Ma davvero il Cantico dei Cantici è un inno al sesso?
Riflessioni di Irene Agovino
Roberto Benigni di mestiere fa il dissacratore, ma alle volte dissacrare non significa sempre avere ragione. Non mi stupirei, né scandalizzerei se il Cantico fosse non un inno all’amore, ma al semplice sesso e vi spiego perché. Se leggiamo la Bibbia o altri testi sacri di altri popoli, vediamo una caterva di rapporti, persino orge, con una costante però: non è l’amore. Veniamo a spiegarlo, riprendendo un passaggio dallo stesso Benigni:
“Il Cantico dei Cantici parla di un uomo che vede il corpo nudo della donna e lei che desidera avere il suo membro sul suo corpo, addirittura dice: “Amo il tuo frutto nella mia bocca” quindi immagina di averlo dentro di sé”.
Allora ammettiamo che parli di sesso orale. Oh ma quanto siamo bigotti noi che pensiamo alla pornografia e gli Antichi pensavano all’amore. No, anche gli Antichi pensavano fosse una cosa sporca. Non ci credete?
Se prendete il Kamasutra – quindi non quei bigotti di Ebrei – il sesso orale viene sconsigliato a giovani rampolli, a donne altolocate e a ragazzini. Il sesso orale si fa, ma per sfogo o per sottomissione. Volete un altro esempio?
Catullo, il poeta dell’amore latino per uomini e donne, un bel giorno si innamora di Lesbia, una fanciulla dell’alta società romana che lo tradisce. Lui comincia a scrivere dei versi infamanti, con una costante: Lesbia pratica il sesso orale, quindi si degrada. Lo stesso Catullo per sottomettere un suo rivale, di tendenze pederastiche, gli dice: “non ho paura di ficcartelo in bocca” e ad un altro, colpevole ai suoi occhi di essere un omosessuale passivo gli dice: “So bene che ti piace succhiare l’arnese”.
Posso citarvene altri, ma mi fermo qui. Cosi come è inutile che vi ricordi che nella stessa Bibbia: “Non farai con uomo ciò che fai con donna. Questo è abominio agli occhi miei”. Deduciamo quindi che la frase del Benigni: “Dedicato a tutte le coppie, tutte” con riferimenti omosessuali sia alquanto azzardata.
Certo, io posso utilizzare il Cantico per attrarre una fanciulla o scrivere a una lei, se amo le donne e non sono etero. Ma non posso traviare un testo perché devo dare legittimità al mio amore; è indubbio comunque lo sforzo che Roberto Benigni fa contro l’inutile scandalizzarsi di tanti e sul desiderio che è fondamento benevole della nostra vita, l’essenza stessa del nostro Essere. Cosi, come è notevole ricordare che siamo fatti per amare e non per odiare.
Allora sì scandalizziamo pure come dice il vate Pasolini, ma facciamolo con criterio e con le basi. Non facciamo diventare ateo chi non lo era, donna chi si sentiva uomo e suora chi faceva altro nella vita.
Evitiamo il politicamente corretto, se davvero non vogliamo prestare il fianco alla destra più becera e conservatrice. Facciamo bastare l’inno alla solidarietà e si divertiamoci, se vogliamo, ma senza pensare al mondo antico come la fotocopia meglio riuscita del nostro 2.0.