Madre Juana de la Cruz, una santa queer per le persone LGBT di oggi
Articolo di Kittredge Cherry e Kevin Elphick* pubblicato sul blog Jesus in Love (Stati Uniti) il 3 maggio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Madre Juana de la Cruz Vázquez Gutiérrez era una badessa che insisteva che Dio aveva cambiato il suo sesso nel grembo materno, trasformandola da maschio a femmina. La sua festa cade il 3 di maggio, che è sia il giorno della sua nascita che quello della sua morte.
Vedeva Gesù in modo queer, dicendo che Cristo diventava ciò di cui chi lo cerca aveva bisogno: padre, madre, marito, moglie o amico. Ha unito sessualità e spiritualità immaginando le vie del cielo con file di letti matrimoniali, ciascuna con Dio e un santo maschio o femmina. Aveva esperienze visionarie in cui perdeva conoscenza e parlava con una voce profonda che si identificava come quella di Cristo.
Juana era così controversa nella sua epoca che la sua beatificazione venne revocata, ma gli studiosi moderni l’hanno riscoperta e il Vaticano l’ha messa di nuovo in lista per la santità, dopo un esame approfondito dei suoi scritti. Papa Francesco ha emanato un decreto nel marzo 2015 approvando le “virtù eroiche” di Juana e facendola salire al rango di “venerabile”.
La vita e la teologia genderbending di Madre Juana sono esplorate nel seguente articolo, scritto per Jesus in Love Blog dallo studioso francescano Kevin Elphick. Nel 2016 ha viaggiato fino al convento dove ha vissuto, partecipando alla Marcha de Santa Juana, che ricrea la fuga dalla sua casa di famiglia, vestita da uomo, fino al convento: “È meraviglioso che cinquecento anni dopo la gente stia ancora celebrando questa giovane donna (santa Juana) che volta le spalle al matrimonio e parte alla volta di una comunità di donne. Una quindicenne mi ha accompagnato per la maggior parte del cammino sentendosi una Juana dei nostri giorni. Anche una giovane lesbica e il suo cane hanno camminato con noi. Abbiamo cantato ‘Resucito’ mentre camminavamo. Era un giorno di primavera brillante e pieno di sole, grondante della gioia della risurrezione”.
È spesso chiamata “Santa Juana” o “Madre Juana” ma è conosciuta anche come Juana de Azaña o Juana de Cubas. C’è un altra persona che ha un nome simile: la famosa suor Juana de la Cruz nel Messico del XVII secolo.
Madre Juana de la Cruz Vázquez Gutiérrez (1481 – 1534)
Immaginatevi questo scenario. State parlando con una donna che crede di essere stata concepita originariamente maschio, ma di essere diventata femmina nell’utero. Questa donna vi mostra il suo pomo d’Adamo come prova della sua affermazione. Condivide con voi il fatto che la sua famiglia voleva sposarla con un gentiluomo adatto, così è fuggita dalla sua casa di famiglia vestita da uomo. Probabilmente, ormai, potreste pensare che questa persona sia transgender. Ma, prima di arrivare a questa conclusione, c’è un’altra cosa da aggiungere: questa persona è nata nel 1481. Diversamente da noi, il XV secolo non aveva un linguaggio tecnico per descrivere la transessualità. Ma come potrebbero suonare le storie dei nostri progenitori transessuali? Credo, probabilmente che avrebbero qualcosa in comune con la storia di Juana de la Cruz.
Sebbene mai canonizzata, in Spagna madre Juana è conosciuta come “santa Juana de la Cruz”, santa Giovanna della Croce. Ogni anno, i pellegrini in Spagna rifanno il viaggio della giovane Juana che lascia la sua famiglia e va verso la sicurezza del convento francescano. Ogni aprile contemplano una ragazza vestita da uomo che viaggia verso un rifugio dove potrà togliere quei vestiti e mettere i vestiti di un altro uomo, passando il resto della sua vita indossando l’abito di san Francesco.
La venerabile Juana non potrebbe essere un santo più opportuno. Cosa ci dice oggi? Credo che il suo messaggio per noi oggi sia la visione di rivendicare gli elementi di qualunque genere sessuale di cui facciamo esperienza e che sentiamo come nostri e di integrarli armoniosamente nelle nostre vite, senza dar peso alle critiche. Il suo re-immaginare creativo e sensibile delle storie bibliche ci sfida a tradurre le nostre Sacre Scritture e le nostre tradizioni in storie rilevanti e accattivanti per i nostri ascoltatori di oggi. E proprio l’integrazione di Juana, nella sua persona, di ruoli e attributi maschili e femminili modella per noi la sfida di imitarla. Nel periodo dell’Inquisizione è stata badessa, predicatrice, capo di una parrocchia, visionaria, teologa e tenera sostenitrice della sua comunità di donne. Dati i molti paradossi che incarna, parlano per sé il suo incredibile carattere e la sua santità: non solo passò attraverso l’esame dell’Inquisizione, ma divenne localmente venerata come santa.
Juana nacque in una famiglia di agricoltori nel villaggio spagnolo di Azaña (oggi Numancia de la Sagra), in Spagna, il 3 maggio 1481. Avrebbe raccontato più tardi alla sua comunità che Dio l’avrebbe formata maschio nel grembo di sua madre ma che, con l’intervento della Beata Vergine, divenne femmina. Come prova di questo miracolo, Juana mostrava il suo pomo d’Adamo (in spagnolo “nuez en la garganta” letteralmente “noce nella gola”) come prova dell’intervento divino. Quando aveva quindici anni la sua famiglia scelse un uomo che la sposasse, ma Juana non ne volle sapere: invece indossò i panni di un uomo e scappò di casa, andando in una comunità di religiose per iniziare una nuova vita. Ogni marzo, i cristiani continuano a ricreare il suo viaggio, facendo un pellegrinaggio a Cubas de la Sagra (vicino Madrid) per visitare il convento di “santa Juana”, ufficialmente conosciuto come convento di Santa María de la Cruz.
Se una donna che si veste come un uomo potrebbe sembrare strano come parte della storia di una santa, forse si pensa a santa Giovanna d’Arco come modello di questo tipo di santità. Come santa Giovanna, le raffigurazioni di Juana, la sua iconografia mostrano la sua santità ritraendola vestita come un uomo. Nel novero delle sante che si vestivano da uomo compaiono Eugenia di Alessandria, Eufrosina, Galla, Paola d’Avila, Pelagia, e Wilgefortis. Ma per Juana questo vestirsi come un uomo comune fu qualcosa di transitorio. Il suo obiettivo era, in fin dei conti, indossare l’abito di un altro uomo, san Francesco d’Assisi, unendosi ad una comunità di francescane. Ora, laddove alcuni modi di pensare contemporanei potrebbero trovare la vita celibataria di monasteri e conventi potenzialmente opprimente, nel passato queste comunità omosociali erano una delle poche opzioni accettabili per le persone LGT di evitare i matrimoni eterosessuali, altrimenti socialmente prescritti.
Nel 1497 Juana fece la sua professione come membro delle suore francescane a Cubas. Nel 1509 venne eletta badessa della comunità e divenne “madre Juana”. La sua comunità era unica in quanto manteneva una chiesa parrocchiale e nominava il suo prete. Juana, prudentemente, nominò il proprio fratello. Ancora più unico era il ruolo di Juana nel predicare lungamente, dando elaborazioni dettagliate degli eventi biblici e della vita di Gesù e Maria. Queste omelie sono state poi raccolte in El Libro del Conorte, che parla del personale carisma e delle visioni di Juana la quale, in pieno periodo dell’Inquisizione, predicava ed esercitava la supervisione di una parrocchia. A suo credito, saggiamente nominava Dio come fonte e ispirazione delle sue prediche, mettendo così gli inquisitori nella posizione che, se avessero detto qualcosa contro di lei, lo avrebbero detto di conseguenza anche contro Dio.
La sua vasta comprensione del genere si estendeva al di là di se stessa. Per lei, Cristo era insieme maschio e femmina. Il sangue e il sudore del Cristo crocefisso sono, per Juana, la prova che, dalla croce, Gesù ci mise al mondo come nostra Madre.
Cosa ancora più interessante, nella sua omelia sui santi innocenti Gesù si rivolge alle martiri bambine e dice loro: “Sono anch’io una bimba (niña) perché sono il figlio di una donna”. Juana era favorevole all’immagine evangelica di Gesù come chioccia che cova (“Gerusalemme, Gerusalemme… quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali…” Matteo 23:37). Per Juana imitare Cristo è imitare Cristo-Madre che tiene le anime al sicuro sotto le sue ali protettive. E ancora, questo stesso Gesù è così grande, che un genere da solo non è sufficiente.
In una omelia di Juana, Gesù dice: “E tutti quelli che cercheranno in me un padre, troveranno un padre. E quelli che cercheranno una madre, troveranno una madre. E quelli che cercheranno in me un marito, troveranno un marito. E quelli che cercheranno in me una sposa, troveranno una sposa. E quelli che cercano in me un fratello, o un amico, o un compagno, allo stesso modo troveranno in me tutto ciò che desiderano…” [“E todos los que me quisieredes en padre, en padre me fallares. E los que me quisieredes en madre, en madre me falleres. E los que me quisieren en esposo, en esposo me fallaran. E los que me quisieren en esposa, en esposa me fallaran. E los que me quisieren en hermano o en amigo o en proximo o en conpanero, por semejante me fallaran para todo lo quisieren…”].
La caratterizzazione che fa Juana di Cristo come una sposa è unica nella letteratura mistica cristiana. Ronald E Surtz, uno dei primi autori a far conoscere Juana ai lettori di lingua inglese spiega che “… nel mondo visionario di Madre Juana le differenze tra i sessi sono sfocate”. Più che sfocate, in madre Juana i due generi sono ognuno iper-accentuato e gli attributi di entrambi sono rinvenuti e lodati in ogni persona che incontra e a cui predica.
Come devota seguace di san Francesco e santa Chiara, madre Juana era molto fedele alla tradizione genderbender che la famiglia francescana aveva creato. In molti modi Juana porta il percorso francescano di liminalità di genere ai suoi risultati logici. Durante la sua vita, san Francesco ebbe la visione di se stesso come una chioccia con una moltitudine di pulcini francescani sotto le sue ali. Juana descrive Francesco come “la gallina [che] fatica per covare le uova” [“…la gallina se trabaja por sacar los huevos…”] e Dio si riferisce con affetto a Francesco in Cielo come alla sua “gallinella bruna” [“la gallina morenita”]. Juana ritiene di imitare sia Francesco che Gesù con la sua stessa covata materna delle anime che cercano il cielo.
Santa Chiara aveva avuto una visione nella quale veniva allattata al seno di san Francesco. Juana si basa su questa visione, avendo chiesto a Cristo di vedere il petto di San Francesco. Francesco accondiscende e afferma di allattare tutti i suoi seguaci: “Il mio petto, Signore, eccoli, sono qui per quello che porto con me… il petto dei miei desideri” [“Muestrame tus tetas… Mis tetas, Senor, helas aqui, que estos que aqui traigo comigo fueron las tetas de mis deseos”]. Dove Chiara ha vissuto un incontro interiore con Francesco-madre che allatta, Juana rende universale la madre Francesco che allatta come fonte di nutrimento materiale per i suoi seguaci, approvato dallo stesso Cristo.
In un’omelia per la festa di san Francesco, madre Juana completa la trasformazione di genere di san Francesco dichiarandolo Sposa e Moglie di Cristo. Il Signore chiede a Francesco: “Se vuoi essere mia moglie” e più esplicitamente “… se vuoi essere unito a me e avere una relazione con me…” [“Si quieres ser mi muger y si te quieres unir y ayuntar conmigo”]. Così, quando Francesco acconsente, spiega: “Sarò unito a te come la moglie lo è al marito” [“me ayuntare contigo, asi como la esposa se ayunta con el esposo”]. Gesù lo invita a realizzare questa unione condividendo l’intensità della passione e Francesco gli dice di sì. Juana spiega, come narratore: “Ed è stato così unito con lui in quel momento che egli [Gesù] gli ha impresso le cinque ferite nello stesso modo in cui lui le ha ricevuti sulla croce” [“y que asi fue tan ayuntado con el en aquella hora que le imprimio las sus cinco llagas de la manera que rescibio en la cruz”]. Surtz spiega che il verbo che Juana usa per “unire”, “ayuntar”, ha anche il significato di “avere rapporti sessuali”… aggiungendo così una “carica semantica sessuale” al verbo. Per Juana, Francesco non diventa solo la sposa di Cristo, ma nel momento della consumazione coniugale la sua carne è anche penetrata dalla Passione di Cristo. Per una nubile del XV secolo, Juana non avrebbe potuto essere più esplicita.
Juana usa lo stesso verbo per descrivere nello stesso modo l’abbraccio del Signore a santa Chiara. In una predica per la festa di santa Chiara, Juana descrive l’intimità di Dio con Chiara in modo così fecondo che misticamente dà alla luce il bambin Gesù. Per Juana, l’unione finale con Dio è il matrimonio mistico. Lei stessa ha sperimentato la medesima unione e, come francescana, la sua esperienza spirituale era profondamente incarnata e fisica. L’ha descritta in questi termini: “Il Signore mi ha abbracciato e ha messo i suoi piedi sui miei piedi e le sue ginocchia sulle mie ginocchia… e i suoi palmi sui miei e il suo capo e il suo corpo contro il mio” [“Entonces abrazome el Senor y puso sus pies en mis pies y sus rodillas en mis rodillas… e sus palmas en las mias e su caveza e cuerpo todo junto con el mio”].
Un cardinale del XVII secolo che stava revisionando la causa di beatificazione di Juana censurò questa esperienza dai suoi scritti, notando il “corpus corpori copulante”. Ma per Juana l’esperienza spirituale è molto fisica e in nessun modo diminuita da questa fisicità. Come Francesco, la sua unione con Cristo necessita di condividere corporalmente la sua passione e ancora la riempie “con la sua presenza, il sapore e la dolcezza del suo amore” [“Inchavase con la presencia suya e con el gusto y dulcor de su amor”]. In una visione, descritta nella sua “Vida” (“Vita”), Cristo spiega che la loro unione coniugale necessita di condividere la reciproca sofferenza: “Da quando mi hai scelto… come marito e moglie, e tu sei sposata con me… vi è stata tale intimità, [che] sicuramente alcune delle mia fragilità ti hanno dovuto infettare. Tuttavia, chi ama deve soffrire dall’amante qualunque cosa succeda …”. Da seguace e sposa di Cristo, come Francesco ricevette le stimmate (tuttavia pregò che le venissero tolte, e il suo gentile Sposo acconsentì.)
Nei fatti, l’escatologia di Juana sembra evocare un paradiso di felicità coniugale. Immagina in modo univoco un cielo dove le strade sono piene di letti matrimoniali.
Nella sua omelia ha messo la sua visione nella bocca di Dio: “Solo due persone erano sedute su ciascuno di questi letti matrimoniali più amabili, che erano lungo tutte le strade e agli angoli del Regno dei Cieli; uno di questi era [Dio] stesso e l’altro era un santo, maschio o femmina… il numero degli eletti… sarà grande e incomparabile, ma… solo due sono uniti con fede ed amore, cioè Dio e l’anima” [“…estavan en aquellos talamos preciosos que avia por todas las calles e cantones del reino de los cielos asentados en cada uno d’ellos solas dos personas, la una d’ellas hera El mesmo e la otra hera un santo o santa … el numero de los escogidos… mas que solos dos an de ser los ayuntados en una fe e amor, conviene a saber, Dios y el anima…”].
Juana non si tira indietro dall’immaginare letti matrimoniali con coppie del medesimo sesso o coppie di sesso differente. Per lei ciò che conta è la consumazione dei Due uniti insieme.
Juana Spiega che Cristo “quando è venuto nel mondo per incarnarsi… Non è venuto altrimenti che per invitar[ci] alle nozze…” [“Porque quando El vino en el mundo a encarnar… Mas quando El venia… no venia a otra cosa sino a conbidar a bodas…”].
Juana può vedere se stessa come maschio e Francesco come femmina perché per lei il genere non è un’esperienza esclusiva e con confini ben definiti. Nessuno ha il diritto esclusivo di definire entrambi i sessi.Nella sua Spagna natale, che marca i sostantivi con il genere, Juana spiega che la nostra anima (anima – femminile) e lo spirito (espiritu – maschile), sottolineano la realtà che la persona umana è un composto sia di femminile che di maschile: “Perché, se la donna ha un’anima, che è femminile, allo stesso modo anche l’uomo ha un’anima… femminile, così ogni uomo e ogni donna possono essere definiti femminili. E, di contro, l’uomo e la donna si possono definire ‘maschili’ perché se l’uomo ha uno spirito vivente ed eterno, ugualmente la donna ha uno spirito vivente ed eterno. Così… l’uomo si può chiamare ‘donna’ e la donna si può chiamare ‘uomo’, perché entrambi hanno uno spirito e un’anima viventi” [“Porque si la muger tiene anima, la qual se llama fenbra, por semejante tiene tanbien el honbre anima… llamada fenbra, de manera que todo honbre e muger se puede llamar fenbra. E por el contrario puede ser dicho el honbre e la muger varon porque si el honbre tiene espiritu biviente e permaneciente para siempre, por semejante tiene la muger espiritu biviente e permaneciente para siempre. Assi que honbre e muger todo es una cosa e un espiritu e un anima en cuanto el honbre puede ser dicho muger puede ser dicha honbre, pues entramos tienen espiritu e anima biviente”].
C. G. Jung sarebbe stato felice di essere anticipato da Juana. La sua tenacia e la sua convinzione che ogni genere è necessariamente presente e reciprocamente essenziale si estende anche all’evento salvifico stesso. Per Juana un solitario Salvatore maschio sul Calvario non è abbastanza. Nella soteriologia di Juana, la Passione di entrambi, Gesù e Maria, è essenziale e salvifica. Una Passione senza testimoni non può salvare. Ci deve essere il Servo sofferente e un testimone, la Vergine, che volontariamente co-partecipa.
Nella visione di Juana, una donna e un uomo hanno causato la caduta; ugualmente, un uomo e una donna la ricompongono. Juana immagina la co-partecipazione di Maria all’opera della passione così: “… da essere pienamente crocefissa nella sua anima, come lui lo è stato nel corpo” [“… era toda crucificada en el anima, asi como el lo era en el cuerpo”]. La reciprocità di questa esperienza salvifica condivisa è così profonda che Juana cambia le parole del grido di abbandono di Gesù dalla croce per includere anche la madre: al grido “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Juana aggiunge le parole: “Padre mio potente, perché mi hai abbandonato, così da far morire me e mia madre?” [“Padre mio poderoso! Por que me has desamparado que morimos yo y mi madre?”]. Nelle profondità della Passione, Juana richiede una reciprocità di genere in cui maschi e femmine sono attori dell’attuazione della salvezza umana.
Madre Juana morì il giorno del suo compleanno, il 3 maggio del 1534, all’età di cinquantatré anni. La sua comunità continua ai giorni nostri, sebbene sia passata ad una comunità delle povere clarisse francescane. Nel 1997 venne creata la fraternità di Santa Juana in associazione alle povere clarisse, per sostenere di nuovo la canonizzazione di Juana. Nel suo libro, Writing Women in Late Medieval and Early Modern Spain: The Mothers of Saint Teresa of Avila (Scrivere le donne in Spagna, dal tardo Medioevo alla prima età moderna: le Madri di santa Teresa d’Avila) Surtz dipinge santa Juana letteralmente come una madre per santa Teresa. Papa Francesco ha dichiarato il 2014-2015 anno giubilare in Spagna per celebrare il cinquecentesimo anniversario della nascita di Teresa. Sembrerebbe che questa festa di compleanno giubilare sia stata fatta per assicurare che la fiesta includa anche gli onori alla Madre. Vale la pena di festeggiare santa Juana. Papa Francesco ha canonizzato santi che hanno una lunga storia di venerazione locale come “santi”. Dovremmo solo ascoltare una dichiarazione che la proclami universalmente la santa che è.
La mia speranza è che un giorno santa Juana sia formalmente riconosciuta per il suo coraggio, la sua santità, la sua leadership, e anche come santa patrona della comunità LGBT.
Mentre è abbastanza miracoloso che la causa di canonizzazione di Juana sia resuscitata dopo quasi cinquecento anni dalla sua morte e dopo un riesame minuzioso dei suoi scritti, il Vaticano dovrà cercare altri due miracoli per far avanzare la causa formale della santità per la Chiesa universale. Non sarebbe bello se madre Juana avesse deciso di concedere questi due miracoli a individui LGBTQ? Immaginate la testimonianza e l’appoggio che Juana darebbe dal suo luogo di nozze divine in cielo alla Chiesa di oggi.
Santa Juana, prega per noi, la tua famiglia e i tuoi figli LGBT.
* Kevin Elphick è uno studioso francescano e lavora come supervisore di un telefono amico per chi medita il suicidio a New York. Nel 2014 è diventato fratello laico delle suore di san Francesco di New York.
Testo originale: Madre Juana de la Cruz: Queer saint of 16th-century Spain