L’ultimo ritratto di Oscar Wilde. Rupert Everett e il suo “The Happy Prince”
.
Articolo di Aurélie Dupuy pubblicato sul sito dell’emittente Europe 1 (Francia) il 9 dicembre 2018, liberamente tradotto da Nadia DI
L’attore inglese (Rupert Everett), che non nasconde la sua omosessualità, ha appena realizzato il suo primo film incentrato su un personaggio che da sempre lo ha affascinat: Oscar Wilde, lui stesso è omosessuale. Interpretare la parte dell’amico omosessuale di Julia Roberts nel film Il matrimonio del mio migliore amico ha fatto conoscere Rupert Everett al grande pubblico.
L’attore, che conta una filmografia di più di ottanta pellicole, è regista del suo primo lungometraggio, The Happy Prince (Il principe felice), attraverso il quale egli ripercorre gli ultimi giorni di Oscar Wilde. Alla trasmissione francese En balade avec l’attore ha dato appuntamento all’Hôtel situato in via Beaux-Arts, dove lo scrittore è morto in miseria totale nel 1900.
Anche se Rupert ha interpretato le opere di Oscar Wilde, è la personalità dello scrittore ad averlo affascinato. Già da bambino, l’attore è rimasto colpito da un’opera dell’artista: ”Quando avevo 7/8 anni, prima di andare a letto mia madre mi leggeva ‘Il principe felice’, storia di una statua di un principe ricoperta d’oro che incontra una rondine. Il principe felice chiede alla rondine di prendere l’oro e i gioielli per donarli ai poveri”.
Denudato, finalmente il principe viene messo alla porta, racconta l’attore. Al di là della crudele morale, Rupert Everett si ricorda della sensazione di comfort legata alla sua infanzia. Malgrado questa sensazione di benessere, un altro sentimento affiora: ”Provengo da una famiglia abbastanza severa, conservatrice. Questa storia incentrata sull’amore, sulla sofferenza, sul prezzo pagato per amore mi ha davvero cambiato. La mia famiglia non era una di quelle in cui ci si diceva ‘Ti voglio bene’. Con questo racconto percepivo che esisteva qualcos’altro che mi mancava nella vita”.
Apertamente omosessuale, Rupert Everett ha basato il suo film sugli ultimi anni della vita dello scrittore britannico, quando quest’ultimo arriva a Parigi dopo essere stato messo in prigione in Inghilterra, dove l’omosessualità è rimasta un crimine fino al 1967: “Wilde è il primo outing”. Secondo Rupert Everett “le donne non avevano idea del sesso tra uomini”. La moglie di Oscar Wilde, con cui ha avuto due figli, non avrebbe mai saputo che lui intratteneva dei rapporti con uomini.
È stato il nipote di Oscar Wilde, Merlin Holland, ad aver chiesto all’attore di fare un discorso nel giorno della restaurazione della sepoltura dello scrittore. La tomba “era coperta di baci con il rossetto” e si stava deteriorando a grande velocità, necessitando di lavori costosi, spiega il nipote. “Fa molto ‘Oscar Wilde’, ogni bacio costa molto più di ciò che si immagina”, glissa Rupert Everett.
Qualche anno più tardi, la sua omosessualità gli è costata molto nella sua carriera di attore: “Quando sei a Hollywood, bisogna essere diplomatici. Se vuoi essere una grande star, non devi essere frocio. Per loro, se uno come Sean Penn vuole interpretare un omosessuale passivo e ‘pazzo’, è un attore coraggioso, vince tutti i premi! Ma questi etero non si immaginano che un omosessuale possa baciare una donna”, racconta l’attore, dicendo che il parlare in francese lo rende più duro.
Rupert è stato a Parigi per la prima volta a sedici anni, mandato dai suoi genitori a Neuilly da una amica borghese. Ha scoperto il Bois de Boulogne e le serate parigine. Tornando al presente, Rupert ha portato Frédéric Taddéï davanti un ristorante libanese in rue Jacob. All’epoca, il ristorante accoglieva Wilde tutti i giorni a pranzo, accoglieva anche un ragazzino che da adulto ha inviato una lettera a uno dei figli di Oscar Wilde.
Nella lettera raccontò questo aneddoto: un giorno aveva fatto cadere il sale a terra, e sua madre lo rimproverò. Un uomo, allora, lo consolò. Si trattava di Oscar Wilde, che aggiunse qualche parola in inglese che il bambino comprese più tardi: ”I miei poveri figli”. Di fatto, dopo il suo esilio, lo scrittore non ha più rivisto né sua moglie, né i suoi figli, né l’Inghilterra.
La tappa successiva porta i due nella chiesa Saint-Germain-des-Prés: “È qua che si trova la salma di Oscar Wilde”. Questa è l’occasione per l’attore di confidarsi sulla religione: ”Non faccio parte di nulla. Adoro il buddhismo, e sono sempre stato affascinato dal cattolicesimo. È distruttivo. Essere cattolico e omosessuale non è un buon mix. Ti fanno sentire sempre in colpa”, afferma, prima di dirigersi verso il cimitero di Père Lachaise, dove i due terminano la loro passeggiata sulle tracce di Wilde.
La tomba dello scrittore, che ospita anche le ceneri del suo amore Robert Ross, è una delle più visitate. Una statua di angelo-demone orna la sepoltura, una specie di sfinge che possedeva enormi testicoli, rotti, secondo la leggenda, da due donne inglesi negli anni ’60. Sempre secondo la leggenda, i testicoli sono serviti per un periodo, ai curatori del cimitero, per fare da fermacarte. Ormai sono stati rimpiazzati da un modello in argento. I visitatori non possono avvicinarsi più di tanto, poiché ora delle lastre in vetro proteggono il monumento.
Testo originale: Rupert Everett: “Être catholique et homosexuel, ce n’est pas un bon mélange”