“Mala tempora currunt”. I consigli di un prete toscano al ministro Fontana
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato su Adista Notizie n° 22 del 16 giugno 2018, pag.5
«Essere cattolico significa seguire fedelmente i princìpi evangelici all’interno dell’insegnamento della Chiesa cattolica», sottolinea ad Adista, commentando le prime uscite del ministro della Famiglia e delle Disabilità Lorenzo Fontana don Andrea Bigalli, parroco a Sant’Andrea in Percussina (FI), referente di Libera per la Toscana, da circa 10 anni impegnato nei percorsi di pastorale per omosessuali credenti insieme al gruppo Kairos di Firenze.
«Il Vangelo, e anche la dottrina sociale della Chiesa», chiarisce il parroco, «prevedono il rispetto delle persone, anche di fronte a percorsi di vita non condivisi, e un atteggiamento di dialogo».
«Lo Stato, poi», prosegue il parroco fiorentino, «non può far finta che certe realtà non esistano, perché poi queste si presentano alla porta e chiedono riconoscimento. È così anche nella Chiesa: i figli delle famiglie arcobaleno chiedono sacramenti come tutti gli altri e la Chiesa non può ignorare la richiesta o rifiutare, per esempio, un battesimo. È grave, infine, che queste posizioni estreme siano promosse da un ministro della Repubblica, un “uomo dello Stato”».
Questi tempi sono segnati da alcuni gravi problemi, aggiunge il sacerdote, che emergono con forza dall’atteggiamento omofobo e razzista di molti, anche nel governo: il primo è che «noi cattolici stiamo perdendo rilevanza culturale», ammette con amarezza. Il paradosso è che, se la fede resta forte come fenomeno identitario, si va via via perdendo il senso e la prassi evangelica.
«Quando non riusciamo ad accogliere le persone, siano esse straniere o omosessuali – chiarisce don Andrea – perdiamo il senso stesso dell’essere Chiesa». L’atteggiamento omofobo e retrogrado di molti movimenti che si dicono cattolici, e che ancora ritengono l’omosessualità come una scelta libera o come una patologia, «dimostra che si parla senza sapere di cosa si sta parlando, e le persone vengono ignorate a favore di idee o pregiudizi».
Il secondo grave problema è che oggi sembra «esaurito quel patrimonio culturale di attenzione al bene comune… e il bene comune è fatto concretamente proprio di persone. Se perdi il rispetto e l’attenzione per le persone in carne ed ossa, non stupisce che poi entri in queste dinamiche di intolleranza».
A Fontana don Bigalli suggerisce di pensare al suo ministero come a quello «delle famiglie e non della famiglia» e lo invita a «recarsi di persona ad incontrare le famiglie arcobaleno con le loro vite e con i loro bisogni. Scoprirà allora che non sono poi così diverse dalle famiglie tradizionali che per lui sono le uniche che esistono». D’altra parte, il concetto di “famiglia naturale” non ha molto senso e, «come ci insegnano le famiglie con figli adottati, l’aspetto biologico non impedisce ad una famiglia di essere tale».
Il rischio per il nuovo governo, ammonisce Bigalli, «è mettersi contro la storia con atteggiamenti di rifiuto xenofobo e omofobo. Ma la storia gli si rivolterà contro, e questo è certo. Il fatto grave è che, nel frattempo, questi atteggiamenti alimentano e radicalizzano un clima culturale sempre più incattivito contro i migranti, rom, omosessuali e altre minoranze».