“Ma se il sale perdesse il sapore”. Perdersi per ritrovarsi
Testimonianza di Massimo letta all’incontro del Percorso Giovani NP “Essere sale della terra: i giovani cristiani LGBT si raccontano” del 18 marzo 2015
“Ma se il sale perdesse il sapore con che cosa lo si potrà render salato.” Ricordo ancora quel pomeriggio di sette anni fa, mi aggiravo per l’ospedale dell’Aquila, perdendomi tra le varie corsie, osservando i pazienti e chiedendomi cosa ci fosse di sbagliato. Avevo appena passato i test di ammissione a medicina.
Ero sicuro che sarei diventato un medico, e in più avrei sposato la mia ragazza. Quella sera stessa, ricordo di essermi accasciato, le ginocchia a terra e la testa china tra le braccia poggiate sul letto, piangendo e dicendomi che così non poteva essere. Primo perché ero gay, secondo perché la mia passione erano le lingue straniere, non la medicina (con tutto il rispetto per i medici ovviamente!). Insomma, la mia vita appesa a un filo… soprattutto, la mia vita deprivata di ogni suo sapore, ogni sua sfaccettatura che la rendeva diversa dalle altre, cioè unica. Il giorno dopo feci le valigie e chiamai mio padre. Non aveva più senso stare lì. Tornai al mio paese, ripresi la facoltà di lingue dove avevo terminato il primo anno di corso, e lanciai una coltellata ai sogni e alle aspettative di genitori, parenti e quant’altri si fossero aspettati un futuro dottore, ricco e sposato con una donna ricca altrettanto.
Setti anni dopo ricco non lo sono, però posso dire che il Signore ha donato sapore alla mia vita… sono un insegnante di lingue e le mie mattine sono sempre piene di gratitudine per il lavoro che amo. E’ bellissimo entrare in una classe e far innamorare gli studenti della musica della tua lingua preferita.
Ma soprattutto è bellissimo sentirsi vivi e veri con se stessi e con gli altri. Dio non mi ha ancora fatto dono di una famiglia, ma sento che questo è il mio futuro… una famiglia e un ambiente sereno in cui poter coltivare l’amore verso il Signore e poter essere sale per gli altri.