Ma don Campedelli, a settembre, potrà nuovamente insegnare religione a Verona?
Lettera aperta dal Consiglio direttivo de La Tenda di Gionata e dai volontari del progetto IRC Arcobaleno
Ma don Marco Campedelli, a settembre, potrà nuovamente insegnare religione o si ritroverà arbitrariamente senza incarico? Ce lo chiediamo dopo aver letto con attenzione le notizie che arrivano da Verona.
Tutto è partito dalla lettera che il vescovo della città ha indirizzato al presbiterio veronese in occasione della morte del suo predecessore.
In quella lettera monsignor Zenti parla anche delle elezioni amministrative, suggerendo alcuni criteri per orientare il voto dei fedeli che, alla stampa, sono sembrati un chiaro appoggio a uno dei due candidati in lizza.
Magari le intenzioni erano altre, ma crediamo che ci si debba comunque chiedere se, nel 2022, c’è ancora bisogno di orientare il voto dei fedeli, dimenticandosi di quanto scrive il Concilio Vaticano II quando osserva che: «Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi (…) Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti, i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione» (Gaudium et Spes 43).
Tra l’altro questo “orientamento del voto” ci tocca in prima persona come cristiani LGBT+, perché il vescovo Zenti ha parlato di difesa della «famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender», parlando con una superficialità inaccettabile di un tema che, invece, meriterebbe: «studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata» (Homosexualitatis Problema, 2).
Come era prevedibile l’intervento di monsignor Zenti ha suscitato parecchie reazioni tra cui quella di don Marco Campedelli, un sacerdote della diocesi di Verona che, in una lettera aperta al suo vescovo, ha sollevato parecchie domande sulle scelte compiute da monsignor Zenti nell’esercizio del suo ministero a Verona.
La cosa inquietante è che, pochi giorni dopo questa lettera aperta, è circolata la notizia di una possibile mancata riconferma di don Marco Campedelli come docente di religione al Liceo Scipione Maffei, dopo ben 22 anni di insegnamento.
Nemmeno ventiquattro ore dopo, forse in seguito al coro di voci di apprezzamento per l’attività didattica di don Campedelli, l’Ufficio diocesano per l’IRC ha diffuso un comunicato in cui precisava che non è in atto nessuna procedura di licenziamento del docente, da parte dell’Ufficio diocesano per l’IRC nei confronti di don Marco, che è docente incaricato annuale con contratto dal 1° settembre al 31 agosto dell’anno successivo.
In quel comunicato si precisa che ad assumere e licenziare gli insegnanti di religione è l’autorità scolastica e che l’idoneità diocesana, qualifica di cui gli insegnanti di religione devono essere necessariamente in possesso, può essere revocata con una procedura specifica e non semplicemente con una decisione del vescovo.
In realtà i docenti di religione non possono stipulare il contratto con lo Stato se la diocesi non procede alla loro nomina e quindi la curia di Verona non risponde alla domanda che tutti si sono posti: don Marco Campedelli tornerà in cattedra a settembre?
Non si tratta di una domanda maliziosa, perché in passato si sono verificati casi in cui le diocesi, pur non avviando la procedura di revoca dell’idoneità prevista dal diritto canonico, non hanno confermato la nomina che consente al docente di stipulare il contratto di lavoro con lo Stato italiano. Questa prassi rappresenta chiaramente un abuso di discrezionalità profondamente lesivo di quel rapporto di corresponsabilità ecclesiale fondato sul rispetto e sul dialogo reciproci che lega gli insegnanti alle loro diocesi.
A rendere le cose ancora più preoccupanti sono arrivate prima un’intervista a Telenuovo in cui monsignor Zenti afferma che don Marco Campedelli non è in comunione con il suo vescovo e subito dopo un comunicato in cui l’Ufficio diocesano per l’IRC, per confermare le parole del vescovo, contraddice il comunicato precedente.
Se le parole che ha detto non sono chiacchiere da bar, monsignor Zenti avrebbe dovuto avviare nei confronti di don Marco Campedelli un formale processo canonico di revoca dell’idoneità e non soltanto affermare che il docente non può insegnare religione.
Perché se le norme ci sono, seppur fragili, vanno rispettate, e avocare a sé la discrezionalità trasformandola in puro arbitrio non fa altro che produrre cattive prassi e rendere i docenti precari di religione ancora più precari.
Ed è questo clima di precarietà che ci spinge a intervenire, tenendo conto che proprio in questi giorni il portale a cui la Tenda di Gionata è collegata, il Progetto Gionata, ha deciso di dedicare uno spazio specifico proprio agli insegnanti di religione.
Ci auguriamo di ritrovare don Marco in cattedra a settembre e questo augurio lo affidiamo fiduciosi a monsignor Domenico Pompili che è appena stato nominato successore del dimissionario monsignor Giuseppe Zenti.
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L’associazione La Tenda di Gionata è stata fondata il 18 marzo 2018, su sollecitazione di don David Esposito, un prete prematuramente scomparso, che “sognava” che le nostre comunità cristiane sapessero “allargare la tenda” (Isaia 54) per fare spazio a tutti per diventare “sempre più santuari di accoglienza e sostegno verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione”. Email: tendadigionata@gmail.com