Luce nella notte della città. Il nostro cammino di famiglia omogenitoriale
Testimonianza portata da Famiglie Raimbow alla fiaccolata di luci contro l’omotransfobia e ogni discriminazione (Firenze, 17 maggio 2017)
In un periodo in cui, un giorno si e l’altro pure, le scenate a casa sono la costante, la crisi immobiliare ha falcidiato il mio settore e mi ritrovo a 34 anni senza lavoro e con una figlia che somatizza ogni scenata di sua madre, prendo la mia decisione contro tutti: l’antivigilia di capodanno faccio coming out con mio padre, dopo l’epifania anche con mia moglie.
Mio padre non si scompone e anzi offre aiuto. La reazione di LEI è la più tipica: non lo accetta
Nonostante le cose siano in chiaro, è comunque difficile prendersi e viversi i propri spazi, la situazione economica ci impedisce una separazione in tempi brevi, e LEI spera ancora e ancora, ormai si vive da coinquilini forzati.
Ricomincio a frequentare il ragazzo che oltre un anno prima mi aveva elettrizzato per primo con quella mente acuta e i giudizi taglienti, ogni tanto il suo nome salta fuori a casa, e una sera, si comincia a parlare di come organizzarsi per la separazione. Prendo mia figlia in braccio, ormai ha quasi 6 anni, cominciamo a spiegarle che probabilmente tra non molto abiteremo in 2 case diverse, che forse papà andrà ad abitare a Torino e lei ci ammutolisce con una delle sue frasi: “Beh piuttosto che andare a star da solo puoi andare a vivere con B.”
È la forza che mi fa prendere la strada della visibilità, non a tutti i costi, ma ho deciso che, come con mio padre e mia moglie, ancor di più con mia figlia le cose dovranno essere chiare, non dovrà un giorno rinfacciarmi “perché non me lo hai detto”.
Una sera vado a prendere un aperitivo con B., mi porto anche Eloise, voglio che lo conosca, a fine serata io sono l’escluso e loro giocano come pazzi, lo ha accolto e accettato senza far domande, perché conosceva già le risposte; sua madre invece non ne vuol sentir parlare di metterla al corrente della verità e allora forzo la mano prendendo contatto con altre famiglie omogenitoriali, riesco addirittura a portarla a Roma alla manifestazione Uguali, diventa la mascotte del bus di Arcigay.
Non è semplice, perché presuppone, prima, spiegarle la possibilità che anche tra uomini o tra donne possano esserci affetto e amore, a Roma incontrerà bimbi che sono cresciuti con due mamme o due papà, ci saranno magari uomini abbracciati, donne abbracciate. La risposta è una delle sue, solite, pragmatiche: “embè … se si vogliono bene”
Succede tutto in una settimana: sabato 17/10 andiamo a manifestare a Roma, dopo qualche giorno l’UDC affossa la legge Concia e il venerdì notte bisogna mettere in conto di spiegarle anche cos’è l’omofobia: mentre sono al lavoro in un ristorante, il capocuoco, più “alticcio” del solito, passa dagli insulti e minacce omofobe alle vie di fatto e mi spacca la faccia a testate.
È un’altra forza che mi convince che bisogna lottare per i nostri figli, che non dobbiamo lasciare che un represso si faccia forza nell’altrui vergogna, che dobbiamo dare ai nostri figli gli strumenti per capire e controbattere a chi ci vorrebbe far vivere nascosti e la risposta io ed Eloise la diamo a modo nostro, accettando di farci fotografare (la mamma acconsente storcendo un po’ il naso), con ancora la faccia incerottata e il dito medio alzato ad urlare “fuck omofobia”
Sono passati ormai quindici mesi da allora, non è stata facile la mediazione con la mamma su questo aspetto, i week end che era con NOI, le paure di traumi ed altre amenità del genere, anche se il rapporto tra Eloise e B. è decollato in una maniera miracolosa,
La naturalezza e l’assenza di ambiguità nel rapporto tra me e B. anche in sua presenza, credo sia stato il motivo principale che le abbia permesso di non vivere questa presenza come un intruso, come un concorrente, ma come una altra figura di riferimento, che non si sostituisca a nessuna di quelle che sono le sue due principali di riferimento.
E di riflesso, portare questa serenità nel rapporto con noi due anche verso sua madre ha permesso di recuperare un rapporto ed una fiducia tale che ormai anche le date dei week end non sono più un problema, vive talmente con naturalezza i momenti che è con noi da chiedere a sua madre di fare i giochi come B., la marmellata come B., andare a pattinare come con papà e B.
È stata talmente brava Eloise a far capire a sua mamma quanto non ci sia nulla di strano e pericoloso nelle famiglie omogenitoriali e in una coppia di uomini, che i primi complimenti per Rete Genitori Rainbow mi sono arrivati da …sua mamma.