Ma Papa Francesco nella chiesa è il solo a voler chiedere scusa ai gay?
Articolo di David Gibson pubblicato sul sito del settimansle cattolico National Catholic Reporter (USA) il 30 giugno 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quando papa Francesco ha detto che la Chiesa dovrebbe chiedere perdono alle persone gay per come sono state trattate, ha innescato titoli esplosivi sui giornali di tutto il mondo su come questo papato, così imprevedibile, stia cambiando il cattolicesimo. Ma più che portare la Chiesa ad un vuovo corso, Francesco ha mostrato le tensioni che ci sono all’interno della gerarchia su come comportarsi con la comunità gay – tensioni che si sono intensificate nelle settimane successive all’orribile massacro del nightclub gay di Orlando che ha fatto quarantanove morti.
I commenti di Francesco del 26 giugno (2016) durante una conferenza-stampa sul volo di ritorno dal suo viaggio in Armenia erano una risposta alle sottolineature del cardinale tedesco Reinhard Marx, uno dei suoi maggiori coadiutori. Pochi giorni prima, Marx aveva affermato che la Chiesa cattolica, così come la società, avevano trattato le persone gay in un modo “scandaloso e terribile”.
“Nella nostra società la storia degli omosessuali è molto triste perché abbiamo fatto di tutto per emarginarli. Non è passato molto tempo e la società e la Chiesa dovrebbero chiedere loro perdono” ha detto Marx ai giornalisti, dopo una lezione tenuta a Dublino sul ruolo della Chiesa in una società pluralista.
Questo modo di pensare non trova d’accordo alcuni cattolici, compreso il cardinale sudafricano Wilfrid Napier. “Che Dio ci aiuti! La prossima volta ci dovremo scusare per aver insegnato che l’adulterio è peccato! Il politically correct, è la più grande eresia del giorno d’oggi” ha tweettato. La linea di pensiero di Marx richiama ciò che ha scritto Robert Lynch vescovo della Florida dopo il il massacro del 12 giugno, quando ha dichiarato che “è la religione, compresa la nostra, che prende di mira, la maggior parte delle volte verbalmente, e alimenta il disprezzo per gay, lesbiche e transgender”.
Lynch, a capo della diocesi di St. Petersburg, ha aggiunto che “al giorno d’oggi, spesso gli attacchi contro le persone LGBT piantano il seme del disprezzo e dell’odio, che può portare fino alla violenza” – una dichiarazione che ha attirato forti attacchi dei conservatori che hanno detto che quello da biasimare è Omar Mateen, l’attentatore musulmano, e non i cattolici o il cattolicesimo.
Le parole di Lynch hanno avuto un’eco così tempestiva che sono state criticate pubblicamente da un suo collega, anche lui della Florida, l’arcivescovo di Miami Thomas Wenski.
Alla messa d’inizio della campagna annuale per la libertà religiosa del 19 giugno, il vescovo Wenski ha “bacchettato” chi ha detto che la religione è un fattore di violenza anti-gay, e riferendosi a Lynch – descritto come “un vescovo che dovrebbe conoscere meglio le cose” – ha chiesto: “Dove nella nostra fede, o i nostri insegnamenti… abbiamo colpito e alimentato il disprezzo per qualsiasi gruppo di persone?”. “La nostra fede, la nostra religione, non dà nessun conforto, ne avalla minimamente razzismo, misoginia, o omofobia” ha affermato. Non c’è bisogno di dire che alcuni altri leader ecclesiastici hanno un approccio diverso.
Anche se non hanno biasimato direttamente l’insegnamento della Chiesa – che descrive l’omosessualità come “intrinsecamente disordinata” ma dice che i gay non dovrebbero subire “ingiuste” discriminazioni – hanno comunque detto che i cristiani sono stati fonte di sentimenti anti-gay.
Poi c’è stata la conferenza del papa, durante la quale è stato chiesto conto a Francesco delle dichiarazioni di Marx, della sparatoria di Orlando e del suggerimento che i cristiani hanno bisogno di farsi un esame di coscienza quando si parla di come sono trattati gay e lesbiche. Francesco ha scosso tristemente la testa al pensiero di Orlando e ha ricordato gli insegnamenti della Chiesa – cioè che gli omosessuali “non dovrebbero essere più discriminati” ma “rispettati e accompagnati pastoralmente”.
Quindi ha aggiunto: “Credo che la Chiesa non dovrebbe chiedere scusa solo… ai gay che ha offeso, ma anche ai poveri, alle donne sfruttate e ai bambini costretti a lavorare”. Ha ripetuto che i cristiani “dovrebbero chiedere perdono, non dire solo ‘mi dispiace’”.
In un comprensibile rimpallo, il giorno dopo Lynch ha postato una risposta a Wenski e agli altri detrattori, scrivendo: “A proposito dei recenti commenti riguardo l’ultimo aggiornamento del mio blog sul massacro di Orlando, dico semplicemente quello che segue” – e ha citato le parole di Francesco e di Marx sulle scuse della Chiesa ai gay. Che è stato l’equivalente ecclesiastico di un finale a sorpresa.
Ma sicuramente non è stata l’ultima parola. Perché questo è un argomento così controverso per la gerarchia?
In primo luogo, l’esperienza dei vescovi cattolici può non segure quella del più vasto pubblico, che in anni recenti è cresciuto abituandosi al coming-out di lesbiche e gay in famiglia e con gli amici. Non è un caso che nella Chiesa cattolica ha ricordato James Martin, gesuita ed editorialista della rivista America, le persone gay possono essere licenziate dai loro posti di lavoro legati all’ambito ecclesiastico, se sono franchi sulla propria identità sessuale.
“Un mio amico gay che ha lavorato per molti anni per un vescovo altrimenti compassionevole, mi ha raccontato che il vescovo faceva commenti così maligni sulle persone omosessuali in sua presenza, e perciò non c’era modo in cui poteva essere sincero con lui” ha detto Martin, ed ha insistito che la Chiesa dovrebbe essere più schietta con la comunità gay. “Nessuna meraviglia quindi se molti non conoscono gay o lesbiche,” ha scritto Martin in una e-mail “Il solo rimedio per questi vescovi sarebbe di andare ad ascoltare e conoscere la comunità LGBT”.
Lo stesso Francesco ha amici omosessuali, e questo può essere il motivo per cui parla così. Un altro ostacolo nella condivisione dell’approccio del pontefice è che fare le proprie scuse a gay e lesbiche equivarrebbe ad affermare la loro identità di omosessuali.
C’è un motivo per cui molti leader ecclesiastici che si sono rammaricati per i fatti di Orlando e hanno chiesto di pregare, non hanno detto che la sparatoria aveva come obiettivo degli omosessuali.
In risposta ai commenti di Martin dopo Orlando, Elliot Milco, editorialista del giornale conservatore First Things, ha affermato che così facendo “Ci sarebbe un profondo fraintendimento dei vescovi, dal momento che la Chiesa non può appoggiare questa ideologia”.
“Padre Martin dice che le persone gay sono ‘invisibili’ nella Chiesa. Ha ragione fino ad un certo punto – la Chiesa, come Cristo, si rifiuta di scambiare erroneamente il miraggio del peccato e dell’ideologia per la realtà delle persone che incontra” conclude Milco.
Ma nella sua sottolineatura pochi giorni dopo l’articolo di Milco, Francesco ha usato la parola “gay” per riferirsi alla comunità, come aveva fatto in precedenza, per indicare chi soffre nella Chiesa.
Un terzo fattore in gioco è semplicemente che non è facile dire che ti dispiace – forse lo sarebbe di più se si fosse una Chiesa che deve solo dire agli altri dove hanno sbagliato.
“Ci sono molte persone in Vaticano a cui non piace ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato” ha detto al The New York Times Thomas Reese, un sacerdote gesuita e tra i maggiori analisti del National Catholic Reporter, “è vero specialmente con i gay dal momento che sono stati oggetto di persecuzioni e discriminazioni in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti”.
Infine, molti ecclesiastici, come Wenski – e non pochi laici – non pensano che la Chiesa abbia pregiudizi nei confronti dei gay. Se è così per alcuni cattolici, non è corretto collegare un simile comportamento alla strage di Orlando, o all’usuale livello di violenza contro gli omosessuali che c’è negli Stati Uniti.
“Senza dubbio ci sono stati parecchi pregiudizi anti-gay tra i cattolici – e tra molti altri – nel passato, e ce ne sono ancora i residui” ha affermanto Russell Shaw, ex-portavoce della Conferenza Episcopale Statunitense e scrittore. “Ma in tutti i miei anni da cattolico, non ricordo alcun incoraggiamento a pregiudizi anti-gay da parte di nessuno che parlasse a nome della Chiesa, e oggi ci si oppone ad essi e li si deplora in modo frequente e ufficiale”.
“Il succo della faccenda in ogni modo è che il modo di porsi dei cattolici è parecchio cambiato in questi decenni, ed è una distorsione della realtà parlare cone se non fosse successo niente”.
Alcuni la penseranno sempre di più così.
Martedì, in un programma della CNN è stato chiesto a William Donohue, presidente della Catholic League, se pensa che i cattolici dovrebbero seguire il suggerimento del papa e chiedere scusa ai gay per averli emarginati. Ha risposto che non ci pensava proprio.
“Tutt’altro, voglio che siano loro a chiedere scusa a me”, ha detto Donohue al programma della CNN “New Day”. “Sono stato preso di mira dai gay, mentre nella mia vita non ho mai fatto loro del male”. “Quest’idea di scuse indiscriminate solo perché si fa parte di un determinato gruppo demografico… Se si hanno dei problemi con l’insegnamento della Chiesa non è quest’ultima che deve chiedere scusa, o no?”
Testo originale: Is Pope Francis alone on apologizing to gays?