Ma Santità! Mi cade di nuovo sul gender?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Sta per uscire un nuovo libro intervista a “Sua Santità” papa Francesco. Il titolo è “San Giovanni Paolo Magno”. L’autore è un giovane sacerdote: Luigi Maria Epicoco. La tesi di fondo, a mio avviso piuttosto ideologica, è che esista una perfetta continuità tra il papa polacco e l’argentino passando attraverso quello tedesco. Tesi che, personalmente, troppo un po’ troppo facile da dimostrare attraverso un’intervista. Quale direttore d’azienda, interrogato da un giovane impiegato, parlerebbe male del suo popolare predecessore? O quale papà farebbe a suo figlio l’elenco dei difetti del nonno? Penso che queste dinamiche di “buona educazione” valgano anche per i vertici della Chiesa: nessun Papa smentirà mai chi lo ha preceduto. E, se incalzato, cercherà in tutti i modi di sottolineare i punti in comune, non quelli in contraddizione. Le differenze si riscontrano nel fare, non nel dire.
Secondo me, l’autore, nato nel 1980, “papa boy” dichiarato nel grande giubileo del 2000, ricorda il “papa santo” con gli occhi un po’ stregati di tanti suoi coetanei. E soffre anche un po’ di quell’ossessione, tipica di tanti uomini di Chiesa, di dimostrare che il cammino della cristianità segue un progresso lineare, privo di curve. Guai ammettere elementi di discontinuità tra una Santità e l’altra!
Tra le domande che pone a Francesco, ce n’è una un po’ cattivella: quella, immancabile, sull’omosessualità. Anzi, diciamola tutta: sul “Gender”. E’ riportata in modo elegante ma non riesco a capacitarmi dell’idea che sia stata posta in modo molto più diretto.
In ogni epoca storica – chiede Epicoco – il male si è manifestato in diverse maniere. Secondo Lei, in questo momento storico qual è la modalità più specifica attraverso cui il male si fa presente e agisce?
Francesco risponde con imbarazzo, come ogni volta che è stato provocato sui nostri temi. Non vuole rinnegare le convinzioni di Wojtyla e Ratzinger ma nemmeno passare per omofobo. Forse è consapevole che sotto il termine “gender” si nasconde una bufala colossale, o forse no. Ma gli tocca rispondere. E allora si butta, a costo di lasciar intendere – come ha spesso fatto – di non aver mai studiato fino in fondo le tematiche omosessuali. D’altra pate – lo sappiamo per averlo sentito più volte da lui – tutto ciò che gli interessa sull’argomento è che le persone LGBT non vengano discriminate. Il resto… sarà importante? Ecco la sua risposta.
“Una di queste è la teoria del Gender. Voglio però subito precisare che dicendo questo non mi sto riferendo a coloro che hanno un orientamento omosessuale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita anzi ad accompagnare e a prenderci cura pastorale di questi fratelli e di queste sorelle. Il mio riferimento è più ampio e riguarda una pericolosa radice culturale. Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo e la donna.
Se io dico in maniera chiara questa cosa, non è per discriminare qualcuno, ma semplicemente per mettere in guardia tutti dalla tentazione di cadere in quello che è stato il progetto folle degli abitanti di Babele: annullare le diversità per cercare in questo annullamento un’unica lingua, un’unica forma, un unico popolo. Questa apparente uniformità li ha portati all’autodistruzione perché è un progetto ideologico che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone, dell’unicità di ognuno, della differenza di ognuno. Non è l’annullamento della differenza che ci renderà più vicini, ma è l’accoglienza dell’altro nella sua differenza, nella scoperta della ricchezza nella differenza.
È la fecondità presente nella differenza che fa di noi degli esseri umani a immagine e somiglianza di Dio, ma soprattutto capaci di accogliere l’altro per ciò che è e non per ciò in cui lo vogliamo trasformare. Il cristianesimo ha sempre dato priorità al fatto più che alle idee. Nel Gender si vede come un’idea vuole imporsi sulla realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta diventando un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi”.
Eh no Santità, non ci siamo proprio. Per carità, non mi fraintenda! Non pretendiamo che il Papa diventi uno dei massimi esperti di queer theory. Ha anche altre cose da fare. Ma si rende conto che sta dicendo esattamente quello che generazioni di attivisti LGBT hanno sempre reclamato? Differenza, creatività, lotta a ogni tipo di uniformazione, accoglienza dell’altro da sè. Sono precisamente i nostri valori; i primi valori che scaturiscono dall’essere omosessuale.
Se esistesse una teoria che li afferma, la sposeremmo di corsa. Solo che noi siamo ancora più complicati: non accettiamo di farci ingabbiare in nessuna teoria (proprio come dice lei, Santità). E le teorie che ci persuadono meno sono proprio quelle che alcuni complottisti (omofobi e in malafede, loro sì) hanno inventato sulle nostre spalle.