismo. Nel 2005 con il Comitato IDAHO lancia la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia.
Nel 2006, lancia un appello per la depenalizzazione universale dell’omosessualità. Il testo raccoglie le firme di molti premi Nobel: Desmond Tutu, Elfriede Jelinek, Dario Fo, Amartya Sen, José Saramago, e di altre personalità del mondo delle arti, della cultura e della politica. La richiesta viene presentata nel dicembre 2008 all’Assemblea generale dell’ONU dalla Francia. Accolta da tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, sarà osteggiata dal Vaticano
Testo originale: Journée IDAHO (International Day Against Homophobia and Transphobia), le Comité IDAHO interpelle les autorités religieuses et le gouvernement français